“C’è un detenuto sul tetto, sta scappando”. E al carcere Pagliarelli di Palermo si scatena il finimondo. Emergenza fra gli agenti di polizia penitenziaria, celle e porte bloccate. Divieto di lasciare la struttura pure per gli avvocati impegnati nelle sale colloqui. “Tutta colpa di un malinteso”, come conferma la direttrice del carcere Francesca Vazzana.
Ore 10. Un impiegato del penitenziario nota la strana presenza sul tetto. E lancia l’allarme. Il personale si fa trovare pronto. L’uomo sul tetto c’è davvero. Solo che non ha alcuna intenzione di darsela a gambe. Primo, perché due agenti ne seguono i movimenti. Secondo, perché qualcuno lo ha autorizzato a salire fin lassù. Terzo, anche saltando giù dalla palazzina si finisce in un’area da dove è impossibile fuggire. In carcere sei e in carcere resti. Quarto, perché è davvero assurdo che un detenuto pensi di scappare con un pallone da calcio in mano.
Sì, avete capito bene, un pallone da calcio. I detenuti durante l’ora d’aria hanno il permesso di sgranchirsi un po’ le gambe. Il calcio è lo sport nazionale. Anche dentro un penitenziario. C’è un problema, però. Piuttosto ricorrente: i palloni si arroccano come nella migliore della tradizioni pallonare da strada. E qualcuno, un detenuto autorizzato, ogni tanto va a recuperare le sfere di cuoio. E gli capita mette in subbuglio un carcere intero. Senza volerlo, naturalmente.