Il pentito e la rivelazione choc |Così è stato ammazzato Caponnetto - Live Sicilia

Il pentito e la rivelazione choc |Così è stato ammazzato Caponnetto

I Sis nella scena del crimine

I passi della delicata inchiesta.

Le indagini
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CATANIA – E’ stato Francesco Carmeci a portarli dritti a villa Patrizia, al Villaggio dei Pino Le Ginestre di Belpasso dove sarebbe avvenuto l’efferato delitto di Renato Caponnetto. Il magazzino del killer dei Malpassotu sarebbe servito per infliggere la punizione all’imprenditore agrumicolo che avrebbe “osato” disobbedire a Carmelo Aldo Navarria (leggi il profilo) uscito da poco dal carcere e “graziato” dall’ergastolo. L’appuntamento a Belpasso sarebbe stato fissato per parlare dell’assunzione negata e per risolvere una serie di questioni che avrebbero portato frizioni con la malavita paternese.

Ai familiari quel giorno del 2015 racconta che ha un incontro di lavoro a Belpasso, un incontro da cui non farà più ritorno. Appena arriva la denuncia ai carabinieri si apre un’indagine che si intreccia con quella che a novembre del 2015 porta Navarria e il suo gruppo criminale in carcere per estorsione. Già in quell’inchiesta era emersa la ferocia dell’ex Malpassotu che avrebbe organizzato un pestaggio per la vittima. Un’intercettazione in particolare mette sulla pista giusta i carabinieri del Nucleo Investigativo all’epoca guidati dal maggiore Adolfo Angelosanto e coordinati dal pm Giuseppe Sturiale che iniziano a scavare sulle ultime frequentazioni di Caponnetto e mettono in fila i pezzettini del mosaico che sarà completato quando Carmeci, coinvolto nel blitz sull’estorsione, decide di fare il salto del fosso.

Agli inquirenti racconterà i particolari di un delitto che ha il sapore delle esecuzioni di mafia degli anni ’80 e ’90, quando le campagne belpassesi erano diventati un cimitero di cadaveri. Un efferatezza che si sarebbe ripetuta anche nell’omicidio dell’imprenditore paternese prima picchiato e poi strangolato lentamente. Il corpo bruciato con un cumulo di pneumatici per evitare di lasciare tracce. Nessun cadavere per la famiglia su cui piangere.

A Villa Patrizia, diversi mesi dopo la scomparsa di Caponnetto, arrivano i militari della Sezione Investigazioni Scientifiche che mettono al setaccio la scena del crimine raccogliendo ogni elemento che possa essere analizzato al microscopio. Con l’ausilio del “luminol”, un sofisticato metodo di analisi scientifica utilizzata soprattutto negli omicidi, è stato analizzato palmo per palmo il magazzino di Navarria. I locali finiti sotto sequestro però erano stati restaurati e quindi nessuna prova biologica è stata rinvenuta.

Sono le celle d’aggancio a dare l’ultimo riscontro utile all’inchiesta. I carabinieri depositano l’informativa e la Procura redige la richiesta di misura cautelare per il gruppo armato di Navarria, che secondo gli inquirenti sarebbe diventato un braccio militare di Francesco Santapaola, nuovo boss di Cosa nostra catanese. Il Gip ha emesso l’ordinanza e oggi i carabinieri hanno notificato in carcere il provvedimento ai quattro spietati killer.

 

 


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