Ex Pip, giardinieri senza mezzi| "Lavoriamo a mani nude" - Live Sicilia

Ex Pip, giardinieri senza mezzi| “Lavoriamo a mani nude”

Salvatore Mistretta al Castello di Maredolce

Operai ex Pip in servizio al Castello di Maredolce a Brancaccio o a villa Bonanno chiamati a fare i giardinieri o le pulizie senza dispositivi di protezione e mezzi adeguati. "Ci dicono che mancano i soldi, ci portiamo le cose da casa", dicono in coro. La replica della Sovrintendente Volpes: "Provvederemo al più presto".

VOLPES: "PROVVEDEREMO PRESTO"
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PALERMO – C’è chi strappa l’erba con le mani, chi si porta il secchio per l’acqua da casa e chi fa una colletta per comprare gli attrezzi da lavoro. Ecco la realtà in cui lavorano, da circa un mese, alcuni ex Pip riassegnati, a partire dal 5 settembre, in vari siti per svolgere 20 ore a settimana pur percependo l’Aspi, ovvero l’assegno di disoccupazione. Operai ai quali, però, nessuno fornisce il materiale per poter lavorare o i dispositivi per la sicurezza previsti per legge.

“Qui siamo in sei – racconta Salvatore Mistretta, ex Pip in servizio al Castello di Maredolce di Brancaccio con mansione di giardiniere – di cui una signora che si occupa delle pulizie ma che ha comprato di tasca propria il secchio per l’acqua perché non c’era. Non ci forniscono niente: né guanti, né scarpe, né strumenti per curare il verde. E li compriamo noi oppure facciamo tutto a mani nude: e chi ci ripaga le ferite?”. Mistretta mostra le mani piene di calli, graffi e lacerazioni mentre continua a strappare l’erba senza alcun attrezzo, così come i suoi colleghi. “Prima eravamo destinati da altre parti – aggiunge Carmelo Scarpaci – dal 5 settembre ci hanno inviato qui ma, quando abbiamo chiesto il materiale, ci hanno risposto che non si sono soldi”.

Fanno parte di un gruppo che svolge servizi di custodia e giardinaggio alle dipendenze della Sovrintendenza dei Beni culturali di Palermo: oltre al Castello, anche San Giovanni degli Eremiti, villa Bonanno, villa Napoli e il Giardino Inglese. Quattro ore al giorno per cinque giorni, per un massimo di 20 settimanali. “Non ci forniscono nemmeno i sacchetti per l’immondizia – continua Mistretta – fino all’anno scorso c’era un nostro collega che si portava il decespugliatore da casa e noi facevamo la colletta per il carburante, ma adesso l’hanno mandato in un altro posto e non sappiamo più come fare. Prima, quando eravamo alla Spo (società satellite della Gesip, ndr) facevamo parte di una squadra pronto intervento, eravamo in 40 e facevamo ogni cosa: sottopassi, giardini, palestre, traslochi delle abitazioni sfrattati. Per 16 anni siamo stati utili e adesso ci trattano così. La gente dice che non vogliamo lavorare, la verità è che non ci permettono di farlo”.

Situazione analoga anche a villa Bonanno, dove c’è una piccola area archeologica di epoca romana. “Siamo in due – spiega Mario Monti, ex Pip – non abbiamo guanti, scarpe o attrezzature. In realtà non li abbiamo mai avuti, ci dicono che non ci sono soldi. Togliamo l’erba con le mani, la mettiamo in grossi sacchi che però nessuno ritira e quindi restano qui, in bella vista dei turisti. Prima eravamo in otto, dal 5 settembre siamo soltanto in due”.

“Noi abbiamo chiesto i fondi all’assessorato ai Beni culturali – replica Pietro Palazzolo della Sovrintendenza – prima si occupavano solo della custodia, ma adesso la convenzione di cui sono oggetto prevede anche il giardinaggio che richiede strumenti specifici o il facchinaggio. A villa Napoli o alla Casina cinese la situazione è migliore, ma è vero che al Castello o a villa Bonanno non hanno tutto il materiale che servirebbe: alcuni lo portano da casa, altri invece no”. E prima come si faceva? “Per la cura del verde ci rivolgevamo a ditte esterne o alla Forestale”. “Stiamo provvedendo a tutto – dice la sovrintendente Maria Elena Volpes – li abbiamo sistemati e organizzati. Piano piano provvederemo all’acquisto dei materiali idonei, in alcuni siti forniti e in altri ancora no e provvederemo al più presto”.

“Questi episodi – dice Salvo Barone, segretario di Ugl terziario -dimostrano sempre più la necessità di realizzare un incontro di merito per affrontare in maniera definitiva quelle che sono le modalità di reinserimento, le effettive unità reintegrate in servizio, le consequenziali aperture delle posizioni assicurative e concordare con gli enti utilizzatori l’utilizzo effettivo dei lavoratori mettendoli nelle condizioni dettate dalla legge in merito alla salute, alla sicurezza e all’igiene nei luoghi di lavoro che, come evidenziato nei casi in questione, sono notevolmente al di fuori della norma. Quello che ci preoccupa sempre di più è il perché, ancora ad oggi e ormai da mesi, non si riesca a realizzare un incontro per affrontare in maniera definitiva quello che è stato ieri il rapporto di lavoro dei dipendenti in questione con la Regione, quello che è in questo momento e quello che ci auguriamo possa essere da gennaio 2014”.

Castello di Maredolce

 

Operai al lavoro

Operai al lavoro

 

 


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