PALERMO – Dal caso Miccichè a Falcone, il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, punto di riferimento di Forza Italia non solo a Roma, traccia il futuro del partito a 15 giorni dalla scomparsa di Silvio Berlusconi. E affronta punti di forza e criticità, con qualche consiglio indirizzato al presidente della Regione Renato Schifani.
Partiamo dalla scomparsa di Berlusconi, come ha vissuto quel momento?
“Ciascuno lo ha vissuto in modo diverso: ci eravamo conosciuti nel 1993, sono trent’anni di vita e di battaglie, di affetto e di riconoscenza. Era un rapporto profondo, non mi va di esibirlo: con la sua scomparsa mi è venuto a mancare un pezzo fondamentale della mia vita. E un dolore persistente, il tempo non ha rimarginato né le ferite, né le cicatrici dell’anima. Ma bisogna andare avanti come ci ha insegnato lui”.
Cosa sta succedendo in Forza Italia?
“La reazione è stata quella di un partito che ha dimostrato di essere maturo, tutti si sono messi dalla stessa parte, quella delle idee che lui ci ha insegnato. Nessuno di noi ha avanzato pretese o diritti dinastici derivati dall’appartenenza, il gruppo nazionale si è trovato insieme nel ripartire e il dato del Molise è stato eccellente, di fatto il secondo partito di tutta la regione con un incremento notevole e l’elezione di un candidato presidente di Forza Italia”.
Quali saranno le prossime tappe
Il 15 luglio ci ritroveremo a Roma per celebrare il consiglio nazionale, che darà l’indicazione del presidente pro tempore, sarà Antonio Tajani, che preparerà il congresso che si celebrerà dopo le europee. L’obiettivo è quello di concentrarci, poi eleggeremo il presidente di Forza Italia, mai avevamo pensato di farlo, eravamo certi che Berlusconi fosse immortale”.
Tajani, dalle colonne del Corriere ha punzecchiato Schifani…
“Tutti dobbiamo remare dalla stessa parte, il correntismo va nella direzione opposta a quella che ci ha insegnato Berlusconi. Quello che è necessario è non creare palafitte sul grande fiume del liberalismo, perché queste palafitte rischiano di essere travolte dare da una piena fatta dell’insoddisfazione popolare, che non accetta che si possa deviare il corso degli impegni presi. Le correnti vanno nella direzione opposta dell’unità, che non significa calare la testa ed essere disposti a rinnegare tutto: si può avere una opinione diversa, ma bisogna trovare sempre la sintesi”.
E Miccichè?
“Miccichè ha fatto la storia di Forza Italia in Sicilia ed è giunto il momento di tornare a essere inclusivi anche in Sicilia. C’è stata anche una lacerazione dolorosa, frutto di personalismi, rancori e ruggine ed è arrivato il momento di dare una verniciata a tutto: non può esistere il caso Miccichè, Falcone, D’Agostino. Tutti devono ritrovarsi insieme. Non può esistere la logica de tu sì e il tu no. Forza Italia ha accolto anche chi aveva preso strade diverse, come Schifani, che era andato altrove e poi è stato riaccolto. Ma penso al recente approdo di Cancelleri, che aveva avuto un’esperienza opposta alla nostra. Questa lealtà non può mancare con chi ha sempre agito nel solco di Forza Italia come Gianfranco. Meno muscoli e più carezze, perché si governa e non si comanda. Governare è diverso da comandare. Se dai l’impressione di voler comandare, dai la sensazione di voler creare delle crepe che non hanno motivo di esistere”.
La parola chiave?
Includere, abbiamo straordinari esempi di buona amministrazione. Marco Falcone è uno di questi, non si può dare neanche l’impressione di volerlo mettere da parte. Vale anche per Toni Scilla, non può essere marginalizzato: hanno dato tantissimo a Forza Italia e vanno valorizzati e tenuti dentro, insieme, ci vogliono meno muscoli e più strette di mano”.
Queste riflessioni sono indirizzate a Schifani?
Ha la grandissima responsabilità di essere la bandiera di Forza Italia in Sicilia che deve tornare ad avvolgere. Non può esserci chi si sente sotto assedio o non considerato, bisogna trovare uno spirito unitario che si basa sulla capacità di governare la Sicilia e non su quella di dare l’impressione di comandare”.
Parlava anche di Falcone
“L’esperienza e la capacità di Marco Falcone non possono essere in alcun modo messe in discussione o in dubbio, sarà il presidente Schifani a trovare una modalità per togliere questo velo che non lo merita la storia di Falcone, né quella di Miccichè”.
A settembre ci sarà un anno di Schifani, si parla di possibili rimpasti
“Queste geometrie variabili al Comune o alla Regione sono sentinella di un malessere. Non solo . Se si fa un rimpasto vuol dire che bisogna correggere qualcosa. Se si fa un rimpasto per dare slancio ha un significato, diversamente perché bisognerebbe fare un rimpasto? Se io scelgo i migliori giocatori e li rimetto in giunta e dopo pochi mesi li devo cambiare, forse qualcosa non va. È una liturgia che non è figlia di quella politica che ci ha insegnato Berlusconi, non a caso il suo governo è stato uno dei più longevi della storia della Repubblica e in caso di dissapori lui interveniva per riportare la rotta nel verso giusto”.
Prossima mossa?
“Sono figlio della Sicilia, ho sempre detto di essere totalmente a disposizione di quest’isola, per un errore burocratico non fui candidato alla presidenza della Regione…è la verità, il problema è che all’11 agosto bisognava essere residenti in un Comune siciliano, la scoprimmo due ore dopo la chiusura del termine. E per questo non sono stato candidato”.
Avevamo sentito queste voci, sarebbe stato lei il presidente della Regione!
Erano tutti d’accordo i leader del centrodestra, si tratta di una circostanza facilmente verificabile. Ma glielo ripeto: resterò sempre disponibile, per Forza Italia, a portare avanti il nostro progetto con ciò che sarà necessario, anche facendo i banchetti per strada”.
I rapporti con la Meloni come sono?
Questo è un governo di centrodestra, lo ha voluto Berlusconi: dare gomitate a questo Governo significherebbe tradire il motivo per cui ciascuno di noi è qui. Questo ruolo si ricopre per un governo di centrodestra, che vede in Forza Italia un punto imprescindibile in questa maggioranza. Noi abbiamo il dovere di andare avanti. Ci sono molti temi condivisi e li stiamo realizzando tutti”
Alle amministrative, a Siracusa e Ragusa non è andata bene…
“Bisogna essere realisti, abbiamo preso degli schiaffi, guai a non riconoscerlo e si corre ai ripari essendo inclusivi. Uniti possiamo continuare a fare grandi cose, ce lo ha insegnato Silvio”.