BLUFI- Il freddo a Blufi è già tagliente. Tagliente come la lama del coltello che ha trafitto la gola di una donna. Freddo come il cadavere di Giuseppina Jacona che giace nel retrobottega della sua farmacia. La sua vita, che scorreva tranquilla, è stata spezzata alla soglia degli ottant’anni da quella lama. Inutile il suo disperato tentativo di difendersi dal suo aggressore. Vittima e carnefice abitavano ad una manciata di metri l’una dall’altro. A Blufi, paesino della Madonie che conta appena un migliaio di anime, si conoscono tutti. E si aiutano tutti. Una mano era stata tesa anche ad Angelo Porcello, l’uomo che, secondo i carabinieri, ha impugnato il coltello. Da un anno e mezzo era tornato in paese. La sua era stata una ventennale assenza forzata. Storie di amore criminale. Storie di amanti, raccontano i più anziani, che uccidono il marito di troppo.
Il sindaco Calogero Brucato lo aveva inserito nella lista ristretta, viste le esigue finanze comunali, degli indigenti da sostenere economicamente. “Cerchiamo di fare il possibile. E’ vero, e’ un soggetto emarginato – racconta il primo cittadino – ma pur volendo entrare nella sua mente non si riesce a capire come possa essere arrivato a tanto. Non lavora, non ha una pensione. Il comune aveva deliberato per lui un mantenimento. Giusto il minimo per consentirgli di fare la spesa – aggiunge – ma niente poteva fare immaginare che succedesse una tragedia simile”. Queste stesse difficoltà probabilmente avevano spinto l’anno scorso Porcello a tentare di fare cassa con un furto. Durante la perquisizione alla ricerca della refurtiva Porcello aveva reagito e resistito ai carabinieri. Una resistenza che aveva fatto scattare gli arresti domiciliari. Oggi il gesto estremo. Quel tentativo di rapina, almeno stando alla ricostruzione dei militari, organizzata portandosi dietro un complice. Gandolfo Giampapa. Un ragazzino, appena diciottenne, fidanzato della nipote, che vive a Polizzi Generosa, altro paesino madonita dove la gente viene a respirare aria buona, a godersi i boschi e a mangiar funghi. Stasera, invece, si assiste ad un spettacolo macabro. Alla tragedia di una donna sgozzata dal vicino di casa.
Tre anni fa due anziani erano stati rapinati in una casa di riposo. In manette era finito un parente che porta lo stesso cognome, Porcello, dell’uomo oggi arrestato. Lo ricordano gli avventori di un piccolo bar insolitamente aperto. Non c’è dietro la calcolata voglia di agguantare insperati affari. Piuttosto è il gesto di chi si sente in dovere di offrire uno spazio comune di incontro e riflessione. Ci si chiede perché. Si grida, perché. Sotto lo sguardo di alcuni ragazzini, incapaci, per logica anagrafica, di comprendere la gravità di una tale barbarie. Parlano di Buffon e Balotelli, mentre nel retrobottega della farmacia al civico 117, oltre la tenda, giace ancora il corpo di una donna che una fotografia, una delle ultime che le sono state scattate, ritrae sorridente. Generosa, gentile, disponibile con tutti. Così la ricordano in paese mentre davanti al piccolo bar arriva il carro funebre. Era nata a Carini, ma ormai da quarant’anni aveva trovato lavoro e casa nel paesino madonita. E la sua farmacia era diventata un punto di riferimento per tutti. Per i grandi e per i ragazzini. Gli stessi che ora si chiedono perché dentro un piccolo bar e parlano per strada di Buffon e Balotelli.