I 70 anni di Micciché: "A Berlusconi devo tutto, Tajani è una sorpresa"

I 70 anni di Micciché: “A Berlusconi devo tutto, Tajani è una sorpresa”

Le 'confessioni' dell'ex presidente dell'Ars nel giorno del suo compleanno
L'INTERVISTA
di
5 min di lettura

“Il presidente ti aspetta a casa sua, sarà lì tra un po’”.

La telefonata di Silvia, la puntualissima factotum di Gianfranco Miccichè, piomba quando il cronista ha già posteggiato, per un incredibile colpo di fortuna, dalle parti dell’Ars, meta del primo appuntamento. Molto c’è dunque da meditare sulle illusioni della fortuna, nel viaggio a ritroso verso la dimora di Miccichè, protetta dagli alberi, in una zona luminosa del centro. Un portone massiccio, un ascensore d’epoca. Una stanzetta con i cimeli – tra libri, fotografie e magliette della Juventus, santini di Woodstock – salone e corridoi. Il protagonista della chiacchierata festeggia settant’anni il primo aprile. Vale la pena di parlarne un po’. E di parlare di tutto, tra personale e politico.

Onorevole Miccichè, pensiamo alla sua esistenza come un album fotografico, come si usava, una volta, nel momenti lieti. Quali sono gli scatti più belli?
“Sono tanti. Metto in mezzo quasi tutto: da quando ero ragazzino, al lavoro, alla politica, all’incontro con il presidente Berlusconi che è stata la cosa più straordinaria che mi sia capitata. Ci metto la foto da direttore di Publitalia, da ministro, da presidente dell’Ars… e uno scatto indimenticabile con Mick Jagger. Ho pure una famiglia meravigliosa, sono fortunato”.

La morte di Berlusconi

Come vive la morte di Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia?
“Con un sentimento di riconoscenza che non muore, perché gli devo veramente tutto. Era un creatore di mondi. E c’è la tristezza”.

Per la dipartita, certo.
“Non solo. Il presidente meritava di più, pure di diventare Capo dello Stato e invece…”.

E invece?
“Ha dovuto subire le imposizioni di Meloni e La Russa, con la famosa polemica sui ministri. Lo hanno trattato come se fosse un sottoposto, dimenticando quello che aveva fatto per tutti loro. Era il difetto principale di Berlusconi: l’eccessiva generosità”.

Il rapporto con Dell’Utri

Com’è il suo rapporto con Marcello Dell’Utri?
“Anche lui rappresenta un delle figure più importanti per me. Sì, conosco la storia giudiziaria alla perfezione, la condanna per mafia… Ma io ho un’idea diversa”.

Quale?
“Fu Marcello a scegliermi per la Sicilia e sapeva benissimo come la pensavo e come la penso. Se avesse voluto qualcuno per tenere i rapporti con la mafia, non avrebbe scelto me. In trent’anni non mi ha mai telefonato per una assunzione, per un appalto. Gli dicevo: ‘C’è uno che sostiene di essere un tuo amico’. Mi rispondeva: ‘Allora, di sicuro, non lo è’. Un mafioso non si comporta così. La verità è difficile, la mia è molto diversa da quella dei tribunali”.

Schifani e…

Le foto con il presidente Schifani, viste e considerate le vostre reciproche ‘incomprensioni’, le ha tolte dall’album?
“Casomai dovrebbe essere lui a farlo. Ho dato tantissimo a Renato Schifani e si è consumato un tradimento umano. Se c’è qualcuno che deve togliersi un peso è lui, non io”.

Un tradimento? Addirittura…
“E lei come la definirebbe l’azione di uno che, alla fine della campagna elettorale per le Regionali, interviene, spiegando che mi deve molto, che gli ho cambiato la vita con una telefonata e poi…”.

Come sono i vostri rapporti?
“Pessimi. Nell’ultima seduta a Palazzo dei Normanni, quando ho preso la parola, si è alzato e se n’è andato, come sempre. Non so perché si comporti così”.

Giunta Schifani Ars

Il ristorante e la droga

Una foto che non le piacerà ricordare, ma che non possiamo evitare, nemmeno per un compleanno.
“Già so di che si tratta”.

Il ristorante dei vip, lei che arriva, con l’auto blu, lo chef e la droga.
“Ho un ruolo pubblico, sono un parlamentare regionale, devo conto e ragione delle mie azioni. Quello è un errore, ma io non ho mai fatto del male a nessuno, se non a me stesso e alla mia famiglia. Questo tipo di… problema… malattia… c’è stato. Ma sono giunto a settant’anni in buone condizioni. Significa che non ho avuto esperienze tremende”.

A chi deve, ancora, delle scuse?
“A mezzo mondo e ho sempre chiesto scusa, quando ho sbagliato. Se sai dire ‘grazie’ e ‘scusa’ sei un uomo vero”.

Chi le deve delle scuse?
“Uuuuuuhhhhh!” (con gesto della mano tendente all’infinito).

Lei si sente un uomo di potere?
“Francamente no. Neanche ricordo dove sono gli assessorati”.

Attento a non dire bugie.
“Davvero! Lo chieda ai miei collaboratori. Non riesco a gestire il potere, non ho clientele, non vivo in funzione delle elezioni”.

Miccichè

La sfida in Forza Italia

Come andrà Forza Italia alle Europee?
“Non ne ho idea, ma vedo che si è già creato un dualismo fra Tamajo e Falcone. Schifani non ama Falcone, ma non può liberarsene, perché Falcone ha Gasparri a Roma. Così sostiene Tamajo. Però, se capitasse che…”.

Se capitasse che?
“Se il presidente della Regione si spende per un candidato e quel candidato, poniamo il caso, non vince, non si può fare finta di niente. Vedremo cosa accadrà”.

Come valuta il centrodestra?
“Ho una preoccupazione, spero eccessiva. C’è troppa destra, troppa arroganza, perfino nel modo di presentarsi. Giorgia Meloni non sta facendo male, ma deve tenere la barra al centro”.

E il coordinatore azzurro, Antonio Tajani?
“Si sta muovendo bene e non me lo aspettavo”.

Giorgia Meloni

Lagalla promosso

Cosa pensa dell’operato del sindaco di Palermo?
“Roberto Lagalla non è arrogante, sorride, parla con tutti, risponde al telefono a tutti. Sistemare Palermo è difficilissimo, però sta lavorando sodo. Se aggiustano i marciapiedi, sarà un atto straordinario. Non era facile sostituire Leoluca Orlando, anche se, negli ultimi tempi, Orlando coincideva soltanto con il suo personaggio e non era più sindaco. A proposito di arroganza…”.

Prego.
“Mandare via Marco Betta, sovrintendente del Teatro Massimo sarebbe inconcepibile. Betta è stato meglio perfino di Giambrone, il migliore di tutti”.

Col senno di poi…

Pillola rossa o pillola blu?
“In che senso?”.

Pillola blu, resta il mondo per com’è, pillola rossa, si torna indietro. Lei non osteggia più la ricandidatura del precedente governatore, Nello Musumeci, e si ritrova presidente dell’Ars.
“Col senno di poi è facile, ma difendo la mia decisione e non si torna mai indietro. Sono Gianfranco Miccichè”.

Fine della chiacchierata, di nuovo l’ascensore, il portone, gli alberi e una bellissima Palermo serale. Squilla il telefonino. “Sono ancora io. Ho letto che Antonello Antinoro di ‘Noi Moderati’ potrebbe essere candidato con Forza Italia alle Europee. Sarebbe uno sbaglio drammatico, che spaccherebbe il partito e poi…”. E poi è proprio vero che certi amori non finiscono.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI