L'addio al coraggioso Salvatore Laudani, morto sull'Etna

L’addio al coraggioso Salvatore Laudani, morto sull’Etna

Il soccorritore che sarà per sempre figlio del cielo sopra il vulcano.

Addio Salvatore Laudani, figlio del cielo sopra la montagna. Quasi tutti guardiamo le montagne e il mare con l’innocenza dei novizi che scambiano, talvolta, la natura per un ‘passatempo’. Solo i coraggiosi affrontano le altezze o le profondità con cautela e sanno andare oltre quando si rende necessario un atto generoso. Tu sei morto sull’Etna, per non sottrarti all’impeto del tuo cuore. Ti chiamiamo eroe ed è giusto così perché il nostro povero vocabolario conosce parole non sufficienti per l’immensità. Ma tu sei qualcosa di più. Sei andato. Non ti sei fermato davanti alla furia del maltempo, mentre l’impresa di salvataggio di un escursionista veniva completata. Ma, proprio in quei frangenti, i tuoi compagni di viaggio che attraversavano il buio con te, quelli della prima squadra, ti hanno visto cadere, secondo quanto abbiamo raccontato. E i medici non hanno potuto fare altro che confermare la tragedia. Tutto intorno era notte. Eri un volontario.

Addio, Salvatore. La tua Nicolosi, la porta dell’Etna ti piange. Ha scritto il sindaco, Angelo Pulvirenti: “L’intera cittadinanza è rimasta sconvolta dalla tragica scomparsa di Salvatore, conosciuto e ben voluto da tutti, pertanto ho ritenuto di interpretare il comune sentimento dei miei concittadini e dell’amministrazione comunale tutta, proclamando il lutto cittadino in segno di rispetto e partecipazione al profondo dolore della sua famiglia”. Oggi, i tuoi amici ti danno l’addio, alle 15.30 nella Chiesa Madre.

Dice Carlo Caputo, presidente del Parco dell’Etna: “Salvatore era uno di quegli uomini speciali che ci ricordano la grande umanità che può esserci in ognuno di noi. Pensiamo di intitolare alla sua memoria qualche bene paesaggistico: un sentiero, un cratere spento. Il suo nome resterà nelle mappe. Rinnovo l’appello: state attenti e ricordiamo tutti che l’Etna non è una semplice montagna, ma un vulcano”.

Il cordoglio è ovunque, si spinge fino a Palermo. L’avvocato Giorgio Bisagna, un altro dei ragazzi che si arrampicano, salgono e e scendono, ha scritto: “Quando Sorella Morte ti reclama, la teoria, l’accettazione del rischio e anche l’ideale si scontrano con il dolore. Un dolore cupo, assordante, che penetra come una lama fredda in chi rimane. Resta la consolazione dell’eroismo, ma, ancor di più, della scelta serena di dare la propria vita per gli altri. L’Etna non è una collinetta per scampagnate. Chi la conosce bene, e Salvatore era uno di questi, la rispetta e la teme perché sa quanto può costare un soccorso. Salvatore questo costo lo ha pagato per tutti noi, che restiamo con il dolore della lama fredda come il ghiaccio. Fin dentro le ossa. Fin dentro il cuore”.

Ciao Salvatore. Un pezzo di quell’infinito avrà presto il tuo nome, sulla mappa. Sarai un cratere o una strada. Tu che sei andato, con il freddo, senza pensarci, sarai per sempre un figlio del cielo che c’è sopra il vulcano.


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