"Comando io, sono la padrona"| La donna, il 'ferro' e l'estorsione - Live Sicilia

“Comando io, sono la padrona”| La donna, il ‘ferro’ e l’estorsione

Cinzia Landolina

Una storia dai contorni ancora oscuri fra Brancaccio, Villabate e Misilmeri.

PALERMO – “Vedi che qua comando io, più alto di me non c’è nessuno”, diceva Cinzia Landolina per intimorire una coppia di coniugi. Si era presentata nella loro abitazione, a Misilmeri, assieme al gioielliere di Villabate Cosimo D’Amico che avrebbe preteso da marito e moglie il pagamento di 5 mila euro. Più soldi di quanti gliene spettassero per la vendita di alcuni oggetti preziosi.

Il gioielliere si trova ai domiciliari. Qualche mese prima, in aprile, è toccato alla donna finire nei guai. L’hanno arrestata con l’accusa di avere incassato una prima tranche da 400 euro. Un acconto sull’estorsione, dicono i pubblici ministeri di Termini Imerese e i carabinieri del Gruppo Palermo e della compagnia di Misilmeri che alla Landolina non attribuiscono il ruolo di vertice che lei stessa si attribuiva. Millantava probabilmente una posizione di comando. C’è chi lo definisce l'”indotto di Cosa nostra”, popolato da chi sfrutterebbe, senza averne titolo, il potere intimidatorio della mafia.

Landolina, 37 anni, residente a Brancaccio, con un piccolo precedente per furto di energia elettrica: una figura che cozza con le parole pronunciate alla coppia: “Voi non sapete con chi avete a che fare – diceva – chi si rivolge a me i soldi li ottiene sempre… io qua sono la padrona o con le buone o con la soverchieria”. Lo stesso D’Amico aveva fatto un passo indietro: “I soldi li dovete dare a lei, io non conto più niente, ora ci sta lei di mezzo, comanda lei che è la più alta di Villabate. Siete dei truffaldini perché vi volete mangiare i soldi miei”. E mentre parlava teneva la mano sinistra dentro la tasca del giubbotto.

C’è, però, un particolare inquietane che salta fuori non dal racconto dei coniugi, ma dalla voce della Landolina intercettata, dopo l’arresto, durante un colloquio con i familiari. Il 3 maggio scorso diceva: “La casa sempre pulita, perché se mi danno gli arresti domiciliari fanno la perquisizione a casa, ditegli che il ferro là sotto farglielo levare… perché lui forse se lo è dimenticato”. La perquisizione è stata fatta, ma della pistola non c’era traccia.


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