Faraone allo Zen con Zamparini:| "E' qui che si gioca la vera partita" - Live Sicilia

Faraone allo Zen con Zamparini:| “E’ qui che si gioca la vera partita”

I bambini lo hanno acclamato dal cortile della chiesa ancora prima che arrivasse, qui al quartiere di San Filippo Neri, altrimenti noto come Zen. E il presidente del Palermo, Maurizio Zamparini, quando è arrivato ha regalato sorrisi mandato saluti a tutti quanti: “E’ mio dovere sentire ciò di cui hanno bisogno” ha detto prima di entrare nell’edificio, accompagnato dagli applausi a quegli stessi ragazzi che hanno seguito il suo annuncio di voler trasferire il centro della municipalità, che doveva sorgere nei pressi del nuovo centro commerciale da lui realizzato, proprio dietro alla parrocchia, nel cuore dello Zen 2.
Questa mattina il teatro di questa chiesa, in via Fausto Coppi, ha accolto l’iniziativa “Zen, abbattiamo il muro”, promossa dall’associazione Ragazzi di Strada, che da anni opera nel quartiere. Protagonisti anche Davide Faraone, consigliere comunale e Parlamentare regionale Pd, e l’assessore all’urbanistica Mario Milone. Ma non solo. “Questa è una giornata particolare” ha aperto Dario Pennino, presidente di Ragazzi di strada. “La particolarità sta nella storia di questo quartiere che non lo ha mai visto protagonista”. Pennino ha spiegato come da 20 anni questo sia un quartiere ghettizzato, già dalla perimetrale che lo circonda, che sin dalla sua creazione era limitata da transenne, come a dividere, isolare. “I politici che dovrebbero governare questa città – ha continuato – spero realmente che riescano ad abbattere questo muro” che naturalmente non è solo fisico, ma anche culturale. Ha nominato l’ex fabbrica “oggi ritrovo di tossicodipendenti” e ha chiesto perché in posti come questo “non si possa portare dell’arte?”. Davide Faraone ha premesso che quando ancora si stava decidendo sulla realizzazione del centro commerciale, lui si era opposto perché l’opera “girava intorno al quartiere e mai dentro”. Così stamattina ha chiesto che il centro della municipalità, venisse realizzato proprio nell’area antistante la chiesa. Quello dello Zen è un luogo che “non è ancora libero” dalla criminalità organizzata, che qui “prende la sua manovalanza” e lo Stato non può permettersi di dare “la sensazione che questo sia un quartiere sul quale semplicemente lucrare”. Prende la parola anche il parroco, Don Michele, che non crede ai “fuochi d’artificio” come quelli che stamattina hanno interessato proprio l’area dietro l’edificio: “Prima delle sette, ruspe e camion dell’Amia hanno ripulito in fretta i rifiuti che da un anno e mezzo venivano scaricati abusivamente qua dietro”. L’assessore all’urbanistica Milone ha affermato così che la costruzione del centro di socialità è “non solo un impegno formale, ma concreto, che deve vedere protagonista il Consiglio comunale”.
“Caro presidente, questa è la storia di noi ragazzi di borgata” ha letto invece il piccolo Gaspare, uno dei membri della scuola calcio che si allena all’istituto comprensivo Giovanni Falcone. Ma qui le strutture vanno deteriorandosi e i finanziamenti, che arrivano da Confindustria, finiranno proprio quest’anno. “Il nostro desiderio – ha continuato Gaspare – è che il nostro campetto possa essere aggiustato e magari inaugurato proprio in sua presenza”. Perché “questa scuola – hanno scritto i bambini – è una scuola di vita” e perché questo li aiuterebbe ad “abbattere le barriere che li dividono da questa città”.
Anche la preside Roberta Sbrana dell’I.C. Sciascia ha parlato della sua palestra, inagibile da 13 anni e dei campetti mai ristrutturati. Ha parlato di “famiglie che hanno bisogno di acculturarsi e di crescere” e del lavoro nero che diviene unica soluzione per chi non ha qualifiche. “U travagghiu!”: le grida che ogni tanto sono partite dal pubblico hanno fatto intervenire nuovamente Pennino: “Qui nessuno deve pensare che chi abita vicino a questo centro commerciale ha automaticamente diritto a lavorarci. E lo dico soprattutto ai più giovani: ogni persona verrà assunta per quello che sa fare”. Un intervento scontato si, ma accolto dagli applausi di un quartiere dilaniato dalle clientele.
“Il Palermo era in serie C, adesso è in serie A. Voi dovete portare lo Zen in serie A. Voi dovete lavorare intensamente” Ha poi detto Maurizio Zamparini al microfono. “Il trasferimento del centro di socialità – ha ammesso – è la proposta più intelligente che mi sia stata fatta. Per me si può iniziare a lavorare tra una settimana. Dipende però dalla burocrazia”. Il presidente del U.S Palermo ha parlato anche del suo “Movimento per la gente” perché “la politica si sta sempre di più allontanando dalla gente, che è il cuore di un paese”. Ma al termine del dibattito, alla domanda di un giornalista su una sua possibile candidatura a sindaco ha negato deciso: “Non entrerò mai in politica”. Il tempo per la stampa è però finito presto: a circondarlo sul palco, nuovamente i bambini.


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