Due mesi per non perdere i fondi | Arrivano i rinforzi per l'assistenza - Live Sicilia

Due mesi per non perdere i fondi | Arrivano i rinforzi per l’assistenza

Entro il 31 dicembre si devono ancora spendere e certificare più di 500 milioni del Po Fesr. Le somme non spese andranno perse. Ecco le voci in cui il ritardo è maggiore.

PALERMO – Rush finale per la corsa della Regione nella spesa dei fondi europei. E finalmente arrivano i rinforzi per l’assistenza tecnica. Entro il 31 dicembre di quest’anno la Regione deve raggiungere il target di due miliardi e 665 milioni di spesa certificata per il Po Fesr 2007-2013. Al 31 ottobre si è arrivati a due miliardi e 112 milioni. Mancano quindi più di 500 milioni per riuscire a centrare l’obiettivo. Che se sarà mancato porterà al disimpegno, quindi alla perdita, delle somme non spese.

Missione impossibile? Alla Programmazione si spera che non sia così. Al 31 ottobre, infatti, risultano pagamenti per due miliardi 389 milioni di euro. Il che significa che ci sono già circa 270 milioni spesi che devono essere “solo” certificati. “Solo” si fa per dire: il lavoro di caricamento dei dati, monitoraggio e certificazione richiede uno sforzo in cui è cruciale l’assistenza tecnica. Della quale fin qui la Regione è stata carente. Su questo fronte in questi giorni sono maturate novità significative. Da martedì di questa settimana sono all’opera 15 esperti per i controlli di qualità selezionati dal Formez. E dalla prossima settimana il ministero per lo Sviluppo e la coesione rafforza la struttura della task force per la Sicilia con otto profili che si occupano di monitoraggio e rendicontazione.

L’esigenza di rafforzare l’assistenza tecnica era già stata individuata un anno fa come un’emergenza dal dirigente della Programmazione Vincenzo Falgares nel rapporto annuale di esecuzione, ed è stata oggetto di confronto tra la Regione e il governo nazionale anche in occasione dell’ultima visita a Palermo del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio.

Restano due mesi per spendere e certificare mezzo miliardo. L’impresa è titanica, ma l’accelerazione impressa alla spesa dei fondi europei nell’ultimo biennio è un dato di fatto. Negli ultimi due anni, dal 31 ottobre 2012 alla stessa data del 2014, si è passati da 848 milioni di spesa certificata (in cinque anni) a 2 miliardi e 112 milioni, un incremento pari al 249 per cento.

Negli ultimi 17 mesi la spesa certificata è cresciuta di quasi un miliardo, per la precisione 917 milioni di euro. A questi ritmi, comunque abbastanza sostenuti, è per lo meno improbabile che si riesca a totalizzare mezzo miliardo da qui a fine anno e quindi sembra verosimile che la Sicilia al 31 dicembre perderà una fetta di questi soldi.

Al momento la Sicilia ha assunto impegni per il 70 per cento della dotazione del Po Fesr, effettuato pagamenti per il 50 per cento, e certificato spesa per il 48,5. L’asse più avanzato è il primo, quello che riguarda reti e collegamenti (100 per cento di imepgni assunti, 75 per cento di spesa certificata). Quello che più arranca è il terzo (Identità culturali, Ambiente e Turismo) che ha certificato al 31 ottobre la miseria del 18 per cento delle somme assegnate. Il tutto in una Regione in cui il sistema dei beni culturali va alla deriva come raccontato da recenti inchieste giornalistiche della stampa locale. Tutti sotto il 50 per cento della spesa certificata gli altri assi. Tra i quali segnano ritardi importanti quello relativo alla governance (37%) e quello su Ricerca e innovazione (39%).

Una volta superata la boa del 31 dicembre, resterà l’ultimo anno a disposizione per finire di spendere la dotazione dei fondi. Lì l’impresa sarebbe davvero proibitiva: si tratta di spendere e certificare qualcosa come un miliardo e 700 milioni in un anno. E anche lì purtroppo è possibile che dei fondi vadano perduti. D’altro canto, già al momento del suo insediamento nel 2013, l’attuale dirigente della Programmazione predispose una due diligence che individuò “un’area di rischio” di un miliardo e 76 milioni. La corsa contro il tempo dei quattordici mesi a venire punta a limitare la quantità di fondi da restituire a Bruxelles il più possibile al di sotto di quella previsione.


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