I titolari del Bucatino si difendono: | "Nessuna estorsione" - Live Sicilia

I titolari del Bucatino si difendono: | “Nessuna estorsione”

Interrogatori in carcere per Maurizio De Santis, il figlio Giovanni e la moglie Rita Salerno. Respingono l'accusa di avere estorto 200 mila euro a due imprenditori di Termini Imerese.

PALERMO - GLI INTERROGATORI
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PALERMO – Negano tutto. Ribattono punto per punto alla ricostruzione della Procura che li indica come i protagonisti dell’estorsione ai danni dei titolari di un’impresa di trasporti di Termini Imerese. Maurizio De Santis, il figlio Giovanni e la moglie Rita Salerno respingono le accuse.

Secondo i pubblici ministeri, i tre finiti in carcere la settimana scorsa, prima avrebbero chiesto a Tiziana Binaghi e Aurelio D’Amico quindici mila euro per recuperare un carico di merce rubata. Poi, arrestati l’anno scorso con l’accusa di avere picchiato i due dipendenti dell’impresa di trasporti indicati come gli autori del furto, avrebbero preteso 200 mila euro dagli imprenditori a titolo di risarcimento danni.

Si tratterebbe di soldi, hanno spiegato i De Santis, che la Binaghi doveva loro. La donna era in difficoltà economiche, hanno spiegato gli indagati assistiti dall’avvocato Nino Zanghì, e i De Santis avrebbero prestato del denaro alla Binaghi, che definiscono “un’amica”. Denaro che però l’imprenditrice non avrebbe più restituito. Ci sarebbero degli assegni firmati da Maurizio De Santis che lo dimostrerebbero.

Tutti gli incontri successivi sarebbero da ricondurre al legittimo tentativo di riavere i soldi. Legittimo e mai minaccioso. Sul punto il figlio Giovanni ha negato di avere mostrato una pistola all’imprenditrice per convincerla a pagare. Secondo l’accusa, Giovanni De Santis sarebbe l’autore anche di una telefonata minatoria nei confronti della donna. Telefonata che, però, non avrebbe potuto fare visto che sarebbe avvenuta quando lui era in carcere. Maurizio De Santis nega pure di essere il vero titolare del ristorante Il Bucatino. Sarebbe soltanto un dipendente, assunto con regolare contratto, della società che gestisce il locale di via Principe di Villafranca.

Locale aperto al posto di un altro ristorante “La Dispensa del Monsù”. La cessione dell’attività sarebbe stata spinta, sempre secondo l’accusa, con le cattive: il marito della vecchia proprietaria ha denunciato di essere stato picchiato sotto casa. Anche su questo punto i De Santis hanno una linea difensiva: si sarebbero soltanto difesi dall’aggressione del figlio della titolare. Riguardo alla presenza al ristorante di un personaggio come Alessandro D’Ambrogio, indicato come il capomafia di Porta Nuova, gli indagati tagliano corto: lo conoscevano come uno dei tanti clienti del locale.


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