Estorsione, truffa, tentato omicidio e inquinamento: arresti a Licata

Estorsione, truffa, tentato omicidio e inquinamento ambientale: 3 arresti

Le indagini dopo l'incendio ad una discarica. NOMI VIDEO

LICATA (AGRIGENTO) – Svolta nelle indagini sul maxi incendio nel deposito di rifiuti dell’impresa Omnia, avvenuto alle fine dello scorso gennaio nella periferia di Licata.

Il rogo, domato soltanto dopo alcune settimane di incessanti operazioni, provocò un grave danno ambientale che impose al sindaco anche l’adozione di misure drastiche come la chiusura delle scuole cittadine.

Gli arrestati

I carabinieri, del comando provinciale di Agrigento, hanno eseguito alle prime luci dell’alba tre arresti. Si tratta di Carmelo D’Antona, 39 anni, di Ravanusa, Cristoforo Famà, 41 anni, di Licata, e Mario Antona, 24 anni, di Ravanusa. 

I primi due, ai quali è contestata la progettazione e l’esecuzione dell’incendio, sono finiti in carcere. Il terzo indagato, invece, ai domiciliari con obbligo di braccialetto elettronico. I provvedimenti sono stati firmati dal gip del tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore Giovanni Di Leo e dal sostituto procuratore Alessia Battaglia, va oltre l’attentato incendiario alla ditta di rifiuti e ipotizza anche i reati di inquinamento ambientale, furto, tentata estorsione e anche un tentato omicidio a colpi di spranga ai danni di un extracomunitario.

La procura di Agrigento, inoltre, ha avanzato ulteriori richieste di misure cautelari (14 gli indagati) che saranno vagliate dal gip all’esito del cosiddetto “interrogatorio preventivo”, il nuovo istituto previsto dalla legge Nordio che impone al giudice una “verifica” a priori la quale, nel segno della valorizzazione delle garanzie individuali, potrebbe evitare l’applicazione di provvedimenti restrittivi.


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