Etna, rifugi altomontani| in condizioni invivibili - Live Sicilia

Etna, rifugi altomontani| in condizioni invivibili

Solide strutture devastate da vandali e incivili. Vetri mancanti, camini rotti e sporcizia sono solo alcune delle segnalazioni che il popolo che ama le escursioni in montagna ha consegnato a Facebook, Social network su cui risponde anche la presidente del Parco.

Sporcizia all'interno del rifugio

ETNA SUD – Sulla pista altomontana che conduce da Monte Vetore a Monte Palestra, una delle più frequentate del versante etneo meridionale, si trovano diversi rifugi: più noti sono la Galvarina e Poggio La Caccia. Solide strutture che però, da anni, presentano periodicamente condizioni inaccettabili, tra sporcizia e malfunzionamenti vari. “Nel 2009” – racconta un istruttore di soft-air – “stavamo preparando un corso di sopravvivenza e volevamo fare base alla Galvarina. Durante un’escursione preliminare abbiamo trovato il rifugio trasformato in stalla, con tanto di paglia sul pavimento, sterco ovunque e un vetro rotto. Va detto che quel vetro, rimpiazzato da un foglio di plastica, è stato cambiato dopo oltre un anno”.

Esistevano, fino al 2013, dei quaderni messi a disposizione di chi, giunto in rifugio, volesse lasciare una propria traccia. Adesso sembrano spariti, ma non si è mai persa l’abitudine di tracciare i simboli delle proprie “imprese” su muri e tetti con pezzi di carbone. Alcune panche in legno sono state bruciate nel 2013, mentre i pali della recinzione che circondava l’area della Galvarina sono stati divelti, bruciati e rimpiazzati più volte.

Per quanto la quota non raggiunga i 2000 metri, il passaggio di escursionisti

Il camino all'interno di un rifugio

provenienti da tutto il mondo, differenti per età, esperienza ed equipaggiamento, impone il rispetto di parametri fondamentali: calore e riparo. Da diversi anni, però, i camini presentano difetti di tiraggio; questo impone che porte o finestre rimangano parzialmente aperte per la ventilazione; più di un escursionista ha accusato, tuttavia, segni d’intossicazione da anidride carbonica durante la permanenza.

Dai primi giorni del 2015 la denuncia delle condizioni di questi rifugi è esplosa su Facebook: le foto scattate l’ 11 gennaio alla Galvarina da Dino Navarria hanno circolato ampiamente. Tra le altre, l’associazione EtnArtica –recentemente costituita- intende impegnarsi nella prevenzione di simili fatti. Mario Macro, il presidente, esprime sdegno: “Ci batteremo con ogni mezzo per far sì che questo scempio non accada più. Le nostre ‘spedizioni’ serviranno soprattutto per monitorare atti e comportamenti scorretti da parte di persone che di terra, acqua e cielo se ne infischiano”.

La risposta da parte istituzionale non ha tardato, diffusa sul popolare social network a partire dal 14 gennaio. Si tratta di una lettera aperta (qui il testo completo: https://www.facebook.com/ParcodellEtna/posts/1570459933171331) scritta da Marisa Mazzaglia, presidente dell’Ente Parco. “Il Parco dell’Etna, dalla sua istituzione opera per mantenere (…) un territorio, l’Etna, oggi Patrimonio dell’umanità (…) ma la contemporanea incidenza sullo stesso territorio di competenze e compiti frammentati, spesso impedisce incisività, efficacia e concreta tutela.”, così esordisce la presidente.

Dalla lettera emerge la consapevolezza dei presenti atti d’inciviltà, ma ancheuna momentanea impossibilità ad agire con decisione: “In mancanza di un proprio corpo di vigilanza, il delicatissimo e sempre più necessario compito del controllo e della repressione degli abusi nell’area protetta è affidato a ben sette distaccamenti forestali che operano (…) con pochi uomini e con competenze territoriali e funzionali non coincidenti con il territorio dell’area protetta. E’ un modello che non funziona e che non possiamo più accettare”. E’ auspicata l’idea di una miglior collaborazione col corpo forestale, che porti alla costituzione di un unico distaccamento: così avviene in altre riserve ambientali con risultati positivi. E’

valutata l’eventuale presenza di guardie volontarie, ma non considerata risolutiva, intendendo piuttosto utilizzare al meglio le risorse umane già presenti. Il modo di procedere sembra già chiaro: “Chiederemo (…) che tali questioni siano oggetto di un confronto in Prefettura, con i tanti soggetti che operano nell’area protetta, ma soprattutto opereremo per fare in modo che queste idee divengano proposte concrete (…) abbiamo il dovere di tirare fuori le nostre argomentazioni e di ripeterle per tutti coloro che amano l’Etna. Sono in gioco non soltanto il principio di legalità che riguarda il rispetto delle norme e quello etico che riguarda il rispetto della natura, ma anche l’idea stessa di Parco”. Ulteriori sviluppi in merito sono attesi nelle prossime settimane.

 

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