PALERMO- “Non posso dirle niente, mi dispiace. Non è per scortesia, ma siamo tutti colpiti”. Chi ferma il cronista, sulla soglia del civico numero diciannove di via Pacinotti, teatro di un incendio e di una tragedia, ha ragione. Ci sono luoghi dove non si può entrare, perché appartengono al pianto e al riserbo. Ma nella cenere che ogni cataclisma lascia, anche in questo caso, restano i segni visibili di una grande storia d’amore.
L’incendio della scorsa notte ha portato via Francesca Maria Acanfora, settantotto anni, una bella e deliziosa signora, amata da suo marito e da sua figlia, adorata dai suoi nipoti. Una vicina racconta: “La vedo ancora la signora Francesca con i suoi nipotini, tutti insieme. Quando venivano a trovarla, i volti si illuminavano di gioia”.
Chiedendo in giro, scopri che il rogo al piano alto di via Pacinotti – ancora da stabilire le cause – ha distrutto la vita, lasciando integro l’amore.
L’amore di Domenico Agnello, il marito, pediatra e amico di generazioni di bambini, un uomo dolce, con un sorriso incancellabile. L’amore di Chiara, la figlia, nome noto a livello nazionale per la sua competenza e la sensibilità in vicende di cinema e televisione. Era da poco tornata da Roma per una breve vacanza, perché era molto legata ai suoi genitori e non li lasciava mai soli. Aveva in agenda il mare, un passaggio dal parrucchiere e il ritorno al suo lavoro. C’era anche lei la notte in cui è morta sua madre. Secondo alcune testimonianze, è stata eroica nel soccorrere il padre. Insieme, hanno tentato l’impossibile, per amore, ma la stanza di Francesca era troppo piena di fumo.
E poi c’era Ambra – raccontano i vicini – l’altra figlia, morta improvvisamente dieci anni fa che si occupava di certe vite smarrite. Lei cercava di ricomporle, di salvarle, di rimetterle in sesto. E ci riusciva.
Chi contempla la cenere non può fare a meno di avvertire una trafittura che fa più male. La morte non è mai giusta. Ma quando la disgrazia capita ai buoni e ai giusti ti colpisce un soprassalto in più di amarezza.
Raccontano i negozianti di via Pacinotti: “Lui e lei, che persone garbate. Lui un signore, sempre educato, sempre rispettoso. Lei una signora bellissima. Li vedevamo insieme e ci sentivamo felici”.
Qualcuno racconta: “Erano andati avanti, nonostante le terribili prove dell’esistenza. Erano uniti, il dottore Domenico e la signora Francesca. Tra di loro e con Chiara c’era un amore fortissimo e reciproco che rimarrà intatto per sempre. Una famiglia da cui prendere esempio”.
Amore è la parola che più ricorre nel taccuino, come una speranza, come una preghiera, anche se adesso batte forte il rintocco del dolore. Da qualche parte c’è un quadro, regalato da un amico. Ci sono Domenico e la sua Francesca uniti in un tenero abbraccio. Una fotografia dell’eternità.