Finanziaria, l'Aula frena | su Tabella H e rifiuti - Live Sicilia

Finanziaria, l’Aula frena | su Tabella H e rifiuti

Doveva essere il giorno di bilancio e Finanziaria. Al massimo, invece, quella appena iniziata sarà la “settimana buona”. I documenti, approdati in Aula dopo un venerdì di fibrillazioni, conclusosi con l’apparente accordo su un maxiemendamento del governo, oggi hanno subito l’ennesima frenata. Appuntamento a domani.
Tutto rinviato a domani
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Doveva essere il giorno di bilancio e Finanziaria. Al massimo, invece, quella appena iniziata sarà la “settimana buona”. I documenti, approdati in Aula dopo un venerdì di fibrillazioni, conclusosi con l’apparente accordo su un maxiemendamento del governo, oggi hanno subito l’ennesima frenata. Il Parlamento s’è fermato di fronte agli scogli rappresentati da un’ulteriore riduzione delll’ex Tabella H (riduzioni che dovrebbero portare al dimezzamento dei contributi agli enti) e a quelli della gestione dei rifiuti e in particolare sulle anticipazioni da dare ai comuni nell’ottica del piano di rientro di un debito che ha sforato il miliardo di euro. E alla fine della seduta di oggi i deputati sono riusciti ad approvare solo il comma 8 del primo articolo del maxiemendamento: quello che prevede tagli del 10% all’ex Tabella H, appunto. Per il resto, l’Aula s’è data appuntamento a domani.

Il primo nodo da sciogliere, stamattina, quindi, ha riguardato un comma del primo articolo del maxiemendamento (un articolo costituito a sua volta da 35 commi). Il comma 14, di fatto, prevede tagli per oltre 180 milioni di euro. Tagli che investono, oltre la cosiddetta Tabella H, anche la terza trimestraltà del Fondo per gli enti locali (cento milioni di euro), il trasporto pubblico locale (Altri 50 milioni) i collegamenti marittimi con le isole (20 milioni di euro).

Proprio su quest’ultimo punto, in Aula, è intervenuto il capogruppo di Grande Sud, Titti Bufardeci: “Mi hanno chiamato molti dei sindaci delle piccole isole – ha detto – di ogni colore politico. Temono fortemente che i loro comuni siano ulteriormente isolati”. E se il vicepresidente dell’Ars Santi Formica ha parlato di un “parlamento espropriato delle sue funzioni, visto che i tagli vengono rimandati a un successivo atto amministrativo”, l’ex assessore al Bilancio Michele Cimino ha paventato il rischio “che vengano colpiti servizi essenziali, anche e soprattutto per il turismo, che dovrebbe essere – ha spiegato – il volano per la ripresa dell’Isola”. Così, dall’opposizione è arrivata la proposta di apportare alla Finanziaria tagli omogenei, su tutte le poste di uscite: “In modo da intervenire –ha detto Nino Beninati – in maniera proporzionale, senza penalizzare in maniera grave alcuni voci essenziali per la Sicilia”. Sui tagli alle autonomie locali, però, è intervenuto in Aula l’assessore all’Economia Gaetano Armao, che ha spiegato: “La trimestralità cui facciamo riferimento – ha detto – verrà erogata solo a dicembre. Quindi, al momento operiamo con questo accantonamento negativo, nell’attesa, entro la fine dell’anno, anche in seguito alle entrate derivanti dalla dismissione del patrimonio immobiliare, di rimpinguare quelle somme”.

Ma la proposta della minoranza in Parlamento di operare tagli lineari, ha preso forma in oltre cento sub-emendamenti, alcuni dei quali già considerati irricevibili dal presidente dell’Ars Francesco Cascio: “Quelli che comportano la semplice soppressione di commi dell’emendamento governativo – ha spiegato – non possono essere accolti, perché andrebbero semplicemente a sopprimere voci di riduzioni della spesa senza prevedere una compensazione”.

Ma lo stop vero è arrivato quando, tra le voci del comma, s’è affrontato il tema della riduzione di altri 22 milioni sui contributi a enti e associazioni. “Non si può prevedere un taglio di quel genere – ha detto Nino Beninati – senza specificare in che modo verranno apportati i tagli, in che proporzione”. Ma a questa precisazione, ha risposto un subemendamento del presidente della Commissione bilancio Riccardo Savona, che ha specificato, di fatto, che il taglio della Tabella H sarà lineare e pari al 50%. Ma i parlamentari non hanno votato quel comma. E si prevedono barricate.

Così, inizialmente, il presidente Cascio ha deciso di sospendere l’Aula, per verificare in una riunione con i capigruppo i margini per l’inizio della votazione del documento. Ma al ritorno, nuova battuta d’arresto. Stavolta il tema la barriera s’è frapposta tra i parlamento e i commi 19, 20 e 21, quelli che riguardano, di fatto, la gestione dei rifiuti, il processo di liquidazione degli Ato, le anticipazioni da dare ai comuni in vista del piano di rientro dal debito. “Un tema troppo complesso – ha detto Fabio Mancuso – per non approfondirlo attentamente”. Per questo, l’Aula ha chiesto e ottenuto l’aggiornamento a domani mattina.

E del resto, i punti che fanno discutere sono già tanti. A partire dalla questione del rinnovo dei contratti dei regionali (prevista un 1% in più per i dirigenti e non più del 2% per i dipendenti del comparto), e, fatto in qualche modo correlato, da quella della soppressione dell’Aran.

Su quest’ultimo punto i sindacati hanno fatto sentire le proprie ragioni con un comunicato (si è fatta da parte solo la Cisl) attraverso il quale esprimono tutto il loro disappunto “per una norma – scrivono in una nota le sigle sindacali Cobas/Codir, Sadirs, Siad, Dirsi, CGIL, UIL e UGL – che non può essere contenuta all’interno della Legge finanziaria trattandosi di una legge specifica su lpersonale e che, quindi, essendo una vera e propria riforma, dovrebbe essere contenuta all’interno di una specific alegge di settore. Inoltre, – prosegue la nota – se il governo vuole veramente ridurre la spesa,tagli i compensi dei componenti del comitato direttivo che sono l’unico reale costo (infatti il personale in caso di chiusura dell’Agenzia rimarrebbe comunque a carico della Regione) piuttosto che delegare l’Aran nazionale (con costi sicuramente più alti) il trattamento dei contratti dei dipendenti regionali negando, così facendo, anche le prerogative autonomiste della Regione Siciliana. In ogni caso – concludono i sindacati dei dipendenti regionali – l’attribuzione di competenze sul personale regionale allo Stato sarebbe una norma chiaramente incostituzionale”.


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