ETNA – “Fino a oggi ha comandato il “fai da te” e ognuno fa come gli pare. Io intendo farne un soggetto che non si limita a fungere da ufficio tecnico, ad autorizzare, ma gestisca la fruizione”. Ha le idee chiare il neo presidente del Parco dell’Etna, Carlo Caputo, ex sindaco di Belpasso, che illustra la sua volontà principale da quando è alla guida dell’Ente, tracciando alcune tappe prioritarie.
“Tutto ciò che riguarda il Parco va messo a sistema – afferma. Quello che mi interessa particolarmente, è fare diventare il Parco, che in questi decenni ha svolto benissimo la finzione di ufficio tecnico, bloccando abusivismo incalzante, protagonista della gestione della fruizione dell’area protetta”.
Conoscere e governare anche la fruizione del vulcano attivo più alto d’Europa, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità, dunque, l’obiettivo di Caputo che spiega come, la rete di sentieri presentata ieri a Ragalna, sia parte integrante di questa visione.
“In questo modo il Parco diventa protagonista della gestione della fruizione – sottolinea. Ne saranno realizzati di nuovi e manutenzionati quelli esistenti, e saranno unificati in un percorso unico in modo da creare la rete sentieristica sull’Etna che non c’è”.
Segnaletica, staccionate, battistrada per consentire il passaggio delle biciclette, dunque, per la rete di sentieri che collegherà tutti e venti i comuni del Parco. “È la prima volta che gli enti componenti del Parco sono uniti da qualcosa oltre il logo del Parco – continua Caputo. È un progetto di dieci anni fa che è rimasto nel cassetto per vari motivi. La progettazione è andata avanti e ora abbiamo trovato una finestra opportuna, con un bando del valore di circa seicentomla euro e che scade giorno 16”.
LE DISCARICHE. Oltre la trasformazione del Parco in soggetto attivo nella gestione della fruizione, il neo presidente, forte della passata esperienza da amministratore ha intenzione di affrontare di petto un altro problema spinoso che sembra impossibile da debellare: la presenza massiccia di micro discariche in tutta l’area. “Voglio occuparmene – assicura: la ritengo la battaglia fondamentale, la prima cosa alla quale si deve lavorare seriamente. Quel che voglio fare io è mettere insieme una serie di azioni insieme ai Comuni”.
Un censimento delle micro discariche “che, sembra paradossale, ma non c’è”; verificare qual tipologie di rifiuti vengano scaricate, “per comprendere il fenomeno”; invitare i Comuni a ripulire con la garanzia di mettere poi delle persone a controllare. “Qui entra il Parco – prosegue Caputo: anche se non è nostra competenza, considerando che non abbiamo figure come i guardiaparco e non c’è chi è preposto a sorvegliare, a parte il copro forestale. Voglio svolgere azione di controllo e monitoraggio attraverso le associazioni di volontariato – continua: una sorta di vigilanza partecipata, affinché tutti possano segnalare ciò che non va. Contiamo di poter debellare questo fenomeno, attraverso le fotortrappole. L’ho fatto quando ero sindaco e so ciò che i Comuni possono fare e ciò che non possono”.
Il passo successivo sarà quello di formare vere e proprie guardie ambientali dell’Etna, “che siano del Parco – aggiunge. Si tratterà sempre di personale volontario, senza potere di polizia, ma con competenze ufficiali per controllare e segnalare alle forze dell’ordine”.
I BIKERS. Il fenomeno dei motociclisti che sfrecciano tra i tornanti del Parco dell’Etna sta diventando un vero e proprio caso. Fioccano le segnalazioni e le denunce, ma l’azione di contrasto tarda ad arrivare.
“Il parco dell’Etna purtroppo non ha competenze in questo senso – spiega Caputo – perché i motociclisti camminano su strade provinciali o comunali e noi non abbiamo strade nel nostro patrimonio, né abbiamo competenze per quel che riguarda l’ordine pubblico. Qualche giorno fa c’è stata una videoconferenza convocata dal Prefetto per affrontare il problema e qualche soluzione è stata individuata, come utilizzare gli autovelox, ma sulle altre si sta ancora ragionando.