PALERMO – Cadono una dopo l’altra le pedine orlandiane, in una girandola di dimissioni, passi indietro e spostamenti che da qui a breve potrebbero ridisegnare profondamente la geografia del potere del comune di Palermo. Dopo il terremoto all’Amap e il possibile passaggio di Emilio Arcuri dall’Amg alla giunta, con un colpo a sorpresa che ha lasciato di stucco perfino Palazzo delle Aquile si è dimesso oggi il presidente dell’Amat Giuseppe Modica. Un fulmine a ciel sereno, dicono in tanti, soprattutto per i toni durissimi usati per motivare l’addio a via Roccazzo: “Insanabili contrasti e incolmabili divergenze con i componenti del consiglio di amministrazione sulle modalità di conduzione e gestione dell’azienda”, che avrebbero così portato alle irrevocabili dimissioni.
Il cda dell’Amat è composto, oltre che dallo stesso Modica, anche da Diego Bellia, braccio destro del sindaco Orlando, e da Rosalia Sposito, che adesso assumerà temporaneamente la guida dell’azienda come vicario. E i contrasti sarebbero stati proprio con i due, ma in particolare con Bellia, tanto da arrivare a una lite un paio di giorni fa con i due comunali che avrebbero accusato il presidente di una gestione troppo solitaria dell’azienda. “Non riusciamo a capire quali siano questi contrasti – dice la Sposito a Liveisicilia – il presidente è peraltro fuori sede, non c’era stata nessuna avvisaglia. Stiamo cercando di capire”. Cade dalle nuvole anche Bellia, che spera comunque che le dimissioni possano rientrare. Da Modica invece un serrato no comment.
Ma intanto impazzano le voci per i corridoi di Palazzo delle Aquile. “Forse Modica aveva una concezione un po’ troppo personalistica di come si gestisce un’azienda – dice a taccuini chiusi un orlandiano di ferro – con un cda ci vuole una gestione più collegiale. I due consiglieri avevano chiesto dei documenti, dei verbali di precedenti sedute, ma nessuno si immaginava una cosa del genere. I consiglieri sono diretta espressione di Orlando, non si può non ascoltarli”. Dal sindaco Orlando è arrivato un commento che definire glaciale è dir poco, con il primo cittadino che ha chiesto una “azione corale nella governance aziendale”, che deve “operare in modo collegato e coordinato rispetto alle scelte progettuali dell’amministrazione” (rappresentata in cda proprio da Bellia, segretario del sindaco). Non c’è dubbio che alcune scelte “imposte” dall’amministrazione (dal contratto scritto a piazza Pretoria alla nomina dei vertici aziendali) non abbiano giovato.
E dire che Modica, fino a due giorni fa, aveva regolarmente partecipato al fianco della giunta ad alcuni impegni istituzionali e congressi senza che trasparisse il minimo sentore di scontro. Spiegare le dimissioni solo con una lite, però, a molti appare incredibile, specie per il momento delicato che affronta via Roccazzo: ecco perché qualcuno punta il dito sul nuovo contratto di servizio.
Dopo le dimissioni di Ettore Artioli, giunte per la candidatura di quest’ultimo alle ultime Politiche in quota Montezemolo, era arrivato per l’appunto Modica che era stato da poco silurato alla Gesap per far posto a Fabio Giambrone. Una circostanza che potrebbe avere avuto il suo peso nel deterioramento dei rapporti col sindaco, di cui Modica è stato consulente negli anni Novanta dopo una vita passata come manager nei campi dell’edilizia, dei trasporti e della sanità. Ma in questo susseguirsi di poltrone, nel frattempo, l’Amat ha dovuto fare i conti con un possibile default, il nuovo contratto di servizio che a breve dovrebbe arrivare in consiglio comunale, il piano abbonamenti fermo negli uffici di piazza Pretoria e soprattutto il tram, la cui prima linea dovrebbe essere inaugurata in estate ma per il quale manca ancora il direttore d’esercizio. Insomma, un momento delicatissimo per l’azienda e di conseguenza per l’intera amministrazione comunale, investite ora da un vero e proprio ciclone.
A destare maggiormente stupore è però la coincidenza di queste dimissioni con quelle di due terzi del cda dell’Amap (Salamone e Monteleone hanno lasciato solo il presidente Vincenzo Costantino), mentre come detto anche l’Amg potrebbe presto perdere il suo presidente destinato a far parte di un prossimo rimpasto di giunta, dopo che l’azienda ha chiuso la vicenda Saipem con il pagamento del debito da quasi venti milioni. Ed è in questo quadro che molti vedono il sindaco tentato di azzerare parte delle nomine fatte nel 2012, magari sull’onda del successo elettorale e della voglia di dimostrarsi come un’amministrazione “tecnica” e non colorata politicamente. Da mesi si parla di un’apertura al Pd per la giunta, magari con la scelta di tecnici di area, mentre sul versante partecipate le caselle libere continuano ad aumentare: Amat, Amap, forse Amg ma anche teatro Massimo con la nomina del nuovo sovrintendente. A luglio, inoltre, scadranno anche i contratti di molti dirigenti che potrebbero così ruotare, dando vita a un valzer di poltrone, incarichi e prebende che rischia di stravolgere la mappa del potere orlandiano. Con il centrosinistra (e non solo quello) che sta a guardare e spera, dopo l’apporto determinante per l’elezione all’Anci Sicilia.
“Sono convinto che così siano iniziati i pagamenti delle cambiali che il sindaco Orlando ha contratto con varie aree politiche per essere eletto presidente dell’Anci Sicilia – dice Angelo Figuccia, consigliere comunale di Forza Italia – dopo l’azzeramento del consiglio di amministrazione dell’Amap, con le dimissioni di due dei componenti, l’operazione predisposta dal sindaco Orlando prosegue spedita: adesso è stata la volta di Modica, costretto a gettare la spugna perché in disaccordo con gli altri due membri del Cda, Diego Bellia, guarda caso segretario particolare di Orlando a Palazzo delle Aquile, e Rosalia Sposito, funzionario del Settore Attività produttive. In più, a completare il quadro, la mal celata voglia di Emilio Arcuri, attuale presidente dell’Amg, di diventare assessore. Insomma, il sindaco si prepara a saldare le cambiali contratte qualche mese fa quando è stato eletto alla presidenza dell’Anci Sicilia. E quindi è facile prevedere che, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, i nomi che andranno a ricoprire i vuoti lasciati liberi da dimissionari o epurati saranno facilmente riconducibili a quelle aree politiche che lo hanno aiutato a diventare capo dei sindaci siciliani”.