PALERMO – I renziani tornano a far litigare il centrodestra e, stavolta, ‘sul banco degli imputati’ finisce la loro presenza a fianco della giunta comunale di Palermo guidata da Roberto Lagalla, come già successo a Genova.
Nel giorno di san Francesco, una polemica rompe il clima di serenità che una città come Assisi può regalare: mentre Renato Schifani e l’ex rettore sono fianco a fianco in Umbria per le celebrazioni del patrono d’Italia, infatti, a mezzo stampa si consuma lo scontro con Italia Viva che finisce con il coinvolgere anche il sindaco.
L’attacco di Faraone
Ad accendere la miccia ci ha pensato il capogruppo alla Camera dei renziani, Davide Faraone, che intervenendo in Aula è andato all’attacco del governo Meloni per la nomina di Schifani a commissario per l’emergenza rifiuti con poteri speciali sui termovalorizzatori.
La controffensiva
Una sortita che, evidentemente, non deve essere piaciuta a Schifani, impegnato ad Assisi per l’offerta dell’olio: nel giro di poche ore, infatti, è partita una raffica di comunicati di deputati forzisti contro Faraone, con l’effetto (probabilmente indesiderato) di riportare Italia Viva al centro del dibattito e di farne la punta più avanzata delle opposizioni in Sicilia. Lo stesso presidente ha espresso il suo parere sui social.
E un commento in particolare rischia di aprire il caso, ossia quello del coordinatore siciliano degli azzurri Marcello Caruso: “C’è un problema di natura politica che non può essere più ignorato – si legge nella nota -. Italia Viva attraverso la presenza di consiglieri comunali ‘civici’, ma riconducibili al partito di Faraone, fa parte della maggioranza al comune di Palermo”.
Italia Viva c’è ma non si vede
Il riferimento è alla lista “Lavoriamo per Palermo” che alle elezioni comunali del 2022 faceva capo direttamente a Roberto Lagalla: una formazione capace di eleggere ben cinque consiglieri e composta da varie anime, fra cui anche esponenti di Italia Viva come l’allora coordinatore provinciale dei renziani Marcello Caruso.
Una mossa non nuova, per il partito dell’ex premier: Italia Viva, infatti, nelle elezioni locali si è alleata a volte con la destra e a volte con la sinistra e a Palermo, vista la presenza in coalizione di Lega e Fratelli d’Italia, ha preferito non presentare il simbolo, inserendosi in un contenitore civico.
L’operazione è peraltro riuscita: il più votato della lista è stato Dario Chinnici, oggi capogruppo del sindaco, e in giunta siede Totò Orlando, fra gli assessori più apprezzati per i risultati ottenuti su cimiteri, lavori pubblici e strade. Entrambi vicinissimi a Faraone.
Una coabitazione difficile
Una coabitazione che ha funzionato almeno fino a quando Matteo Renzi, specie dopo i deludenti risultati delle Europee (in Sicilia la lista si è fermata al 2%), non ha deciso di spostare Italia Viva nel centrosinistra, provocando qualche mal di pancia proprio a Forza Italia.
Una tensione emersa già alcune settimane fa al Comune di Palermo e che oggi Caruso mette sul tavolo, chiedendo una verifica di maggioranza anche alla luce del prossimo rimpasto che dovrebbe concretizzarsi entro dicembre.
“Alla luce delle ultime posizioni assunte a livello nazionale, con la ricerca di nuovi strapuntini, e dei continui attacchi al governo regionale – dice, infatti, Caruso – appare non più rinviabile una valutazione sulla permanenza di questo gruppo nella giunta comunale. Invitiamo il sindaco Lagalla e le altre forze della coalizione ad avviare subito un chiarimento circa la presenza del partito di Faraone. In assenza di ciò, sarà Forza Italia, che ricordiamo essere il partito più votato alle ultime elezioni comunali, a porre la questione e ad assumere le proprie determinazioni in merito”.
Lagalla sceglie il basso profilo
Dal sindaco nessuna risposta ma ‘l’attacco dei forzisti’ sta agitando le acque nel centrodestra. Per il momento la linea scelta sembra essere quella del basso profilo, anche per stemperare il clima, puntando su un dato di fatto: Italia Viva, almeno ufficialmente, non è presente né in giunta, né in consiglio comunale.
Un escamotage che però difficilmente basterà a frenare le ire forziste. “Il problema non si pone – ragiona a taccuini chiusi un big del centrodestra palermitano -. E’ come se chiedessero a Schifani chiarimenti sulla presenza della Lega nella giunta regionale, visto che il partito di Salvini attacca continuamente l’amministrazione Lagalla”.
L’imperativo è tenere bassi i toni, anche perché all’orizzonte non c’è solo il rimpasto: Lagalla deve infatti riempire alcune caselle di sottogoverno come Gh Palermo e Amap (che dovrebbe andare a FdI), guardando alla partita ancora aperta per il Teatro Massimo.
Figuccia (Lega): “Il sindaco prenda le distanze”
In serata si aggiunge un altro tassello alla corposa polemica. “Fa strano che un’area politica interna alla giunta Lagalla attacchi il Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, che proprio sul tena dei rifiuti ha avviato un nuovo e importante percorso”.
Così Sabrina Figuccia, commissario provinciale di Palermo e capogruppo in consiglio comunale della Lega, che prosegue: “Se a questo si aggiunge che si tratta della stessa forza politica, quella di Davide Faraone, che per anni ha governato insieme alla precedente amministrazione, siamo davvero al teatro dell’assurdo. Il sindaco Lagalla, a cui riconosciamo un grande impegno nel difficile governo della città di Palermo, chiarisca la sua posizione su questi attacchi schizofrenici e privi di qualunque logica politica, di partiti che esprimono componenti nella sua giunta, prendendo posizioni nette”.