CATANIA- Nessun sigillo alle gallerie della Fce. Il Tribunale ha respinto la richiesta della Procura che nel corso della scorsa udienza aveva presentato istanza per il sequestro delle tratte della Ferrovia Circumetnea Giovanni XXIII-Stesicoro e Borgo-Nesima, realizzate dalla Sigenco di Santo Campione, imputato nel maxi processo con l’accusa di aver utilizzato cemento “depotenziato”.
“Il Tribunale ha deciso nell’ambito del procedimento -spiega a LivesiciliaCatania il Procuratore Giovanni Salvi-comprendo la difficoltà, in una fase iniziale del processo di adottare un provvedimento che presuppone già un accertamento tecnico consolidato. Il punto è che non vi è stata ancora risposta alla nostra segnalazione effettuata nel 2012 al Ministero dei Lavori Pubblici, quando sollecitavamo accertamenti tecnici sulla sicurezza delle gallerie in corso di costruzione. La Procura ha chiesto il sequestro perché ritiene che la metropolitana sia un bene essenziale per Catania e vi è il concreto rischio che essendo ormai completata la parte strutturale se si inizia la parte successiva della posa dei binari, vi siano ritardi e costi ulteriori. Già nel 2012 la Procura aveva segnalato al ministero delle Infrastrutture che vi era questa situazione e quindi la necessità di opere di consolidamento. A me non risulta che le opere di consolidamento siano state fatte e certamente non c’è, negli atti del processo nulla di tutto questo. Noi vorremmo che chi ha la responsabilità della metropolitana spieghi quali opere siano state fatte al fine di evitare ritardi e danni alla cittadinanza, come indicato dal Tribunale noi svolgeremo accertamenti in questo senso”.
L’appalto aggiudicato dal ex colosso catanese delle costruzioni, prevedeva la realizzazione di gallerie in cemento con armatura di ferro. La Procura, grazie a una consulenza tecnica, ha scoperto che non esistono le armature prescritte nell’appalto, motivo per cui le gallerie della Circumetnea sarebbero a rischio crollo in caso di terremoto. Un elemento che però non ha convinto il collegio giudicante.
Il Tribunale ritiene (SCARICA IL PROVVEDIMENTO) che la consulenza tecnica sulla quale si basa la richiesta dell’accusa sarebbe stata “redatta diversi anni addietro” e avrebbe “ad oggetto uno stato dei luoghi oggi certamente modificato, con il coinvolgimento di soggetti diversi dagli odierni imputati”.
“Anche a volere, in ipotesi, ritenere ammissibile in questa fase preliminare -si legge nel provvedimento- ai soli fini della misura reale, la produzione della consulenza tecnica del Pm, certamente, così come richiesto dalle varie difese, andrebbero acquisite le varie consulenze redatte dalle altre parti. Ma questa pur copiosa documentazione, per il motivo anzidetto, ovvero la prosecuzione dei lavori ad opera di aziende, e soprattutto di soggetti, diversi da quelli coinvolti in questo processo, non consentirebbe al Collegio di poter, sic et simpliciter, di statuire in merito, accogliendo o rigettando la richiesta, ma imporrebbe un approfondimento tecnico, non potendo evidentemente ritenersi esaustive, al fine di poter valurare l’attualità della pericolosità o meno dell’opera, le risultanze delle consulenze tecniche, siccome datate al 2009 e superate dalla prosecuzione dei lavori”.
L’udienza è stata poi caratterizzata dalla deposizione dell’ex commissario della Fce, Mario Spampinato, che ha detto di avere stato oggetto di diverse interpellanze parlamentari di varie aree per volontà della politica di ostacolare il suo operato. Il processo riprenderà il prossimo 24 marzo.