Etna, Caputo lancia l'allarme: "Patrimonio Unesco sfregiato dalle jeep"

Etna, patrimonio Unesco sfregiato: l’allarme di Caputo

Le orme lasciate dai grandi fuoristrada interrompono il paesaggio del Parco dell'Etna.

CATANIA – Fuoristrada in mezzo ai sentieri e tra i boschi. Le orme lasciate dai grandi battistrada interrompono il paesaggio del Parco dell’Etna, anche in questo periodo dell’anno. Di notte o di giorno, le aree protette del vulcano attivo più alto d’Europa diventano parco giochi per qualcuno, in spregio alle regole dell’Ente e, in questo periodo dell’anno, anche delle prescrizioni di legge.

Fuoristrada sulla pista da sci

Siamo dentro il Demanio Forestale (oltre gli steccati) in piena zona A del Parco dell’Etna vicino la pista di fondo Poiana. Le foto sono pubblicate sulla pagina del Parco dell’Etna.

Il Parco dell’Etna

“Da quando mi sono insediato, sto provando a fare la tromba, ma nessuno mi ascolta”. Il presidente del parco dell’Etna, Carlo Caputo, sin da quando ha preso le redini dell’ente, ha puntato i riflettori su un fenomeno che, da anni, tormenta l’Etna. “L’ostacolo più grosso è sicuramente l’organico insufficiente delle forze dell’ordine per queste attività di controllo – spiega. Io mi sono appellato a tutti, ma mi ritrovo a parlare da solo.

I danni alla fauna

“Capisco le esigenze e i problemi delle istituzioni – prosegue Caputo – ma i danni che questa attività comportano sono enormi”. A cominciare dal silenzio, un diritto assoluto secondo il presente il parco. e parte integrante della zona protetta. E poi, gli effetti sulla fauna e sulla biodiversità. “Vengono intaccate alcune zone da cui gli animali si allontanano per sempre – spiega ancora. Queste attività costituiscono un pericolo per chi va per sentieri e, non da ultimo, il fenomeno dei fuoristrada distrugge il paesaggio temporale: una nevicata in mezzo al bosco viene sfregiata dalle orme delle auto”.

Le ricadute economiche, negative

Caputo pone l’accento anche sulle perdite economiche che il maltrattare l’Etna può portare con sé. “Il vulcano è diventato patrimonio dell’umanità per Unesco anche per alcuni standard ambientali che però potrebbe perdere – prosegue – e questo potrebbe comportare la perdita anche del riconoscimento. Che porta visibilità, flussi turisti, che fa bene alle aziende. Tutelare l’Etna significa anche tutelare l’economia di questi luoghi.

Il Cai

Una battaglia che combatte anche il Cai. “Una guerra che portiamo avanti – afferma il presidente della sezione di Catania, Umberto Marino, – quella ai fuoristrada e a tutti i mezzi motorizzati che vanno sui sentieri e li rovinano. Noi ci riteniamo un po’ i sorveglianti dell’Etna: abbiamo avuto segnalazione da parte di diversi nostri soci. Abbiamo costituito una rete all’interno della nostra associazione e mandiamo le segnalazioni ai Comuni. Ma senza l’aiuto delle forze dell’ordine, senza una veste istituzionale, non è facile l’intervento. Stiamo cercando di fare qualcosa – conclude – perché non si può continuare così: l’Etna è aggredita da troppe parti”.


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