PALERMO – Centoquindici chilometri e arriviamo a Campobello di Mazara. Un’ora di strada da Palermo. Da una parte il mare, di una bellezza che toglie il respiro. Dall’altra le Cave di Cusa, dove si estraeva la pietra per costruire le colonne dei templi di Selinunte.
Insomma, bellezza della natura e soprattutto bellezza della storia. Ma oggi con la commissione Antimafia siamo qui per tutta un’altra storia. Per nulla bella. Nel 2012, infatti, il comune è stato sciolto per mafia. Sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra ex amministratori e la criminalità organizzata. Condizionamenti esterni, permeabilità, perdita di prestigio e di credibilità delle istituzioni dello Stato. Brutta politica.
Campobello di Mazara è la seconda tappa di un viaggio che la presidenza dell’Antimafia farà nei comuni commissariati. Una radiografia, un monitoraggio, un lavoro di ascolto e di comprensione per capire lo stato dell’arte. Per respirare quei luoghi e provare a costruire un futuro di democrazia e di legalità. E’ una missione che stiamo conducendo in silenzio, senza per forza ricercare riflettori e telecamere.
Ho voluto fortemente che l’organismo, di cui io sono vicepresidente, facesse questo percorso, perché è innanzitutto la politica che ha il compito di ridare “prestigio e credibilità alle istituzioni” (utilizza queste parole il Presidente della Repubblica nel decreto di scioglimento) rendendole impermeabili alla mafia.
Ma la politica ci riuscirà solo se sarà seria. Se riscoprirà il senso di una lotta unitaria. Se saprà mettere in campo azioni forti e concrete. Se soprattutto saprà contrastare chi in questi anni ha sapientemente instillato tra la gente dosi calcolate di sfiducia nei confronti della politica e delle istituzioni, facendo di tutta l’erba un fascio. Una strategia sapiente quella del “tutti sono uguali”, per alterare le regole democratiche e creare un brodo culturale favorevole alla criminalità.
Lo ha fatto la mafia, la politica però non può farlo. Dobbiamo per questo contrapporre la strategia della fiducia a quella della sfiducia. Lo dico ai colleghi grillini e all’onorevole Riccardo Nuti: “mascariando”, insinuando, sporcando, o come nel caso del’attacco rivolto al mio amico e compagno Davide Faraone, calunniando la politica, si fa solo il gioco della mafia e di chi vuole che tutto resti com’è. “Mascariare”, in siciliano, è sporcare con il carbone. Basta un semplice tocco e resta un segno. Non si fa né un’operazione verità né una battaglia per la buona politica, tantomeno la lotta alla mafia. Si tratta solo di un mascheramento dei fatti, di propaganda squallida. Questo atteggiamento io lo condanno. Rinnovo la mia stima e solidarietà a Davide perché so che insieme, lui all’Antimafia nazionale ed io a quella regionale, la battaglia per la legalità l’abbiamo fatta, la facciamo e continueremo a farla senza trasformare i luoghi della politica in posti dove hanno luogo le peggiori campagne di disinformazione, di manipolazione della verità e perfino di linciaggio mediatico.