MISTERBIANCO – Ucciso per soldi. E’ questo il movente su cui si sono mosse sin dai primi istanti le indagini dei Carabinieri che hanno permesso di far luce sull’omicidio di Agatino Fichera, il 63enne trovato carbonizzato all’interno della sua stessa auto il 31 gennaio scorso. Ad ucciderlo sarebbero stati i due fratelli Marco e Riccardo Santangelo, rispettivamente di 32 e 23 anni. Il primo è il genero della vittima. Mentre al 32enne detenuto per altra causa, l’ordinanza è stata notificata in carcere, il più giovane è stato arrestato durante la notte dai militari.
Il corpo di Fichera, quasi completamente carbonizzato, fu rinvenuto in contrada Sieli, tra Misterbianco e Motta Sant’Anastasia all’interno del Fiat Doblò di sua proprieta. A mettere nella pista giusta gli inquirenti, coordinati dal pm Vincenzo Serpotta, è stata la stranezza di una mancata denuncia di scomparsa da parte dei familiari, nonostante non avessero sue notizie da un po’ di giorni. Fichera, a causa di dissidi familiari, viveva nella sua piccola bottega di Monte Palma e dormiva nel suo Doblò, che poi diventerà la sua tomba.
Ficherà morì non a causa delle bruciature, ma a traumi dovuti a violente percosse. L’esame autoptico effettuato da Giuseppe Ragazzi aveva evidenziato come il 63enne era già deceduto quando fu appiccato il fuoco al suo Doblò. L’incendio serviva solo a polverizzare ogni possibile prova utile per identificare i sicari.
Fichera fu ucciso all’interno del suo negozio. Gli investigatori misero sotto sequestro immediatamente il piccolo supermarket e durante i sopralluoghi dei Ris furono individuate tracce di sangue della vittima, inutile la precauzione presa dagli assassini di ripulire la scena del crimine con la candeggina. Un lavoretto fatto ad arte dai familiari che potevano entrare e uscire indisturbati visto che avevano una copia delle chiavi.
Nel togliere tutte le tracce, gli assassini hanno dimenticato un registratore nella tasca della giacca di Agatino Fichera. I carabinieri non solo l’hanno trovato ma hanno anche ascoltato l’audio: la vittima aveva paura che qualcuno potesse attentare alla sua vita, con la sua famiglia i rapporti ormai erano insanabili.
Testimonianze contraddittorie quelle rilasciate dai vari familiari dopo il ritrovamento del cadavere. Versioni che soprattutto non hanno combaciato con l’analisi dei filmati di alcune telecamere di sorveglianza sequestrate.
Il viaggio della morte. Ed è proprio dallo studio delle immagini che gli inquirenti hanno ricostruito i movimenti della Fiat Doblò la notte del 30 gennaio. Poche ore prima del ritrovamento del cadavere. L’auto è partita dal supermercato intorno alle 22.20 ed era seguita costantemente fino al luogo del rogo da una Fiat Uno bianca. La seconda macchina ha compiuto subito dopo il percorso inverso tornando fino al supermercato “La Detergenza”. I familiari di Agatino Fichera abitano al piano superiore.
Riccardo Santangelo, paternese, viene immortalato dalle telecamere a bordo della sua Fiat Uno bianca, oggi sottoposta a sequestro dai carabinieri. La prima volta guidava da solo dietro il Doblò, la secondo accanto a lui c’era il fratello Marco, pregiudicato per mafia e che in quel periodo era ai domiciliari. A completare lo schiacciante quadro indiziario il fatto che tra le 22.30 e 23 i due per comunicare hanno utilizzato i loro cellulare. In quel lasso di tempo le utenze si sono agganciate alle celle telefononiche dislocate nelle zone perfettamente compatibili con la strada che porta dal supermercato a contrada Sieli.