Prima l’ha detto su Twitter, con un paio di battute che hanno rotto la quiete del pomeriggio domenicale. Poi, stamattina, è tornata sul tema con un’intervista a “Il Messaggero”. Ma intanto sul web si era già scatenata la polemica. Il capogruppo del Pd Anna Finocchiaro mette le carte in tavola sulla riforma della legge elettorale: chiusura netta alla reintroduzione delle preferenze, che “inducono inquinamenti nelle campagne elettorali”, e apertura a un ritorno al sistema dei collegi, qualcosa di simile alla legge con la quale si è votato nel 2001.
Ma la rete si scatena: “L’elezione di Anna Finocchiaro nel 2008 come capolista in Emilia Romagna – scrive ad esempio Generazione Zero, una testata online della Sicilia sud-orientale – è stata una passeggiata. Il Pd non ha speso il suo nome in Sicilia perché probabilmente di nemici ne ha già tanti. L’elezione è avvenuta senza le preferenze. Contemporaneamente, la Finocchiaro perse le elezioni regionali con un misero 30%”. L’insinuazione è chiara.
Ma la senatrice del Pd va per la sua strada. “Il Pdl – dice a “Il Messaggero” – ora se ne fa paladino, e anche l’Udc appare propensa, ma noi siamo contrari. Ho un sospetto se non una certezza: non è che l’insistenza del Pdl sulle preferenze punta a modificare il Porcellum introducendo solo le preferenze? E peggio del Porcellum c’è solo il Porcellum con le preferenze”. Ancora più netta è la sua posizione su Twitter: “Preferenze=terreno fertile per voto di scambio e clientele – ha scritto ieri pomeriggio sul social network -. Meglio collegi uninominali con consultazione cittadini/iscritti”.
Anche l’intervista al quotidiano romano, però, è stata accolta con scetticismo dalla rete. L’esponente siciliana del Pd ha pubblicato l’articolo su Facebook, ottenendo commenti per lo più negativi: “I ‘collegi’ sono uno stratagemma per continuare a sottrarre la scelta agli elettori – scrive ad esempio Franz Mannino sulla pagina del capogruppo democrat -. Praticamente il Pd vorrebbe conservare il porcellum, dargli un’imbellettata e salvare dall’ecatombe elettorale l’attuale classe dirigente. Bah”. “E chi li decide i candidati nei collegi? La segreteria di partito? – gli fa sponda Luca Di Filippo – Ma a chi la volete dare a bere? Eliminando le preferenze non fate altro che i vostri comodi mantenendo la vostra poltrona. Mi dispiace che non capiate cosa vuole la base”.
Alla tempesta scatanetasi sui social, risponde la stessa Finocchiaro. Con una nota su Facebook: “Vedo che continua il dibattito sul tema delle preferenze e rispondo così a tutti coloro che hanno voluto esprimere la propria opinione e ai quali, capirete, mi è impossibile replicare direttamente. Ognuno ha diritto di pensarla a suo modo e comunque penso che la priorità sia cambiare il porcellum – scrive la senatrice – . Per essere chiari: una nuova legge elettorale con le preferenze è meglio di un porcellum allo stato attuale. Insisto, comunque, nel dire che le preferenze furono abolite dalla legge elettorale perché producevano, soprattutto nel Mezzogiorno, voto di scambio ed erano in mano ai signori delle tessere. Questo qualcuno lo ricorda?”.
La Finocchiaro ribadisce: “Continuo a pensare che le preferenze non siano una cosa buona. Le primarie (ed e’ chiaro che tutto puo’ essere inquinato) mi sembra garantiscano di piu’ sulla ‘scelta’ dei candidati. Ci si illude che le preferenze possano essere un elemento di democrazia diretta. Non è così. Perché in ogni caso tu potrai certo ‘preferire’ un candidato, che sarà, però, scelto sempre dalle segreterie di un partito. Le primarie, organizzate in maniera trasparente e come si deve, garantiscono, secondo me, maggiore democrazia. I casi di Milano e Genova lo dimostrano”.