La mafia nei cantieri dell'Expo | In cella l'avvocato Danilo Tipo - Live Sicilia

La mafia nei cantieri dell’Expo | In cella l’avvocato Danilo Tipo

È stato presidente della Camera penale di Caltanissetta. "Avrebbe portato soldi ai boss ennesi".

L'inchiesta della Dda di Milano
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MILANO – Parte da Milano, ma giunge in Sicilia l’inchiesta sulla gestione illecita degli appalti alla Fiera di Milano e in occasione dell’Expo. Tra le undici persone arrestate dalla guardia di finanza c’è l’avvocato Danilo Tipo, uno dei più noti penalisti di Caltanissetta, ex presidente della camera penale.

Secondo i pm milanesi, avrebbe portato 295.000 euro di tangenti dalla Lombardia e destinati alla famiglia mafiosa di Pietraperzia. Il 23 ottobre scorso il legale era stato fermato in autostrada. Nel bagagliaio della sua Fiat 500 c’erano venticinque buste di plastica piene di soldi. Tipo disse che si trattava di soldi dei clienti. Parcelle in nero, insomma. Ed invece, secondo i finanzieri, si sarebbe trattato di mazzette.

A consegnargli il denaro sarebbe stato Liborio Pace, stretto collaboratore di Giuseppe Nastasi, l’amministratore delegato del consorzio Dominus scarl, anche lui nisseno, che avrebbe ottenuto illegittimamente in sub appalto dei lavori in occasione di Expo per conto della cosca mafiosa di Pietraperzia. Sulla base delle indagini del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei sostituti Sara Ombra e Paolo Storari, tra i lavori “pilotati” ci sarebbero quelli dei padiglioni di Francia, Kuwait, Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti. Al clan mafioso di Pietraperzia, nell’Ennese, sarebbero stati versati 413 mila euro in contanti trasportati in Sicilia con un furgone all’interno di una piscina gonfiabile.

L’avvocato Danilo Tipo era stato eletto nel 2014 alla guida della camera penale di Caltanissetta. Ed è rimasto in carica fino a pochi mesi fa. Tra i tanti processi seguiti c’è anche quello per la strage di Capaci. In passato è stato anche impegnato in politica, come consigliere e assessore al Comune di Caltanissetta.

 *Aggiornamento ore 12.32
L’indagine che oggi ha portato arrestare 11 persone “è importante” in quanto questa volta “segnala” in Lombardia non “le infiltrazioni di ‘ndrangheta, ma di Cosa Nostra”. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese, Ilda Boccassini, che ha voluto evidenziare come in particolare Giuseppe Nastasi, titolare del consorzio di cooperative al centro dell’inchiesta, avesse “legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo”.

“Abbiamo già sequestrato circa 1 milione di euro in contanti, di cui 400mila trovati su un camion diretto in Sicilia e fermato a Napoli, 300mila nella disponibilità all’avvocato di Caltanissetta Danilo Tipo e altri 300 mila euro in contanti trovati in casa di Giuseppe Nastasi nell’ottobre scorso”. Lo hanno spiegato il procuratore aggiunto di Milano Ilda Boccassini e i pm Paolo Storari e Sara Ombra nel corso della conferenza stampa sul blitz antimafia. Il pm Storari ha spiegato anche che le indagini stanno approfondendo altri aspetti, come il fatto che “la struttura societaria di Nastasi ha costruito anche impianti fotovoltaici in Sardegna e Sicilia”. Boccassini, inoltre, ha chiarito che “una squadra della Gdf sta sentendo una serie di persone, tra cui alcuni operai che hanno creato dei ‘doppi fondi’ nei quali Nastasi teneva nascosti i contanti”. Operai che, tra l’altro, ha aggiunto il magistrato, “stanno facendo ammissioni sul punto”. Sempre Boccassini ha raccontato che quando all’avvocato Tipo è stato chiesto conto dei soldi trovati nella sua disponibilità, “lui ha risposto che erano ‘il nero di un cliente'”. Dall’inchiesta, poi, è emersa anche una fitta rete di conti esteri, dalla Slovenia al Liechtenstein passando per altri Paesi. Conti che sono stati sequestrati.


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