PALERMO – Un negozio di frutta e verdura a Ballarò era la base operativa per lo spaccio di droga: cocaina, hashish e marijuana. Secondo l’accusa, a gestirlo era Giovanni Bronte, uno dei dieci arrestati di due anni fa in un blitz della polizia. Bronte ha scelto di essere giudicato con il rito ordinario assieme ad altri imputati. È arrivato, invece, a sentenza il troncone del processo celebrato in abbreviato davanti al gup Alessia Geraci.
Cinque gli imputati condannati su richiesta del pubblico ministero Claudio Camilleri: Antonino Augello (4 anni in continuazione con una precedente condanna), Benedetto Graviano (2 anni e 11 mesi sempre in continuazione), Danilo Monti (6 mesi), Vito Giacalone (4 mesi), Antonio Tola (1 anno e 4 mesi). Ci sono due assolti: Giuseppe Lombardo e Mario Iannitello, originari di Partinico e Alimena, assistiti dall’avvocato Rocco Chinnici.
A nulla era servita l’accortezza degli indagati intercettati che usavano parole in codice per camuffare le richieste di droga dei clienti. Richieste che arrivavano anche via sms al call center degli stupefacenti: “… ne devi prendere sempre cinquanta paia di scarpe…”. Erano certi di possedere le contromisure necessarie per evitare l’arresto: “… si nascondono, non te puoi accorgere mai.. l’altra volta avevo cento grammi qua, e cento grammi qua, e gli sbirri li avevo a fianco… erano in borghese con l’Sh 150… loro hanno il 150 come mi prendono a me che ho il 300?”. Gli è andata male.