Ferrandelli: "Non sono un ipocrita |Orlando nasconde il Pd e Alfano" - Live Sicilia

Ferrandelli: “Non sono un ipocrita |Orlando nasconde il Pd e Alfano”

“Cuffaro? Non ho bisogno di mediatori. Palermo deve aprirsi alle imprese internazionali”

L'intervista
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4 min di lettura

Fabrizio Ferrandelli, alla fine, dopo tensioni e rischi di rottura, avete trovato un’intesa con Forza Italia. Come si è arrivati alla pace?

“Con la politica. Io non sono un ipocrita. E voglio trasparenza per i palermitani. Chi si candida a fare il sindaco deve gestire le situazioni con calma e serenità. Da una parte c’è Orlando che nasconde il Pd di Crocetta e il partito di Alfano nelle liste senza simbolo, ma i palermitani sanno bene chi c’è in quelle liste, anche perché poi alle conferenze stampa gli uomini si vedono. Dall’altra parte ci sono io. Ripeto: non sono un ipocrita. Sono sicuro della scelta che ho fatto. Vero che in questi giorni si è registrata una fibrillazione…”.

E perché? Pare che lei non volesse il simbolo di Forza Italia.

“Se è vero che c’è un’adesione a un progetto, le cose non si apprendono guardando i manifesti per strada. Ogni ragionamento deve esser oggetto di condivisione e dialogo. Ieri ho letto le parole di Gianfranco (Miccichè, ndr), molto corrette perché hanno ristabilito lo spirito della campagna. Lui dice chiaramente: tu non sei il candidato di Forza Italia ma ti chiediamo di poter concorrere alla vittoria senza nasconderci, riconoscendomi leadership e autonomia decisionale, credo che queste siano le premesse migliori”.

Secondo ricostruzioni di stampa si è mosso Totò Cuffaro in persona per risolvere il problema con Miccichè. Ne era informato?

“Io posso rispondere delle mie relazioni e non ho bisogno di mediatori. Penso che si voglia fare solo un po’ di colore. I retroscena non mi appassionano. Palermo viene prima di tutto. I palermitani sanno come nasce la mia candidatura e che ho posto Palermo al primo posto, sopra i partiti. In questa città che conta al suo interno la ricchezza di oltre cento etnie diverse, potremo pure fare convivere nel progetto qualche esperienza partitica diversa? Soprattutto se non ci nascondiamo dietro i veli delle ipocrisie”.

Il simbolo che presenterà Forza Italia è quello che abbiamo visto per strada nei manifesti di un candidato?

“Non sono un grafico, non mi appassiona il tema. Chi sta facendo un percorso con me non vuole mortificata la sua identità. Neanch’io lo voglio. So che chi sta con me vuole voltare pagina rispetto ai 25 anni di amministrazione Orlando. E quando lo stesso coordinatore di questo partito mi dice che vuole concorrere riconoscendo la mia autonomia, credo che sia una buona notizia per i palermitani. Non c’è chi vuole mettere cappelli o diventare padrone. È chiaro che sono consapevole che questa è un’esperienza puramente palermitana. È una competizione locale e si presenteranno con la dicitura “Forza Italia Palermo”, perché non è un’elezione politica”.

Lei parla di un’operazione politica trasversale. Ma visto il peso dei suoi interlocutori e la configurazione della sua coalizione come spiegherà ai palermitani che lei non è il candidato del centrodestra?

“Intanto lo spiego con la mia storia e con la mia identità. E con la presenza nelle mie liste di persone che vengono dalla mia stessa storia e dalla società civile. Mi sembra poi che la destra non ci sia, non ci sono né la Lega né Fratelli d’Italia. C’è un agglomerato di centro che sostiene la mia candidatura e questo si iscrive in un percorso politico che vuole creare un nuovo modello di aggregazioni politiche. Basti pensare che Pd e Alfano addirittura si fondono in un’unica lista. C’è una deflagrazione del sistema, e in questo quadro la guida può essere solo il progetto, non le ideologie ormai poco rappresentative. Io non mortifico le identità, le dichiaro e le faccio concorrere”.

Ora, dopo giorni a parlare di simboli, c’è da parlare di contenuti?

“Io non ho mai smesso di occuparmene. Non solo, non ho mai preso parte pubblicamente a tutta questa discussione sul simbolo. Fino a domenica scorsa ero al teatro Santa Cecilia con gli esperti a occuparmi di mobilità e del piano che intendo portare avanti per Palermo”.

Se dovesse scegliere tre contenuti che caratterizzano la sua campagna elettorale?

“Un piano molto dettagliato sulla mobilità, con un nuovo piano dei parcheggi. Queste sono le cose che interessano alle persone. Poi molte idee chiare sulla riqualificazione delle periferie. Il centro storico è importante ma ogni cittadino ha diritto a vivere in un contesto non degradato. Presenteremo un piano nel dettaglio di utilizzo h24 delle scuole di proprietà comunale. E poi l’emergenza è fare di Palermo una città business friendly. Voglio una task force che farà capo direttamente al sindaco, che dovrà aprirsi al mondo delle imprese internazionali. Per questo oggi mi trovo a Roma. Dobbiamo trattenere ogni anno 5mila ragazzi che se ne vanno”.

Lo sa che parlare di apertura al mondo delle imprese in una città come Palermo fa sollevare in automatico l’obiezione legalitaria sul rischio di infiltrazioni della criminalità?

“Noi siamo ostaggio di questa impostazione. Io credo che Palermo abbia gli anticorpi per reagire a politiche di infiltrazioni. Stiamo pensando a bandi ad evidenza pubblica, bandi internazionali. Ma da ciò che vedo ci sono più infiltrazioni all’Expo di Milano o a Roma capitale che nella nostra città”.


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