La difesa dei deputati Cinquestelle | "Nessuna prova certa di reato"

La difesa dei deputati Cinquestelle | “Nessuna prova certa di reato”

Nella rettifica a Le Iene la controffensiva di Mannino (in foto) e degli altri colleghi alla Camera

Palermo, il giallo delle firme
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PALERMO – L’asse portante della tesi difensiva si trova al termine di un documento lungo cinque pagine: “Ammesso che la falsificazione sia stata effettuata realmente”, Claudia Mannino, Riccardo Nuti, Loredana Lupo, Giulia Di Vita, Chiara Di Benedetto e Samantha Busalacchi “respingono con forza” ogni addebito, ma soprattutto evidenziano che l’accusa rivolta nei loro confronti “è palesemente frutto di una trama tendenziosamente ordita da persone già allontanate per il loro comportamento ritenuto non conforme” a quello del Movimento cinque stelle. Il giallo della raccolta delle firme per la presentazione della lista pentastellata alle Amministrative 2012, dunque, sarebbe una sorta di vendetta da parte di chi, come l’attivista Vincenzo Pintagro, quattro anni fa era stato allontanato dal meet-up di Palermo.

La tesi è contenuta nella richiesta di rettifica inviata dall’avvocato Domenico Monteleone, che difende i cinque deputati nazionali pentastellati e Samantha Busalacchi, alla redazione de ‘Le Iene’, che con la prima intervista a Pintagro sollevarono il caso tirando in ballo inizialmente Mannino e la collaboratrice M5s all’Ars. Un documento che oltre a sottolineare l’assenza di “prove certe e dirette” della colpevolezza dei sei, va al contrattacco indicando in otto punti le debolezze dell’accusa. Si punta a colpire la credibilità di Pintagro e di un altro intervistato che davanti alle telecamere ha confermato le parole del docente di educazione fisica, Francesco Vicari. Il primo “ha portato a termine la sua candidatura alle Comunali 2012 pur essendo stato sempre a conoscenza, secondo il suo racconto, – si legge – della commissione di un reato”. Per questi motivi Pintagro, querelato per diffamazione dalle quattro deputate e da Busalacchi, “non può avere quella credibilità che gli viene attribuita a piene mani”. A questa tesi, in realtà, il diretto interessato ha già risposto: “Sono stato preso in giro – sono state le sue parole a Livesicilia -. Quando feci quel ‘cazziatone’ credetti di aver bloccato quel tentativo di ricopiare le firme. Pensai di essere riuscito a bloccare tutto”. La presunta inattendibilità del secondo testimone, invece, deriverebbe dal fatto di essere il fratello del sottosegretario alle Infrastrutture Simona Vicari, di Ncd.

Debole, secondo la difesa dei cinque parlamentari e di Busalacchi, anche la prova dello scambio di mail tra attivisti riportato in una delle puntate de ‘Le Iene’: “Nessuna di quelle mail può far neanche lontanamente pensare alla commissione di qualche reato – sostiene Monteleone -. Gli attivisti si scambiano delle preoccupazioni e nessuno ovviamente parla o comunica circa contraffazioni, ricopiature o commissioni di reati”. La notte trascorsa in sede alla vigilia della presentazione delle firme? Dovuta “all’organizzazione dei vari aspetti della campagna elettorale e alla verifica della documentazione necessaria”. E ancora: “Se veramente si fosse proceduto alla mera ricopiatura ci sarebbe voluto molto meno tempo”. Quelle mail, dunque, dimostrerebbero “con cristallina evidenza” che il risultato “dipendeva da qualche fattore esterno” e “non dipendente dalla volontà degli attivisti”.

Da lunedì, intanto, dovrebbe iniziare il giro di convocazioni per alcune ‘persone informate sui fatti’ voluto dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Claudia Ferrari che indagano su quanto avvenuto quattro anni fa. Il reato ipotizzato dai pubblici ministeri è quello previsto dall’articolo 90, secondo comma, del Testo Unico 570 del 1960. La norma punisce con la reclusione da due a cinque anni “chiunque forma falsamente, in tutto o in parte, liste di elettori o di candidati”. Soltanto in un secondo momento verranno ascoltati gli indagati: il fascicolo, infatti, non è più a carico di ignoti. In procura, dunque, presto potrebbero sfilare alcuni dei nomi più noti del firmamento grillino palermitano, mentre da Roma rimbalzano le indiscrezioni sul crescente malcontento dei vertici del movimento verso il ‘caso Palermo’.


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