Farinetti, le mani... in pasta. "In Sicilia ci sono bravi imprenditori"

Farinetti, le mani… in pasta. “In Sicilia ci sono bravi imprenditori”

Il fondatore di Eataly parla delle potenzialità dell'isola
IL PERSONAGGIO
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Dopo Catania, dove è nata la prima cantina Carranco, nel 2017, Oscar Farinetti, imprenditore e scrittore, oltre che sostenitore accanito del food made in Italy, guarda verso Palermo. Qui vuole produrre il migliore grano sul mercato per confezionare la pasta di alto livello e commercializzarla in tutto il mondo. Un altro progetto ambizioso, annunciato con entusiasmo qualche mese fa. Lo intercettiamo mentre sta salendo a bordo di uno dei tanti voli, e, per fare ancora più in fretta sulla sua tabella di marcia, cammina lungo i corridoi dell’aeroporto, mangiando qualcosa velocemente. Esordisce così.

“Mi scusi, ma mentre parlo mangio, sto prendendo un boccone”.

Prego, non fa nulla. Una domanda..

“Si, però in fretta. Ho il volo”.

Farò il possibile. La vedremo spesso a Palermo?

“Io ho il viziaccio di annunciare sempre i miei progetti, prima ancora di realizzarli. Devo trovare ancora il terreno e poi concretizzare. La risposta, comunque, è si. Mi vedrete spesso in Sicilia.”

La conosciamo bene. Lei non aspetta il tempo, lo rincorre, anzi lo anticipa… Sempre stato così?

“E’ una questione di geni. Me l’hanno trasmesso i miei genitori, mi hanno da sempre insegnato a far impresa bene e onestamente. E quindi io assolvo il compito di sbattermi in lungo e largo per andare in giro e portare il nostro cibo. Ci amano in tutto il pianeta. L’Italia è nel cuore di tutti e quindi si deve lavorare per questo.”

Il suo primo Eataly nasce a Torino nel 2007, nel 2010 inaugura New York e così via, fino a piazzare la bandierina in Medio Oriente, Gran Bretagna, e tanto altro ancora: insomma un vorticoso piano che, a quanto pare, le è riuscito, in poco tempo, se vogliamo.

“Lo ripeto, ho deciso di lavorare per sostenere il made in Italy. E ci sono riuscito.”

Ci sono chef che le stanno a cuore, ovvero secondo lei chi sono i più bravi?

“Innanzitutto io li chiamo cuochi, questo modo di prendere in prestito le parole francesi non mi appartiene. Sono amico di tanti che trovo molto bravi. Però quanto è bella l’osteria, dove si cucina in modo assolutamente tradizionale, con piatti semplici che  fanno parte della cultura dei luoghi.”

Allora critica i mega detentori delle ricette d’essai che hanno magari conquistato le tanto agognate stelle Michelin?

“No. Attenzione. Non considero i cuochi stellati dei palloni gonfiati, anzi. Alcuni sono veramente bravi ed anche umili. E devo dire che anche tra di loro sta tornando di moda la semplicità. Non faccio nomi perché non vorrei offendere nessuno. Ma ho amici siciliani stellati, bravissimi e che sono veramente umili.”

Ritorniamo agli imprenditori isolani. Come li vede?

“Sono al top. Bravissimi. Un esempio? Il cavaliere Tornatore, il mio socio a Catania. E poi ci sono i giovani. Speciali, in gamba, veramente.”

Un consiglio si sente di darlo?

“No. Non ho alcun consiglio da dispensare. Sono tutti veramente bravi, capaci ed attivi.”

Un nome lo può fare, però..

“Si. Morettino.”

Allora andrà d’accordo con l’imprenditoria siciliana.

“Certamente. Sono veramente in grado di competere con il mondo. Forse sono in pochi. Ecco, questo è un dato. Si, sono veramente pochi, rispetto alle potenzialità della Sicilia.” 

La sento ancora più accelerato nelle risposte, si sta imbarcando… Buon volo.

“Grazie.”


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