PALERMO – Il modello Palermo scricchiola, ma anche la rifondazione centrista segna il passo. Nel caos che agita centrodestra e centrosinistra continuano le scosse di assestamento, nell’attesa dello scioglimento definitivo del nodo che tiene tutti sospesi e cioé: ci sarà o no Piero Grasso nella partita?
Il Pd resta al momento impiccato all’incognita, trepidante e speranzoso. Tutti sussurrano che potrebbe andare presto in porto il pressing romano portato avanti da un Matteo Renzi timoroso di una batosta siciliana che potrebbe segnarne la fine. E così, anche se pochi hanno accesso diretto a informazioni di prima mano, tra i dem resta accesa la speranza di una giravolta di Grasso e di un suo sì all’inconsueta proposta di fiondare da un giorno all’altro a legislatura in corso la seconda carica dello Stato in una competizione elettorale.
Lo stallo blocca tutti e ha ripercussioni anche sul fronte dei moderati. Perché i Centristi di D’Alia e Ap di Alfano a parole vanno compatti e teorizzano un nuovo grande centro da battezzare alle Regionali ma nei fatti si dividono sulle scelte. Gli alfaniani, infatti, hanno detto che non andranno alla riunione convocata dall’aspirante leader del nuovo centrosinistra Leoluca Orlando perché interessati ad altro tipo di percorso. Non hanno fatto altrettanto i casiniani di D’Alia. Che probabilmente andranno o per lo meno non hanno fatto sapere il contrario. L’interlocuzione col Pd di D’Alia è più consolidata e robusta di quella di Alfano. E in caso di candidatura di Grasso, D’Alia ha già detto di volere sostenere l’ex magistrato, mentre Alfano si è già espresso negativamente in questo senso. Insomma, l’unità centrista è ancora tutt’altro che scontata.
Ma d’altro canto anche il “modello Palermo” evocato nel centrosinistra tra gli altri da Orlando, Giuseppe Lupo (promotore dell’assemblea di Baida con tutto il centrosinistra) e Totò Cardinale, sembra molto difficile da replicare per le Regionali. Gli alfaniani si sono già sfilati. E ora arriva anche la frenata di Sinistra Comune. L’assemblea cittadina ha partorito un documento molti critico, chiedendo in un documento “una proposta politica di rottura con lo schema che negli ultimi 20 anni ha governato la Sicilia”. Insomma, c’è un problema di discontinuità che la classe dirigente del Pd non garantisce secondo gli alleati di sinistra, che ha Palermo alle ultime amministrative hanno corso in un’unica lista. Che andranno a riferirlo a Orlando, nelle persone di Giusto Catania e Sergio Lima oltre ai portavoce di Sinistra Comune, nella riunione di lunedì. Nel documento si dice espressamente che è “difficile il riprodurre lo schema palermitano su scala regionale”. E pertanto si traccia la strada di una candidatura alternativa. Senza Pd per lo mezzo, insomma. Altro che modello Palermo.