"Fu ucciso a colpi di lupara", due ergastoli per l'omicidio Destro

“Fu ucciso a colpi di lupara”, due ergastoli per l’omicidio Destro

Ribaltato in appello il verdetto di primo grado

LICODIA EUBEA (CATANIA) – La Corte d’appello di Catania ha inflitto due ergastoli per l’omicidio di Giuseppe Destro, cinquantenne, caduto sotto i colpi di un fucile da caccia il 26 febbraio 2018, e il tentato omicidio del fratello Carmelo, che si è salvato dopo esser stato portato in elisoccorso al Cannizzaro di Catania.

I giudici hanno inflitto l’ergastolo a Salvatore Montagno, che era stato assolto in primo grado, e a Nunzio Nuccio Montagno, che in primo grado aveva preso 30 anni. Improcedibile ogni accusa, invece, per il papà di Nuccio, Sebastiano, che è morto la settimana scorsa.

Le parti civili, per conto dei familiari delle vittime, sono assistite dagli avvocati Concetta Ceraldi del foro di Siracusa e Katia Ceraldi del foro di Catania. Per tutti gli imputati è stata riconosciuta l’aggravante della premeditazione. I due imputati sono stati condannati anche al pagamento di una provvisionale di 50 mila euro in favore di ciascuna parte civile.

“Giustizia è fatta”

“Siamo soddisfatti – afferma l’avvocato Concetta Ceraldi – perché è stata resa giustizia a una persona che è morta e un’altra che è rimasta gravemente ferita. Possiamo dire che questa sentenza rende giustizia soprattutto all’anziana madre dei due fratelli Destro”.

È un delitto maturato nelle campagne della profonda Sicilia. Allevatori contro. La zona del delitto si trova nel Calatino, a metà strada tra Mazzarrone e il minuscolo centro di Licodia. È una zona, contrada Giurfo, dove insistono vari terreni da pascolo. Carmelo poi morirà durante il processo, ma per un grave male, non come conseguenza delle ferite riportate.

Salvatore Montagno, come detto, in primo grado era stato assolto “per non aver commesso il fatto”. Il ricorso, per lui, era stato presentato dalla Pg, che contestava l’assoluzione.

Gli imputati hanno respinto le accuse

Gli imputati hanno sempre respinto le accuse. Nel corso del processo di primo grado, in Corte d’assise, erano servite due perizie e l’audizione di numerosi testimoni. Alla fine il movente dei contrasti tra pastori ha retto. I due condannati, va sottolineato, sono entrambi a piede libero.


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