Assessore Fabrizio Ferrandelli, lei ha denunciato la vicenda della casa di via Decollati confiscata alla mafia e non occupata dai legittimi assegnatari per minacce e violenze.
“Sì, sono intervenuto per primo, perché non è una cosa tollerabile. Dentro quell’immobile abbiamo trovato gente che non aveva titolo per essere lì. Ci siamo posti in ascolto, ma le risposte sono state arroganti. Di conseguenza, ho presentato denuncia. Non aggiungo altro, ci sono indagini in corso. Chi ha avuto l’assegnazione usufruirà del suo diritto”.
Come si è arrivati al punto?
“Io ho sempre cercato di ragionare, di comprendere le difficoltà di ognuno, lo ripeto. Ci sono stati discorsi e tentativi di mediazione. Ma, davanti all’arroganza, come dicevo, non è stato possibile agire altrimenti”.
Cosa testimonia questo episodio secondo lei?
“Che in città resistono sacche di illegalità e di omertà che contribuiscono a scenari di sopraffazione. La presenza di certi personaggi, nei quartieri, è ancora forte. La mafia non è spettatrice di quello che accade a Palermo, non lo è mai stata. La mafia è in campo, gioca ancora la sua partita”.
Chi garantirà la sicurezza dei legittimi abitanti della casa, quando riusciranno a entrare?
“In questi giorni effettueremo dei sopralluoghi, aspettando le determinazioni del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico. Si pensa, verosimilmente, anche a un sistema di videosorveglianza, collegato con la Control Room, per rendere sicura la permanenza”.
Vecchie ombre mai sepolte tornano a galla nei giorni del trentunesimo anniversario dell’uccisione del beato Pino Puglisi.
“Io sono nato il 15 settembre, il giorno del suo compleanno e del suo martirio. Forse è anche per questo che non resto indifferente al cospetto di una violenza che conosciamo. Palermo deve indignarsi e recuperare una maggiore capacità di partecipazione”.
Come finirà la storia?
“Con l’assegnazione concreta agli aventi diritto, grazie al sostegno di tutti e all’impegno sensibile delle forze dell’ordine. Non ci sono, in merito, dubbi”.