Fragalà, l'ora del verdetto| "Preghiamo per chi soffre" - Live Sicilia

Fragalà, l’ora del verdetto| “Preghiamo per chi soffre”

Enzo Fragalà

Enrico Sanseverino, parte civile per i familiari, ricorda il ruolo indispensabile dell'avvocatura

PALERMO – È  giorno della sentenza al processo ai presunti assassini, alcuni dei quali “mafiosi” del clan di Porta Nuova, è alle battute finali. I giudici sono entrati in camera di consiglio. Sotto accusa ci sono Antonino Abbate, Francesco Arcuri, Salvatore Ingrassia, Antonino Siragusa, Paolo Cocco e Francesco Castronovo, uomini del clan mafioso di Porta Nuova. Per tutti è stato chiesto l’ergastolo (leggi l’articolo).

Enzo Fragalà, è morto nel 2010, dopo essere stato barbaramente pestato.

“Noi avvocati siamo stati presenti in aula insieme ai rappresentanti dell’ufficio alla Procura della Repubblica, al cancelliere di udienza, alle forze dell’ordine per l’alto senso di responsabilità che la nostra come le vostre toghe ci impongono – spiegano Enrico Sanseverino Enrico Trantino, legali dei familiari di Fragalà costituiti parte civile –nella consapevolezza, a volte colpevolmente dimenticata, di assolvere a un delicato servizio pubblico necessario qual è quello di assicurare il corretto funzionamento della giustizia e di garantire la libertà individuali di quanti a noi si affidano, per garantire gli interessi della vittima del reato, libertà e gli interessi che al pari del diritto alla salute uno Stato autenticamente democratico deve sapere assicurare”.

Quindi un messaggio chiaro al governo nazionale. Un messaggio di sfiducia: “Siamo qui dopo che, tra annunci e auspicati provvedimenti, ci è stato assegnato un numero nella ‘hit parade’ delle attività produttive e non di quelle costituzionalmente necessarie ed indispensabili. In questo momento però il pensiero di noi tutti deve andare soprattutto alle migliaia di connazionali vittime di questo mostruoso virus, a quanti lottano disperatamente per continuare a vivere, a tutti quegli eroi in camice che con immensi sacrifici al limite di ogni umana forza assolvono il loro dovere per garantire che quella speranza di vita si realizzi. Noi avvocati non solo pretendiamo di trovare un riconoscimento costituzionale al nostro impegno, ma nella nostra costituzione ci riconosciamo negli onori ma anche negli oneri che quel riconoscimento comporta”.

La sentenza della Corte di assise, presieduta da Sergio Gulotta, dovrebbe arrivare in mattinata.

 


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