PALERMO – Gesip, Amia, Aps: quella che comincia oggi sarà una settimana cruciale per Palermo. Ben tre vertenze, infatti, si incroceranno e rischiano di mandare in tilt la città come nel caso della manifestazione indetta martedì da tutti i sindacati di Gesip. Tre vertenze, dunque, assai diverse fra loro soprattutto nei numeri ma comunque importanti perché legate ad alcuni servizi fondamentali per Palermo e i comuni dell’hinterland.
APS Oggi si comincerà con Acque potabili siciliane, la società che si occupa del servizio idrico di 52 comuni del Palermitano. Una società da tempo in amministrazione straordinaria e che conta 205 dipendenti, ma che come detto affronta una crisi difficile. L’azienda è pronta a fare le valige e a lasciare a qualcun altro l’incombenza di un servizio che, però, rientra tra quelli essenziali e la cui crisi ricorda quella che si sta vivendo anche in altre province siciliane. La scorsa settimana si sarebbe dovuto tenere un vertice a Roma, proprio per individuare la società subentrante ma il summit è stato rinviato sine die. La proposta di Giovanni Avanti, responsabile dell’Ato idrico, sarebbe quella di ottenere una proroga al termine ultimo del 31 marzo sia per le difficoltà di trovare un sostituto, sia perché all’Ars si discuterà presto di una riforma dell’intero settore che potrebbe rendere inutili eventuali soluzioni trovate nel frattempo. Sarà anche per questo che si è raffreddata la pista che portava all’Amap: il comune di Palermo sarebbe intenzionato a far scendere in campo la propria partecipata, ma solo in cabio di introiti certi. E in tutto questo, rimane la questione dei dipendenti, la cui procedura di mobilità è stata congelata e del cui futuro si parlerà oggi in Prefettura.
AMIA Martedì, invece, toccherà alla società partecipata del comune di Palermo che si occupa del servizio di raccolta dei rifiuti. Una società guidata da tre commissari di nomina ministeriale e che, nell’ultimo anno, ha prima vissuto l’emergenza dell’incendio di Bellolampo e ora si ritrova a dover fare i conti con l’allarme percolato, mentre va avanti senza esclusione di colpi la guerra a distanza con il sindaco Leoluca Orlando che chiede la rimozione dei tre commissari. Per martedì il Prefetto ha convocato un tavolo allargato a tutti i soggetti per provare a venire a capo della questione: l’azienda è con le casse all’asciutto e gli stipendi di 2500 dipendenti sarebbero a forte rischio, con lo spettro di un nuovo blocco delle attività che ritarderebbe i servizi e metterebbe a rischio Bellolampo, su cui pende la spada di Damocle della costruzione della sesta vasca prima che scatti il termine ultimo di conferimento dei rifiuti. E per inizio marzo è anche prevista la sentenza sul concordato preventivo, che se positiva dividerebbe la società in una new company e in una bad company, mentre in caso contrario sancirebbe il definitivo fallimento dell’Amia.
GESIP La Gesip si ritrova nel bel mezzo di un rimpallo di responsabilità fra il Comune, che invoca un tavolo con la Regione e si dice pronto a mettere nero su bianco un piano dettagliato per il salvataggio dell’azienda, e Palazzo d’Orleans che prima ha firmato l’accordo quadro sulla Cig che esclude la Gesip e poi ha promesso dieci milioni di euro per finanziare la cassa integrazione. Un baillame di annunci, promesse e intenti che ha provocato la reazione rabbiosa, e per una volta unitaria, dei solitamente litigiosi sindacati che per martedì mattina hanno indetto una grande manifestazione. Alla finestra sta, per ora, il ministro Elsa Fornero che ha benedetto il piano di Orlando salvo poi, secondo quanto riferito dalla Regione, lamentarsi dei ritardi del sindaco. Esternazioni che hanno provocato la risposta piccata di Palazzo delle Aquile nei confronti dell’assessore regionale Ester Bonafede, ma che soprattutto non fanno che aumentare il clima di confusione e incertezza sul futuro dei lavoratori che a fine mese, poco dopo le elezioni, torneranno in piazza per reclamare gli stipendi di gennaio e febbraio.