I "finti" ciechi lo erano davvero | "Errore giudiziario": assolti - Live Sicilia

I “finti” ciechi lo erano davvero | “Errore giudiziario”: assolti

Un frame delle immagini degli investigatori

Denunciati, processati e con la pensione sospesa. Dopo due anni di calvario giudiziario arriva la sentenza di assoluzione per tre persone che vivono in provincia di Palermo.

TERMINI IMERESE – Le immagini avevano fatto il giro delle tv nazionali e scandalizzato milioni di telespettatori. Erano stati additati come il simbolo della più cinica delle furberie. Spacciarsi per ciechi ed incassare la pensione di invalidità. Oggi, a due anni di distanza dalla denuncia, la sentenza restituisce loro la dignità: ciechi lo erano davvero. Nessuna finzione.

Antonino Aliotta, Gesualdo e Caterina Di Pisa, sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Termini Imerese. Chi ha sempre creduto “nella forza della verità” è stato il loro legale, l’avvocato Sergio Visconti, che non a caso aveva chiesto la celebrazione del processo con il rito abbreviato condizionato all’esecuzione di una perizia. Che è si è conclusa con la certificazione che i tre imputati “sono assolutamente ciechi”.

Non poteva essere altrimenti. Le patologie di cui soffrono sono gravissime. La necessità di impiantare una protesi di vetro in un occhio o l’atrofizzazione del nervo ottico non sono situazione che si possono simulare con l’obiettivo di truffare lo Stato. E così, all’esito della perizia, lo stesso pubblico ministero non ha potuto fare altro che chiedere l’assoluzione.

Si sarebbe trattato, dunque, di un clamoroso errore giudiziario. Il legale della difesa, nel corso del processo, ha sollevato più di un “sospetto” sulle immagini realizzate dagli investigatori che costituivano la prova principe dell’accusa: Un’accusa che si è sfaldata.

I protagonisti della vicenda sono un cinquantenne di Santa Flavia e due anziani, fratello e sorella, di Misilmeri. Il primo risulta non vedente dal 1974. Gli altri dal 1988. Nei video erano stati filmati in giro per la città alle prese con le faccende quotidiane, mentre facevano la spesa o andavano in chiesa. O, ancora, mentre spazzavano armati di scopa. Azione considerate incompatibili con la condizione di cecità. Sembrava un caso di truffa come spesso viene smascherato. Sembrava, appunto. Per i tre indagati non solo scattò la sospensione delle rispettive pensioni di invalidità, ma pure il sequestro dei beni nel tentativo di recuperare i 520 mila che, secondo l’accusa, i tre avevano “rubato” allo Stato.

Da due anni vanno avanti a stento, senza più alcun sostentamento e grazie all’aiuto di amici e familiari. Ora, dice il legale, la “verità è venuta a galla. Una verità fin troppo evidente”. Come la loro cecità.

 

 


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