Etna, la nuova bocca |Frattura nella Voragine - Live Sicilia

Etna, la nuova bocca |Frattura nella Voragine

(foto tratta da Facebook)

Il vulcanologo Marco Neri fa il punto della situazione.

CATANIA – L’Etna regala ai vacanzieri che hanno scelto Catania come meta turistica di agosto un (piccolo) spettacolo di bagliori. Le pennellate di luce sono iniziate la notte del 7 agosto quando si è aperta una bocca posta sul fianco orientale interno della Voragine. Questa piccola frattura è il risultato – come spiega dettagliatamente il vulcanologo dell’Ingv di Catania, Marco Neri – di un fenomeno partito dopo l’eruzione dello scorso maggio. “L’intera area craterica sommitale – spiega il vulcanologo – si è vistosamente fessurata, con un fitto fascio di fratture largo circa 300 metri e lungo quasi 2 chilometri, caratterizzato da intense emissioni di gas”.

Etna dall'alto (Foto di Marco Neri pubblicata su lagazzettasiracusana.it)

Con l’aiuto di una foto aerea (pubblicata su lagazzettasiracusana.it) dall’alto dell’Etna, vista da Nord, si possono notare le fitte fratture che attraversono l’area sommitale. La freccia rossa indica la nuova bocca che si è aperta pochi giorni fa. “Una bocca larga 20-30 metri circa, – illustra il vulcanologo – che dal 7 agosto emette un vistoso pennacchio di gas ad alta temperatura (presumibilmente alcune centinaia di gradi centigradi), che di notte “colora” di rosso l’area sommitale del vulcano. Attorno alla bocca non è stata rilevata la presenza di scorie laviche “fresche” (cioè eruttate dalla stessa bocca) e questo suggerisce che probabilmente la sua attività è rimasta, sin dalla sua apertura (7 agosto) unicamente caratterizzata dall’emissione pulsante di abbondanti gas incandescenti”.

Marco Neri, primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologica di Catania, in un’articolo pubblicato sul lagazzettasiracusana.it fa il punto della situazione.  “L’ultima eruzione dell’Etna, avvenuta nello scorso mese di maggio, ha prodotto come risultato una sommità del vulcano profondamente modificata, con colate laviche che hanno interamente riempito il Cratere Centrale (circa 3300 metri di quota sul mare), traboccando al di fuori di esso ed espandendosi sul fianco occidentale del vulcano per chilometri. L’intera area craterica sommitale si è vistosamente fessurata, con un fitto fascio di fratture largo circa 300 metri e lungo quasi 2 chilometri, caratterizzato da intense emissioni di gas. Senza entrare troppo nel dettaglio, è questa la vera novità degli ultimi mesi ed è sull’evoluzione di queste fratture che punta l’attenzione di molti ricercatori che si occupano di monitoraggio vulcanico e sorveglianza, ed in particolare di quelli afferenti all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ovvero l’Ente istituzionalmente deputato a svolgere tali attività, in favore della popolazione e della Protezione Civile. Dalla fine dell’eruzione dello scorso maggio, questo campo di fratture ha continuato ad evolversi. Una parte del Cratere di Nord-Est, il più settentrionale dei coni sommitali dell’Etna, è collassato e la sua bocca interna si è occlusa. Anche la Voragine, una bocca interna al Cratere Centrale, ha cominciato a sprofondare, come risucchiata in un imbuto. Ed è proprio questo continuo processo di assestamento, definito tecnicamente “subsidenza”, che ha creato le premesse per l’apertura della nuova, piccola, bocca posta sul fianco orientale interno della Voragine”.


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