CATANIA. Le macchine rubate rimanevano in “freezer” per tre giorni. E dopo, se non c’era nessun gps, se il proprietario non cercava un “amico” a cui pagare e se i ladri non avessero sbagliato bersaglio, colpendo involontariamente mafiosi o criminali d’alto rango, venivano destinate alla ricettazione, intere o a pezzi.
È la dinamica principale svelata dall’operazione “Carback”, condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Catania Fontanarossa da settembre 2020 a marzo 2021 e trae origine da una approfondita e qualificata attività di analisi sui furti di autovetture, avvenuti nei precedenti mesi di giugno e luglio, spesso rinvenute dopo qualche giorno in modo apparentemente casuale.
L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Catania, mentre all’operazione hanno partecipato circa quattrocento militari del Comando Provinciale di Catania, supportati dai reparti specializzati dell’Arma dei Carabinieri (Compagnia di Intervento Operativo del XII° Reggimento “Sicilia”, Squadrone Eliportato “Cacciatori” Sicilia, Nucleo Elicotteri, Nucleo Cinofili).
Complessivamente le persone coinvolte sono 68, 51 sottoposte a custodia cautelare in carcere e 17 ai domiciliari. I reati, contestati a vario titolo, vanno dall’associazione a delinquere finalizzata al furto di autovetture destinate all’estorsione, associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’agevolazione mafiosa, acquisto e detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio e detenzione illegale di armi e munizioni.
Un primo filone di indagine, che si è proficuamente sviluppato grazie ai riscontri effettuati e all’attività tecnica svolta, secondo gli investigatori avrebbe permesso di delineare l’esistenza di una collaudata organizzazione, costituita da 45 persone, dedita ai furti, alle estorsioni e alle ricettazioni delle auto, con il coinvolgimento anche di un soggetto gravemente indiziato di appartenere al clan dei “Cursoti Milanesi”.
In seno al sodalizio criminale avrebbero operato tre batterie di ladri, responsabili di 54 furti, attive nelle zone di Monte Po’, San Giorgio e San Cristoforo sulla base di taciti accordi che prevedevano una chiara suddivisione del territorio per lo svolgimento “coordinato” delle loro attività delittuose. La presunta “batteria” di Monte Po’ operava nel quartiere Nesima di Catania e nei paesi etnei, quella di San Giorgio invece avrebbe concentrato i propri interessi nella zona di Catania centro, mentre la batteria di San Cristoforo aveva “competenza” esclusiva sui centri commerciali del capoluogo.
Avrebbero fatto parte dell’organizzazione criminale anche alcuni soggetti con il ruolo di intermediari che sarebbero stati contattati dalle vittime, direttamente o per il tramite di conoscenti, affinché si adoperassero per avviare l’iter per la restituzione del mezzo.
L’importo di ciascuna delle 33 estorsioni documentate poteva variare tra 300 e 1.500 euro in base al modello e alle condizioni dell’autovettura, al numero di persone intervenute nell’intermediazione ed al rapporto di conoscenza tra gli indagati e la vittima del furto.
I veicoli asportati sarebbero stati lasciati in sosta sulla pubblica via, nel pieno rispetto di una regola non scritta in base alla quale ciascuna batteria, prima di disporre del mezzo, avrebbe atteso almeno tre giorni, per tre motivi: dare tempo al proprietario del veicolo rubato di mettersi in contatto con i responsabili del furto e intavolare una “trattativa” illegale (il cavallo di ritorno è l’obiettivo principale dei furti, perché garantiva soldi facili riducendo il rischio); rimediare a eventuali “torti” a personaggi di particolare caratura criminale o persone a loro vicine, provvedendo all’immediata restituzione del mezzo; ed essere certi dell’assenza di eventuali dispositivi gps nascosti e non individuati durante la “bonifica” del mezzo, per non rischiare di essere scoperti.
Se le estorsioni non fossero andate a buon fine, trascorsi i tre giorni, le autovetture rubate sarebbero state destinate alla ricettazione, anche fuori Provincia, per la successiva immissione nel fiorente mercato nero di veicoli e parti di ricambi.
In tale ambito investigativo, sono state deferite all’A.G. n. 13 persone per favoreggiamento personale, poiché avrebbero fornito alla polizia giudiziaria informazioni palesemente false e fuorvianti, aiutando in tal modo gli autori del reato ad eludere le indagini.
Un secondo filone investigativo, nel quale sono rimaste coinvolte 30 persone, ha riguardato un ingente traffico di stupefacenti che sarebbe stato gestito da un gruppo criminale – con a capo un soggetto gravemente indiziato di appartenere al clan mafioso dei “Cappello” – che avrebbe potuto contare anche sulla disponibilità di armi e munizioni. Al riguardo, sono state censite e monitorate due presunte piazze di spaccio: una era nel quartiere di “Librino” e l’altra nel quartiere di “San Giorgio”. Piazze in cui si sarebbe smerciata la cocaina, per un volume di affari di oltre € 1.000 giornalieri per ciascuna piazza.
I presunti associati, coinvolti in entrambi i filoni d’indagine, avrebbero condiviso la stessa base logistica, costituita da un autonoleggio ubicato nel quartiere di San Giorgio, luogo in cui si sarebbero concretizzati gli accordi, incontri e pagamenti relativi alle attività illecite concernenti il furto dei veicoli finalizzato alle estorsioni o ricettazioni, ma soprattutto sito in cui sarebbero avvenute le contrattazioni riguardanti ingenti quantitativi di cocaina, venduta all’ingrosso a circa € 42.000 al kg e consegnata ai “grossisti” in vari punti della città per essere evidentemente destinata al rifornimento di altre piazze di spaccio presenti nel capoluogo etneo o in altre Province.
Soggetti destinatari di custodia cautelare in carcere:
Abate Agatino Lorenzo
Belfiore Giuseppina
Biondi Salvatore
Cacia Francesco
Cammarata Giuseppe
Caro Annibale Giovanni
Carbonaro Salvatore
Caruana Giovanni Edoardo
Cona Febronio
Condorelli Gaetano
Costa Mario Cristian
Falsaperla Emmanuele
Ferrera Massimo
Fichera Santo
Fontanarossa Concetto
Giangreco Gioacchino
Giardinaro Umberto
Giuffrida Salvatore
Grasso Salvatore Nicola
Manganaro Kevin
Marino Andrea Antonio
Mascali Antonino
Mascali Lorenzo
Maugeri Francesco
Mirabile Giuseppe
Musumeci Jonathal
Nicosia Carmen
Nicosia Sebastiano
Pappalardo Gabriele
Pitterà Orazio Simone
Privitera Nunzio
Puglia Marco
Pulvirenti Giuseppe
Riccio Christian
Riccio Fabio
Russo Agatino (Classe ’73)
Russo Agatino (Classe ’95)
Rustico Dario
Rustico Orazio
Sanfilippo Angelo
Santonocito Antonino
Scuderi Giuseppe
Spaticchia Simona
Strano Johnny
Torrisi Cristian
Tricomi Alessandro
Tricomi Santo
Tropea Salvatore Alberto
Ventimiglia Daniele Francesco
Zammataro Roberto
Zuccarello Giorgio Daniele
Soggetti destinatari di custodia cautelare ai domiciliari:
Cadiri Daniele
Cambria Salvatore
Caruso Salvatore
Cona Giacomo
Desi Sebastiano Giovanni
Intruglio Antonio
Li Pani Rosario
Magni Valerio
Pavone Emanuele
Piacente Giuseppe
Puglisi Orazio
Savoca Antonino
Sgroi Lorenzo
Storniolo Filippo Marco
Strano Giuseppe
Vintaloro Fabio
Vittorio Santo