PALERMO – Da metalmeccanico in pensione a possessore di due quadri che valgono milioni di euro. È a lieto fine la storia per l’ex operaio Fiat emigrato dalla Sicilia a Torino ed entrato in possesso di due tele di Paul Gauguin e Pierre Bonnard. La Procura di Roma ha deciso che i dipinti furono acquistati in maniera regolare e resteranno in suo possesso.
Dalle colonne del nostro giornale, mesi fa, raccontammo per primi l’incredibile storia che inizia al Civico 61 di via Sacchi, dietro la stazione Porta Nuova, a Torino. Lì c’era una sala per le aste. Un banditore invitava i presenti ad alzare la posta per aggiudicarsi gli oggetti smarriti e mai reclamati. Era il 1974. Nessuno poteva immaginare che fra quegli oggetti c’erano un Gauguin e un Bonnard, battuti per 45 mila lire. Solo la tenacità e la passione del figlio dell’operaio ha fatto emergere la verità sui due capolavori, rimasti appesi per quarant’anni alle pareti della cucina di una casa siciliana. Si tratta di un ragazzo iscritto alla facoltà di architettura dell’Università di Siracusa.
“E pensare che il primo incanto andò deserto – raccontava il futuro architetto -. Alla seconda chiamata ci volle uno sforzo del banditore. Mio padre mi disse che l’incaricato quasi implorò qualcuno di farsi avanti altrimenti le tele sarebbero finite nella spazzatura”. Non era un’asta per ricconi. C’erano appassionati di oggetti strani e molti pensionati indaffarati a far passare il tempo. Alla fine i due quadri attirarono l’interesse di due persone: “Mio padre se li contese con un altro a rilanci di 500 lire”. E si arrivò a 45 mila lire, probabilmente l’operaio emigrato dalla Sicilia a Torino si sarebbe defilato se solo il suo avversario avesse fatto un’ulteriore offerta. Per un metalmeccanico di allora 45 mila lire era già una bella cifra. E così si portò a casa le due tele presentate come “Oli. Epoca presunta 1800. Autori ignoti e di nessun valore”.
Il Gauguin, intitolato “Fruits sur une table ou nature morte au petit chien” (Frutti su una tavola o natura morte con cagnolino) vale tra i 15 e i 30 milioni di euro. Il Bonnard, “La femme aux deux fauteuils”, ossia la “Donna con due poltrone”, vale 600 mila euro come stimato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico della Capitale.
I dipinti finirono nell’abitazione dell’operaio della Fiat che nel frattempo aveva fatto rientro in Sicilia. Appesi in salone, in veranda e infine in cucina. Fino a quando non entrò in gioco il figlio: “Mi chiedevo chi fossero i due autori. Ho la passione per la pittura ed ero rimasto affascinato dai due quadri. Poi, la svolta. Mi avvicino ad una bancarella di libri in un mercato e mi incuriosisce la biografia di Bonnard, un pittore che non conoscevo”. Per anni si era convinto, chissà perché, che il quadro della fanciulla in giardino fosse opera di tale Bonnato: “Niente, cercavo e ricercavo, ma questo Bonnato non esisteva”. Finché un giorno, quella biografia comprata in una bancarella finì tra le mani del padre: “Guarda, mi disse, sembra dipinto dallo stesso autore del nostro quadro. Ci sono gli stessi colori, lo stesso giardino. ‘Papà, non credevo ai miei occhi, è la stessa firma del nostro quadro, altro che Bonnato’”.
Da lì si aprì un mondo che cozzava con il giudizio di alcuni esperti a cui il ragazzo si era rivolto e dai quali si era sentito dire che erano “quadri di buona fattura, forse di autori piemontesi dell’800. Nulla di più”. E il Gaugain? ”Non era firmato, si capiva che era di un autore diverso. Mi sembrava simile a certe opere di Gauguin o Cezanne. Meno male che li ho studiati”. Studiando, studiando il giovane si accorse che la dedica presente sul quadro, una natura morta, era scritta dalla stessa mano di un pittore che amava lasciare messaggi sulle tele. Quel pittore è Paul Gauguin. Il dipinto è datato 1869 ed è dedicato alla contessa di N(imal). Scavando tra i libri di storia dell’arte il giovane ha scoperto che si trattava di una contessa fuggita con il quadro e legata ad un ministro nelle cui grazie il pittore sperava di entrare.
Saltò fuori che i quadri erano stati rubati nella casa di una facoltosa coppia di londinesi, deceduti senza lasciare eredi, che li aveva comprati alla galleria Sotheby’s nel 1961. Altro che Dopolovaro ferroviario. Del furto, avvenuto un decennio dopo, si erano occupati il “The New York Times” e il “The Straits Times”. A quel punto il giovane decise di affidarsi ai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale, “dopo che una Sovrintendenza siciliana mi ha detto che la mia storia era impossibile e non potevano perdere tempo con me”.
I carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico, guidati dal comandante generale Mariano Mossa e dal maggiore Antonio Coppola, hanno ricostruito i passaggi della vicenda tanto incredibile quanto vera. Una vicenda a lieto fine per l’operaio. I quadri sono suoi e nessuno può portarglieli via. Il valore definitivo sarà stabilito da una commissione della Soprintendenza di Roma. Nel frattempo sono state avviate le pratiche per la libera circolazione e la vendita dei due preziosi dipinti.