Dottore Francesco Cascio, come si sente?
“Benissimo. Qualcuno magari penserà che io sia un fesso. Casomai sono un fesso consapevole e orgoglioso. Non sono il cameriere di nessuno e resto un uomo libero”.
Francesco Cascio, medico, candidato alle regionali con Forza Italia. Eccolo riepilogato in pochi tratti. Vaccina le persone, durante il picco Covid, dopo un corposo passaggio a Lampedusa a prestare soccorso ai migranti. Lo chiamano, quando alla politica non pensa più e lo convincono a candidarsi come sindaco di Palermo in quota ‘azzurri’. Alla fine il candidato sarà Roberto Lagalla, attuale primo cittadino, dopo il ritiro del dottore. Riconoscimenti? Niente. Strapuntini? Nessuno, nemmeno un incarico alla Gesap…
Appunto, si direbbe un ‘fesso’, con rispetto parlando…
“Lo so, ma mi va benissimo così perché posso guardarmi allo specchio. La politica, diceva Rino Formica, è sangue e merda. Ma puoi cambiarla solo da dentro”.
Porta rancore verso qualcuno?
“Assolutamente no, saluto tutti e tutti salutano me. Vado a testa alta”.
Saluta pure Gianfranco Miccichè?
“Certo, perché non dovrei?”.
Perché si mormora che prima sia venuto a cercarla e poi l’abbia mollata.
“Io dico solo questo: avevo deciso di non fare più politica e sono tornato perché me l’hanno chiesto, appunto. Avrei meritato molto di più dal partito, per quello che ho fatto, soprattutto per il ritiro al Comune che ha favorito la vittoria dell’amico Roberto Lagalla. Ma conosco la politica e so che è dominata dagli interessi personali”.
Insisto: Miccichè?
“E va bene, forse avrebbe dovuto proteggermi di più, ma io non ho bisogno di protezione. E’ un amico, io, almeno, lo considero tale. E comunque non elemosino con il piattino, ho dignità”.
E si è candidato alle regionali.
“Un’esperienza bellissima. Registro tanto entusiasmo e tanta passione. La politica è bella quando è così, quando uno ha il coraggio di misurarsi con le elezioni vere, non con le nomine delle liste nazionali, piene di prescelti e paracadutati”.
Il pronostico?
“Vince Renato Schifani, per la sua caratura e per le liste a supporto. Non ci sono dubbi. Cateno De Luca è soprattutto rumoroso, anche se prenderà voti. Il centrosinistra e i grillini, dividendosi, si sono annullati. Come se ci avessero consegnato la Sicilia su un piatto d’argento”.
Non pensa al voto disgiunto?
“Forse, in minima parte. Chi crede che Nello Musumeci si presti a giochetti, non lo conosce. Parliamo di una persona seria e perbene che gode del favore e della simpatia popolare, purtroppo non ha saputo coltivare il rapporto con i partiti che lo avevano eletto, da qui il veto”.
Ma lei non si è pentito di essere tornato?
“La politica ce l’ho nel sangue, è un ideale, ma pure un vizio. Smetti di fumare e ricominci a farlo, dopo l’accensione di una sola sigaretta”.
Su, confessi che c’è rimasto male…
“Assolutamente no, ripeto. Aveva ragione Formica: la politica è sangue e merda e adesso nemmeno il sangue c’è più, ma è rimasto il resto”. (Roberto Puglisi)