PALERMO – Chissà quanto altro ancora c’è da scoprire sulla stagione dominata dai boss Lo Piccolo. A distanza di dieci anni dall’arresto nelle carte giudiziarie si parla ancora di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, padre e figlio, signori di San Lorenzo.
La loro latitanza finiva il 5 novembre 2007 in una villetta di Giardinello. Sette giorni dopo nel Trapanese c’era chi si rammaricava per l’arresto. Le microspie captarono la conversazione fra Salvatore Angelo, mafioso di Salemi, e Fabrizio Vinci, imprenditore del calcestruzzo arrestato nel blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. I pm Marzella, De Leo e Padova ritengono che faccia parte del clan di Mazara del Vallo.
Era Angelo a fargli delle confidenze. Evidentemente, annotano gli investigatori, Vinci godeva di rispetto negli ambienti mafiosi, nonostante sul suo conto qualcuno sostenesse che “… li sbirri lu sannu ma un ci fannu niente, picchì secondo mia è pure confidente, un mi lu leva mancu Dio dalla testa”. Il salemitano raccontava a Vinci di essere riuscito ad inserirsi nell’esecuzione di alcuni lavori edili a Palermo. Con i Lo Piccolo aveva raggiunto un accordo economico: “ … pigghià una gara e… io ho la percentuale nella gara pure… mentre a chiddu lu pigghiaru a Palermo, era una parte… nella zona d’iddu lu capisti? Gli avevo parlato già io con Sandro… gli ho detto: ‘… Sandro fammi questa cortesia digli a tuo padre…’ lui mi ha detto: ‘… ci lu dissi a lu papà non c’è problema”. E invece i problemi arrivarono: “… minchia pigghia dopo due giorni porco cane schifoso… picchì iddi firriavanu Palermo, Palermo, accussì tranquilli, che avevano problemi…”.
A Giardinello finiva la latitanza dei Lo Piccolo e saltava l’affare lungo l’asse Mazara del Vallo-Palermo.