PALERMO – La Gesip rischia, adesso, di diventare un caso nazionale e soprattutto un nuovo motivo di scontro tra il governatore Rosario Crocetta da un lato e imprese e confederali dall’altro. Motivo del contendere è infatti l’intesa raggiunta ieri sera al tavolo con le parti sociali, e a cui ha partecipato anche il comune di Palermo, e che prevede sei mesi di Cig per la partecipata di piazza Pretoria: un’intesa annunciata con toni trionfalistici dallo stesso Crocetta e salutata con favore da Orlando, ma smentita dalla Cisl che, in una nota, nega di aver sottoscritto alcun accordo formale.
Un’esternazione che ufficializza le voci che erano circolate immediatamente dopo la nota di Crocetta di lunedì sera, che annunciava l’intesa. “La Cisl – si legge in un comunicato del sindacato – non avalla, al buio, la volontà tutta politica di Crocetta e Orlando. Non intendiamo legittimare il rischio di un imbroglio politico a spese dei dipendenti Gesip e di migliaia di lavoratori siciliani. Cosa succederà ai dipendenti Gesip dopo il 30 giugno? Cosa diremo e daremo alle altre Partecipate in crisi? Cosa daremo e diremo alle migliaia di lavoratori e alle centinaia di aziende travolti dalla crisi?”.
Il presidente ha assicurato che, indipendentemente dalle risposte che arriveranno dal vertice chiesto al ministro Elsa Fornero, Palazzo d’Orleans è pronto a mettere sul piatto dieci milioni di euro che, sommati ai 13 di piazza Pretoria, garantirebbero almeno un anno di Cig alla Gesip. E la disponibilità del Comune a sostenere parte della spesa è stata accolta con grande favore dalle parti sociali, visto che l’esempio potrebbe essere seguito anche da altri enti locali che devono fare i conti con la grana delle partecipate.
Ma il punto è proprio l’estensione della deroga che il 27 marzo Crocetta chiederà alle parti sociali di firmare: varrà solo per Gesip o anche per tutte le altre categorie escluse, come i metalmeccanici o la sanità privata? Nel primo caso, infatti, i confederali, secondo alcune indiscrezioni, sarebbero pronti ad abbandonare il tavolo e a non firmare nulla. “Quella di lunedì è stata una intesa su un’ipotesi di percorso – precisa Michele Pagliaro della Cgil – Crocetta si è impegnato a trovare le risorse indipendentemente dalle risposte che arriveranno dal ministero, e a trovarle per tutti i lavoratori esclusi. La compartecipazione alla spesa del comune di Palermo, però, è un fatto sicuramente positivo”. “Nessuno intende escludere dalla Cig alcuni gruppi di lavoratori – dice uno dei partecipanti all’incontro a taccuini chiusi – ma è impensabile che si faccia l’eccezione solo per la Gesip. Noi abbiamo assunto una posizione attendista e sarebbe stato sciocco esclude a priori alcune azienda, ma servono i soldi”.
Il rischio, infatti, è di una guerra fra poveri ma soprattutto all’interno delle organizzazioni sindacali e datoriali, che già in occasione dell’accordo quadro avevano dovuto fare delle rinunce sacrificando alcuni settori a loro storicamente vicini. Tutti, quindi, avrebbero da guadagnarci a estendere la deroga agli esclusi ma il problema sono le risorse. Alla Sicilia, infatti, toccheranno 21 milioni di euro oltre ai 108 della rimodulazione del fondo di coesione: 129 in tutto, che a malapena bastano per le aziende già in cassa integrazione e che secondo alcuni non sarebbero ancora nemmeno arrivati nell’Isola, e il ministero non sembra intenzionato a scucire un euro di più. Col nuovo esecutivo, sempre che il Parlamento gli accordi la fiducia, la musica potrebbe cambiare (specie se dovesse essere guidato dal Pd, partito di Crocetta) e le risorse a disposizione aumentare sensibilmente, ma al momento è solo una speranza: ecco perché l’accordo quadro in Sicilia è stato firmato solo per sei mesi.
Domani, intanto, è previsto un incontro tra la Fornero e i sindacati nazionali e più di un dirigente sindacale siciliano è pronto a scommettere che sul tavolo finirà anche la vicenda Gesip e la mail inviata da Roma che nega impedimenti normativi all’estensione della Cig alle aziende a capitale pubblico: “La Fornero non può dire di sì alle partecipate e poi non metterci i soldi – dice dietro anonimato un sindacalista – perché il problema delle partecipate è più serio di quanto si pensi e potrebbe esplodere a breve”.
In Sicilia cominciano già a moltiplicarsi le manifestazioni di piazza dei lavoratori che vorrebbero godere della deroga per Gesip, ma soprattutto già si parla di numerosi comuni alle prese con i limiti del patto di stabilità che stanno preparando le pratiche per la richiesta di cassa integrazione in deroga. E malgrado qualcuno possa seguire l’esempio di Palermo, il timore è che le risorse non bastino per tutti.
Un clima di incertezza reso ancor più fosco dalle dichiarazioni dell’assessore all’Economia Luca Bianchi: “Non credo che l’accordo di ieri su Gesip sia un buona soluzione. La nostra posizione non era l’estensione della cassa integrazione in deroga ma interventi produttivi su cui c’era una copertura finanziaria. Avevamo proposto i contratti di solidarietà piuttosto che una deroga alla deroga”. Peccato, però, che Orlando su questo punto sia stato categorico: per i contratti di solidarietà bisognerebbe far uscire Gesip dalla liquidazione con 30 milioni di euro, soldi che il Comune non ha. Ma l’economista si è scagliato anche contro il ministero: “Ribadisco di non condividere l’accordo raggiunto su Gesip ieri, ma non sarebbe corretto addebitare tutte le responsabilità alla Regione, che fino all’ultimo ha tenuto una posizione ben precisa. Devo sottolineare che il ministero, non ricevendoci, non ha avuto il coraggio di prendere posizione. Sarebbe paradossale scaricare il problema su di noi”. Dichiarazioni che hanno scatenato anche la reazione della Cisl, fra i sindacati la sigla più restia all’accordo di ieri sera: “L’impressione è che ci siano due governi. Da un lato c’è la posizione dell’assessore Bianchi, dall’altro quella del presidente Crocetta. Da par mio sono assolutamente d’accordo con quello che dice l’assessore”. Bordate a cui ha risposto il governatore: “Avremmo preferito altre soluzioni, ma Orlando ci ha detto che non ce ne erano altre”.
Adesso tutti guardano con speranza all’incontro che Crocetta chiederà alla Fornero, con il governatore che proverà a usare Gesip come grimaldello per forzare le casse statali a favore di tutti gli esclusi, ma il rischio è che, visti i trascorsi, il ministro faccia orecchie da mercante o, peggio, ribadisca che non è disposta ad allentare i cordoni della borsa. E, al di là di come andrà, le parti sociali attendono Crocetta al varco il 27 marzo: o troverà i soldi per tutti o l’intesa di ieri sera per la Gesip potrebbe saltare, con buona pace dei 1805 lavoratori che hanno esultato alla notizia dell’intesa. E’ bene ricordare, infatti, che senza le parti sociali il governo non può autonomamente modificare l’accordo quadro: già lo scorso anno il governatore provò a forzare la mano con una delibera di giunta, salvo poi fare marcia indietro convocando tutti. In quel caso, però, le risorse aggiuntive per Gesip furono trovate e non è detto che questa volta il copione si ripeta.
IL PIANO DEL COMUNE Il piano elaborato da Palazzo delle Aquile prevede un uso particolare degli ammortizzatori sociali, con il rientro in servizio dei lavoratori dal 2 maggio in cambio di una retribuzione di 900 euro lorde (300 a carico del Comune e 600 della Regione), oltre ai contributi previdenziali (pagati dall’Inps) e agli assegni familiari (pagati dal Comune). Gli attuali dipendenti sono in tutto 1787 (279 donne e 1508 uomini), di cui due dirigenti, tre quadri, 299 impiegati e 1483 operai. Lavoratori che verrebbero reinseriti nei vari servizi, diminuendo progressivamente da qui al 2016 fino a 1434 unità grazie ai pensionamenti incentivati. Il costo dell’operazione sarà, nel quadriennio, di 23,5 milioni per il 2013, 31,7 milioni nel 2014, 27 milioni nel 2015 e 24 milioni nel 201. Ma il Comune è pronto a sborsare, nell’arco del quadriennio, 12 milioni il primo anno, 15 il secondo, 11,5 il terzo e 10,6 il quarto lasciando la restante parte a carico della Regione.
“E’ a dir poco sconcertante – dice Piero Giannotta della Cisal – leggere le dichiarazioni della Cisl. Premesso che quanto dichiarato alla stampa non è affatto in linea con l’accordo di massima raggiunto al tavolo regionale, credo che quantomeno dovrebbero avere il buonsenso di evitare questi comunicati, che a mio modesto avviso servono solo ad alimentare la disperazione dei lavoratori. Spero che almeno da parte di chi dovrebbe “difendere” i lavoratori ci sia la saggezza di evitare questi comunicati che non sono altro che atti di terrorismo psicologico, e di esternare le proprie posizioni nei tavoli istituzionali”.