Filfest, Il festival |della Felicità Interna Lorda - Live Sicilia

Filfest, Il festival |della Felicità Interna Lorda

Dal Pil al Fil: un modo originale, quello del festival organizzato da ImpactHub, per affrontare un tema che tiene alta l’attenzione già da diverso tempo. Vengono messi in discussione i tradizionali modelli culturali.

CATANIA – Cultura=patrimonio=relazione. Già. Dobbiamo cogliere nuove possibilità e nuove modalità di relazione in cui l’arte e la cultura diventano lo strumento e il linguaggio per sperimentare nuove vie verso il benessere, andando oltre la crisi.  Al centro culturale Zo si svolge la prima edizione del “Filfest, il festival della Felicità Interna Lorda”, ideato ed organizzato da Impact Hub, Sicanexnet – Circuito di credito commerciale – e Zo, appunto, che ospita addetti ai lavori e studenti dai 4 anni in su.

Dal Pil al Fil, senza soluzione di continuità. Un modo originale per affrontare un tema che tiene alta l’attenzione già da diverso tempo. Vengono messi in discussione i tradizionali modelli culturali: occorre fermarsi a pensare alla necessità/efficacia di modelli gestionali nuovi per il patrimonio culturale italiano. A gran voce torna il mitico dilemma sulla possibilità di mangiare o non mangiare con la cultura, sempre più esclusivamente congiunta alle questioni relative alla gestione del patrimonio culturale.

Tutto questo concentrato nelle sezioni della tre giorni catanese, Fil Cultura, Fil Sociale, Fil Kids, Fil Economia, Fil night. Sono tante le strade in cui l’arte e la cultura, presesi a braccetto, possono produrre benefici, diventando il perno di nuove forme di relazione tra persone e sperimentazioni di “innesti” tra settori lavorativi diversi, che raramente si intrecciano e comunicano ma, laddove ciò accade, il risultato sta nella possibilità di lavoro e di innovazione.

Benessere inteso come coltivazione di un’intelligenza estetica che coglie l’utilità dell’arte e della fruizione artistico-culturale nella vita quotidiana e nel lavoro di ognuno; benessere inteso come innovazione e apprendimento di un’impresa che trova nuovi stimoli all’innovazione per la comunicazione e la formazione; e benessere, ancora, inteso come una sorta di rapporto di mutuo soccorso tra impresa e organizzazioni culturali, attraverso lo strumento della legislazione sulle erogazioni liberali.

E di quest’ultimo aspetto si è discusso al tavolo (per così dire) dei relatori. Per quanti non lo sapessero, infatti, in Italia esiste una legge, introdotta nel 2000 che prevede di defiscalizzare quella parte del reddito che l’impresa decide di erogare a supporto del privato no profit, andando oltre i vincoli delle classiche forme di sponsorship e partnership. “E’uno strumento – afferma Michele Trimarchi, docente presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro – molto importante che permetterebbe, laddove, utilizzato, di attrarre donatori. Ma ancora oggi, ahimè, la cultura è arroccata fuori dalla tappa urbana”.

Perché fare cultura e muoversi in quella direzione se manca, di fatto, il collante della motivazione? Questo il quesito posto da Trimarchi e condiviso da Ivan Lo Bello, Vicepresidente Confindustria, Luciano Ventura in rappresentanza di Confcooperative e Antonio Perdichizzi, Presidente Giovani Confindustria Catania. “Non è l’incentivo normativo che può fornire la motivazione per fare cultura – risponde Lo Bello – spetta al sistema imprenditoriale rinvenirla. A ciò, aggiungo, occorre analizzare il cambio radicale dell’intero sistema impresa, i cui drivers sono rappresentati da qualità, tecnologia e sostenibilità ambientale”. Nel corso dl dibattito è emersa l’esigenza di lavorare sull’elemento “ambizione”, tanto caro agli americani. “Non dobbiamo investire sul breve termine ma lavorare per costruire una storia, una sana reputazione attorno ad un nome. E poi dedicarci alla cultura, sul modello di Arnault che, più che al calcio, guarda alla creazione di musei”.

Sull’importanza della cultura per tutti e non per una elite si è espresso poi Antonio Perdichizzi, membro della commissione Education di Confindustria, la cui intensa attività svolta e i relativi risultati raggiunti hanno motivato i vertici nella scelta di Catania quale sede per la XX giornata nazionale Orienta Giovani, l’appuntamento che vedrà coinvolti oltre 1000 giovani provenienti da tutta la Sicilia nella giornata del 14 novembre. Inizia il suo intervento da lontano, guardando al mecenate Standford fondatore di una delle più prestigiose università, con oltre cento anni di storia. “Quello – afferma Perdichizzi – di investire in motivi filantropici ha determinato il cambiamento del volto di un pezzo di territorio per le generazioni future. Ritengo che non sia mai una norma che cambia le cose ma un fattore culturale. E la cultura è uno di questi”.

Cambiare in che direzione? “Possiamo coinvolgere l’imprenditore – continua – facendo leva sulle sue passioni personali. Se si appassionerà dell’operazione culturale, sarà facile ottenere il risultato sperato”. C’è il desiderio di comunicare un cambiamento, sembra ci sia un’apertura, o un barlume, verso iniziative culturali di cui Catania, innanzitutto, ha fame. “Noi di Confindustria – conclude – abbiamo voglia di contaminare luoghi e persone e stiamo spendendo tutte le nostre energie e parte delle risorse per questo”.

 

Filfest riceve quest’anno il bttesimo ma si pensa già di farla crescere e nel migliore dei modi. “Ci auguriamo di coinvolgere sempre più commensali, invitati a partecipare al “pranzo della cultura”, affinchè diventi un festival di lunga vita – afferma Stena Paternò, tra gli organizzatori. Vogliamo confrontarci a livello emozionale – prosegue soddisfatta per le prime due giornate di lavori- sostenendo giovani progetti anche attraverso l’aiuto di professionisti, esperti nel settore, che in queste giornate parteciperanno agli appuntamenti in calendario”.

Si è svolto, ieri pomerggio, l’incontro “il Progetto di Comunità: Adriano Olivetti, autore del futuro” che segue lo spettacolo, inserito nella sezione Fil night, attraverso il quale è stato possibile compiere un viaggio nell’Italia di uno dei più grandi uomini e conosciuti imprenditori made in italy, ingegnere e politico, figlio dell’inventore della macchina da scrivere, che si distinse per i numerosi ed innovativi progetti industriali basati sul principio secondo cui il profitto aziendale deve essere reinvestito a beneficio della comunità.


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