CATANIA – ”Occorre fermare l’azione criminale genocidaria e di pulizia etnica portata avanti da Israele contro la popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania”. Lo scrivono, in una lettera aperta che ha già raccolto quasi duemila firme, gli studenti dell’Università di Catania. Gli studenti chiedono all’ateneo di prendere una posizione netta.
“Se ha ancora senso definirci una democrazia, se crediamo ancora nei diritti umani, se riconosciamo che il diritto alla vita e all’autodeterminazione appartiene a tutti i popoli, senza eccezioni, allora non può esserci esitazione”, scrivono al rettore Enrico Foti, al senato accademico, al cda e a tutta la comunità universitaria.
Le indagini indipendenti sull’orrore di Gaza
“Le evidenze raccolte da organismi internazionali e ONG indipendenti – incluse indagini e report di OHCHR, UNICEF, e numerose organizzazioni umanitarie – documentano un numero drammatico di vittime civili, sfollamenti di massa, la distruzione sistematica di infrastrutture essenziali (ospedali, scuole, edifici culturali) e la compromissione duratura del diritto all’istruzione e alla vita. Questi fatti – sottolineano i ragazzi – hanno reso la tragedia umanitaria a Gaza una delle più gravi e prolungate nel contesto internazionale contemporaneo”.
“Una Commissione d’inchiesta indipendente istituita dall’ONU ha concluso, sulla base di prove documentate, che quanto avviene a Gaza configura atti rientranti nella definizione di genocidio secondo la Convenzione del 1948 e ha indicato responsabilità a carico di autorità politiche e militari israeliane”.
“L’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), supportata da agenzie ONU, ha confermato la presenza di condizioni di carestia in larghe parti della Striscia di Gaza (rapporto del 22 agosto 2025). Tale riscontro rafforza e conferma le preoccupazioni circa l’uso della fame come arma a danno della popolazione civile”.
Le richieste degli studenti
“Sottolineiamo con fermezza che la totalità dei documenti e dei report citati evidenziano come le azioni genocidarie compiute a Gaza dallo Stato di Israele siano rese possibili anche dai flussi finanziari, dal supporto tecnologico e dal commercio di armamenti garantiti da Stati stranieri”.
“In quanto studenti e studentesse, sentiamo la responsabilità di unirci con decisione alle prese di posizione già espresse da docenti, ricercatori/trici e personale tecnico-amministrativo del nostro Ateneo. Riteniamo che il loro appello rappresenti non solo un atto di coraggio civile, ma anche un richiamo coerente alla missione stessa dell’Università: promuovere giustizia, sapere critico e responsabilità sociale.
Per questo motivo intendiamo sottoscrivere integralmente le richieste formulate nella loro lettera aperta e rilanciarle con forza come parte integrante del nostro impegno studentesco, riportandole qui di seguito affinché siano fatte proprie dall’intera comunità accademica”.
Una “posizione netta e inequivocabile”
I ragazzi chiedono all’ateneo, come detto, di “prendere una posizione netta e inequivoca di condanna di quanto attuato a Gaza dal governo e dall’esercito israeliani, nominando esplicitamente le responsabilità e stigmatizzando i crimini commessi contro la popolazione civile”.
Chiedono di “interrompere gli accordi e le relazioni formali con università israeliane, se in vigore, o comunque impegnarsi a non stipularne di nuovi sino alla fine della crisi in atto, senza che ciò escluda rapporti di collaborazione individuali con singoli colleghi/e israeliani/e”. Di “dichiarare esplicitamente che mai si stringeranno accordi con Università e aziende israeliane con sede in territori palestinesi occupati illegalmente”.
E ancora, viene chiesto di “sospendere gli accordi con quelle aziende come la Leonardo spa che producono dichiaratamente tecnologie belliche, o che sono comunque suscettibili di dual use”. Di “fare pressione perché si rinnovi al più presto il bando nazionale IUPALS per borse di studio destinate a studenti e studentesse palestinesi e, nel frattempo, ampliare il finanziamento in modo che tutti/e coloro risultati/e idonei/e nel bando che si è chiuso abbiano la possibilità immediata di venire a studiare in Italia”.
E di “istituire forme collettive di ricordo per le vittime civili palestinesi, per ribadire che quei morti non sono solo numeri e che non devono esistere vite indegne di lutto”.
La richiesta già accolta
Tra le richieste formulate nella Lettera dei docenti e del personale UNICT, la quinta, relativa al sostegno al bando nazionale IUPALS per studenti e studentesse palestinesi, risulta già in parte accolta. “Ringraziamo il Magnifico Rettore Prof. Foti per essersi attivato concretamente su questo fronte – proseguono gli studenti – già prima del suo insediamento ufficiale. Questo primo passo dimostra che un impegno istituzionale è possibile e necessario. Chiediamo dunque che l’Ateneo continui con determinazione su questa linea e che tutte le richieste vengano prese in carico con la stessa serietà e responsabilità”.
“Il momento di agire è adesso. Restare in silenzio, significa assumersi una responsabilità storica. Dovremo risponderne davanti alle generazioni future e a noi stessi. In un messaggio successivo, i ragazzi tornano a ringraziare il rettore e “la nuova governance per l’indizione di un’assemblea, non appena insediati. Questi primi passi, in discontinuità col passato, dimostrano che un impegno istituzionale è possibile e necessario. Chiediamo che l’Ateneo prosegua con decisione e che il Senato Accademico si faccia carico delle richieste con la dovuta serietà”.

