Figli di una crisi minore - Live Sicilia

Figli di una crisi minore

Non c'è solo la Gesip. Palermo affoga sotto il bombardamento di un'economia disastrata. Ma non si parla dei militi ignoti della crisi. Non si parla mai della sofferenza di chi perde posto e sicurezza. Livesicilia lancia la sua campagna, in controtendenza. Per dare voce a chi non ne ha.

L’uomo del Center Gross – gioiellino dei negozi palermitani divorato dalla crisi – si aggiusta gli occhiali e sussurra la sua supplica: “Qui stiamo chiudendo. Ho dei figli e sono disperato. Se sa qualcosa, dottore. Ho bisogno…”. E’ un magnifico padre, che ha usato le mani di una vita per costruire sopravvivenza, con impegno e sacrificio. Non è colpa di nessuno, certo. La fame dei tempi l’ha preso per il bavero e lo ha sbattuto fuori, via dalle sue sicurezze. Spettacolo comune nelle strade palermitane battute da un vento cattivo. E allora cosa rimane se non la preghiera, a Dio e agli amici, per raccomandarsi, per chiedere la grazia, per tentare una mossa estrema. Magari con i giornalisti che scrivono, scrivono, scrivono. E, purtroppo, non possono cambiare una virgola della storia che gli scorre tra le dita.

E’ l’immagine che si riflette ovunque. Il punto interrogativo degli occhi che ti scrutano, dietro le lenti. La fragile vergogna con cui si domanda un sostegno. L’orgoglio sanguinante che trasforma il fuoriuscito sulla scena in un greco, rovinato ed escluso. Ognuno di noi frequenta i soliti negozi. Ognuno di noi conosce qualcuno che sta dicendo addio alla speranza. Ognuno di noi, per quei legami che si creano, magicamente, nella semplice frequentazione, negli sguardi che si scambiano, coltiva rapporti di vicinato con ragazzi e ragazze asserragliati dietro uno scaffale, in attesa del disastro, con l’orecchio puntato verso il boato crescente dello tsunami sociale.

Eppure, a Palermo, mentre il deserto avanza e si mangia le ultime oasi, si parla soltanto della Gesip. Non è che non sia importante. Anzi. Siamo davanti a un dramma biforcuto che colpisce una città malandata e la serenità di molte famiglie. Però, perché degli altri nessuno si cura? Perché l’operaio della Gesip ha il diritto alla ribalta politico-mediatica, mentre il milite ignoto del negozio in macerie è costretto a inghiottire le lacrime in silenzio? C’entrano probabilmente le opzioni visibili: chi minaccia la rivolta pesa di più, specie se i fatti seguono le minacce. Chi sopporta individualmente e cerca una sua strada è destinato all’anonimato. Non è l’approccio giusto.

Comprendiamo le difficoltà della politica, messa a confronto con un’inesaudibile richiesta di miracoli nell’ora più buia che si ricordi. Eppure, la politica non può arrendersi. Non riesce a risolvere le tragedie delle bocche da sfamare che bussano alla sua porta: d’accordo, cerchi il suo con-senso altrove, nella solidarietà attiva. Abbandoni il vincolo della promessa clientelare, la menzogna tanto cara, in mesi di campagna elettorale. Era già una sconcezza in ere di vacche grasse. Ora, sarebbe un crimine. Non si riduca a fiancheggiatrice esclusiva, per calcolo e timore, di chi rovescia cassonetti, tralasciando il resto. Scelga di scendere in campo, per dare voce a chi non ne ha, pure ai figli invisibili di una disoccupazione minore.

Intanto, Livesicilia prende posizione. I giornali servono per fornire strumenti di comunicazione. Raccoglieremo le biografie dei tantissimi che si trovano nel frangente dello smarrimento di ogni certezza. Avete perso il lavoro, rischiate di perderlo, vorreste rimettervi in gioco e non sapete come? Venite a trovarci in redazione, inviateci per posta le cronache della paura e dell’ira. Raccontateci il dolore della speranza. Vi ascolteremo. Vi pubblicheremo. Avrete taccuini, penne, tastiere e telecamere per voi. E all’amico del Center Gross, incontrato qualche domenica fa, al popolo dei figli di una disoccupazione minore, va la nostra unica promessa. Non possiamo risolvere l’intrico di tutte le cadute. Ma possiamo darvi un megafono. Non abbandonatevi, non vi abbandoneremo. Grideremo insieme.


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