Dall'antimafia alla sfida elettorale | Chi è Forello, l'uomo che 'divide' - Live Sicilia

Dall’antimafia alla sfida elettorale | Chi è Forello, l’uomo che ‘divide’

La vita in Addiopizzo e la candidatura M5s. Ritratto di un avvocato che sogna Palazzo delle Aquile.

Palermo - verso le Amministrative
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PALERMO – Lo sfogo arrivò al termine di una graticola che per due ore aveva regalato pochi sussulti: “Non sono il candidato dell’antimafia, ma di certo la mia esperienza nella società civile non può che fortificare il movimento”. Era il 10 gennaio e di lì a poco Ugo Forello avrebbe vinto le comunarie grilline di Palermo diventando la risposta dei pentastellati a Leoluca Orlando. A distanza di venti giorni il coofondatore di Addiopizzo ha dato il via alla sua campagna elettorale, con incontri tematici sul territorio. “Non sono l’anti Orlando”, ha sottolineato recentemente e, proprio nel giorno in cui il sindaco uscente lanciava la sua quinta corsa a Palazzo delle Aquile, provava a differenziarsi da una figura che potrebbe pescare nel suo stesso elettorato: “Servono energie nuove che abbiano la freschezza necessaria per amministrare Palermo – le parole di Forello – senza i retaggi stantii della vecchia politica. Occorre un cambio di prospettiva, pensare la città di tutti, e non soltanto dei soliti gruppi di potere, gli stessi da trent’anni”.

Con l’ombra del ‘professore’ sullo sfondo, l’obiettivo primario di Forello resta quello di scrollarsi di dosso l’etichetta di candidato dell’antimafia. Quella frase, pronunciata al teatro De Seta, in un contesto segnato dalle divisioni interne e dall’inchiesta sulle firme false del 2012, sintetizzò in contemporanea la forza e la debolezza di una candidatura che sarebbe diventata realtà il 18 gennaio: quel giorno un pezzo importante dell’associazionismo antiracket palermitano sbarcava ufficialmente in politica. Di acqua ne è passata sotto i ponti da quella notte tra il 28 e il 29 giugno 2004, quando sette ragazzi decisero di tappezzare le vie del centro di Palermo con degli adesivi listati a lutto. Forello era tra quei sette ‘pionieri’ che segnarono comunque una svolta in città: “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”, c’era scritto in un messaggio che negli anni sarebbe diventato un vero e proprio brand con tanto di t-shirt.

Negli anni successivi sarebbero arrivate le feste ‘Pizzo Free’ e il consumo critico antiracket sarebbe diventato di moda, ma quei primi passi erano fatti di rischio e semi clandestinità anche per paura di ritorsioni. Gli stessi investigatori vollero vederci chiaro su chi animasse quella ribellione, poi tutto venne alla luce del sole e il movimento si allargò. Quei sette ragazzi diventarono una quarantina e Forello fu presidente per due volte: dal 2005 al il 2006 e dal 2011 al 2013. Arrivarono le luci della ribalta, le interviste e la scelta di schierare l’associazione tra le parti civili nei processi per racket. Ad oggi sono 89 i processi in cui Addiopizzo è stata riconosciuta parte civile: numeri frutto di quella scelta sponsorizzata da Forello, di professione avvocato, ma che fu anche il seme di una grande spaccatura all’interno del movimento. Correva l’anno 2008 e alcuni iscritti all’associazione posero il problema di un potenziale conflitto d’interessi tra chi, facente parte del comitato Addiopizzo, avrebbe potuto ricavare fortune professionali dalle scelte strategiche dell’associazione nei processi di mafia: ne venne fuori una lotta tra correnti, una quindicina di iscritti lasciarono Addiopizzo e il gruppo Forello aumentò il suo peso specifico all’interno dell’associazione.

Una vita, quella del candidato sindaco M5s, legata a doppio filo coi temi della lotta per la legalità. Dall’iscrizione nell’elenco dei correntisti di Banca Etica all’ingresso, nel 2008, nell’ufficio legale Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane). Dal 2013 la guida dello Sportello solidarietà di Palermo: “una struttura – si legge  sul curriculum di Forello – formata da una equipe di avvocati, psicologi e commercialisti che ha l’obiettivo di seguire e orientare cittadini e imprese che si trovano in difficoltà”. Nel 2010 Forello siede per la prima volta, gratuitamente, nel Comitato di solidarietà vittime dell’estorsione e dell’usura, un organismo costituito presso il ministero dell’Interno e che ha il compito di esaminare e decidere sulle istanze per l’accesso ai benefici del Fondo di solidarietà. L’esperienza viene ripetuta nel 2016 e finisce nel mirino del deputato grillino Francesco D’Uva, che già nel 2014, in commissione antimafia, aveva chiesto lumi sulla questione. Nel settembre 2016 D’Uva, al telefono con Livesicilia, definirà “inopportuna” la candidatura del coofondatore di Addiopizzo, per il suo “potenziale conflitto d’interessi”. La replica arrivava da Valerio D’Antoni, uno degli avvocati di Addiopizzo e da sempre vicino a Forello: “Non c’è alcun conflitto di interessi. Secondo una prassi consolidata, tutte le volte in cui si è discusso della posizione di vittime di estorsione che sono entrate in contatto con Addiopizzo, l’associazione e i suoi rappresentati non hanno partecipato a queste decisioni. Ci si è astenuti. Ci sono persone che da tempo non fanno parte del Comitato e si spendono nell’interesse del Movimento cinque stelle, Forello ha deciso di metterci la faccia a servizio del Movimento e dei suoi valori, nessun salto sul carro del vincitore”.

Le strade di Forello e Addiopizzo, comunque, si sono separate nel 2015 e la stessa associazione ha preso le distanze dalla candidatura dell’avvocato civilista – che nel frattempo ha anche coofondato l’associazione di professionisti ‘Palermo Legal’, uno studio di consulenza legale per le vittime di estorsioni e usura – ma diversi grillini palermitani, nei giorni delle comunarie, hanno evidenziato il rischio di una scalata da parte degli uomini di Forello al movimento in città. Il diretto interessato decise di non evitare la ferita apertasi nel movimento, affrontando di petto la questione sul palco del teatro De Seta in occasione della graticola: “Sono un avvocato e non un professionista dell’antimafia. La mia storia è coerente con i principi di legalità e trasparenza del movimento”. Pochi giorni dopo arrivò l’investitura da parte del voto sul web, con tanto di post sul blog di Beppe Grillo che mise una pietra sopra le polemiche nate anche a ridosso dell’inchiesta firme false. I deputati nutiani, infatti, in un esposto accusarono Forello di aver manovrato per screditare la vecchia guardia grillina in città: la procura chiese l’archiviazione ma davanti all’opposizione dei nutiani il gip, Lorenzo Matassa, è andato avanti fissando l’udienza in cui ascoltare le parti. E’ l’ultima puntata di una faida interna al Movimento, spaccato fino al punto da spingere diversi attivisti a dichiarare pubblicamente la propria ostilità al vincitore delle comunarie.


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