Gesip, oggi il tavolo tecnico| Cancellieri: "Ne parlo al Cdm" - Live Sicilia

Gesip, oggi il tavolo tecnico| Cancellieri: “Ne parlo al Cdm”

Si riunirà oggi il tavolo tecnico allargato ai rappresentanti del ministero del Lavoro. Intanto, sempre oggi, il ministro Cancellieri parlerà della Gesip in Consiglio dei Ministri.

18.46 “Apprendiamo con soddisfazione che il Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri riferirà domani in Consiglio dei Ministri sulla situazione della Gesip e che domani si riunirà il tavolo tecnico allargato ai rappresentanti del Ministero del Lavoro”. Questo quanto si legge in una nota del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.

18.33 “Dopo la visita del Ministro Cancellieri e le comunicazioni fatte ieri sera dal Prefetto alle Organizzazioni sindacali, oggi sono stato in contatto costante con il Ministro dell’Interno, con il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e con lo stesso Prefetto, impegnati per individuare una soluzione alla situazione di crisi in atto a Palermo. Restiamo in attesa di sapere quali passi sono previsti da parte del Governo nazionale”. Lo comunica in una nota il sindaco Leoluca Orlando.


E’ giallo sul tavolo tecnico previsto per stamane a Roma, che dovrebbe deliberare il via libera ai cinque milioni di euro. Sebbene la sua convocazione sia stata annunciata ieri sia dal ministro Cancellieri che dal prefetto Postiglione, oggi da Roma smentiscono tutto. Secondo l’ufficio stampa del ministro Barca, infatti, nulla sarebbe previsto per oggi.

L’intervento del prefetto, il blocco della stazione, il traffico in tilt, le rassicurazioni del ministro, l’incontro con la stampa prima a Sala delle Lapidi e poi in prefettura. E ancora il dossier alla Cancellieri, la società consortile e le estenutanti trattative con Roma, che spingono il sindaco Leoluca Orlando a cambiare strategia in corsa.

C’è di tutto e di più nel lunedì della Gesip, la società del comune di Palermo che attende entro stasera da Roma buone notizie dal tavolo tecnico. Tavolo che non si è riunito ieri ma che oggi dovrebbe dare, ma il condizionale è d’obbligo, il via libera alla seconda tranche dei dieci milioni, pena la partenza in massa dei lavoratori nella Capitale. La prima, invece, è già partita: la firma del ministro all’Economia Grilli è arrivata quattro giorni fa, ma adesso i primi cinque milioni dovranno passare dalla Corte dei Conti, dalla Ragioneria generale e poi dalla Regione. Un iter lunghissimo, che seguirà anche la seconda tranche, se mai Roma la farà partire.

Il tutto in attesa che mercoledì o giovedì il governo, sotto pressione del ministro dell’Interno Cancellieri, la grande alleata del Professore, si decida a istituire il tavolo anti-crisi invocato e ora addiruttura preteso da Orlando. Tavolo ben diverso da quello attuale, legato all’ordinanza di Protezione civile e non deputato all’individuazione di una soluzione strutturale. Ma oggi non dovrebbero ripetersi le proteste che ieri hanno paralizzato Palermo: l’attesa è per l’annucio dello sblocco dei cinque milioni che consentirebbero di tirare a campare per tutto settembre, in attesa di definire un patto tra Roma e Palermo per la società consortile.

Ed è proprio questa l’arma segreta di Orlando, che ha ormai capito che fare la guerra al governo non rende: né le minaccie di disordini, né lo spettro di 1800 licenziamenti hanno ammorbidito l’esecutivo, che è rimasto impassibile di fronte alla prova di forza di Orlando. Un braccio di ferro perso da Palazzo delle Aquile, che all’ennesima richiesta di ulteriori documenti da parte dei tecnici dei vari ministeri ha capito, forse tardi, che era arrivato il momento di cambiare strategia.

Non più un muro contro muro, stop agli attacchi all’indirizzo del governo, ma toni più pacati e una proposta sul tappeto, che coinvolga tutte le aziende partecipate e che soprattutto metta in sicurezza una volta e per tutte il Comune. Perché se lo spettro di 1800 licenziamenti non ha impressionato Mario Monti, molto di più lo ha fatto il pericolo di un default che potrebbe mandare gambe all’aria tutto il sistema-Palermo, che conta 15740 dipendenti, fra diretti e indiretti, di cui 8400 tra Coime e Comune, 2600 Amia, 1900 Amat, 100 Sispi, 1840 Gesip e 900 Amap.

Un esercito di persone che, per stessa ammissione del prefetto, “non possono essere licenziate, pena pesanti contraccolpi anche sull’economia”. Ecco allora l’idea di una società consortile che permetta di risparmiare l’iva, di spostare dipendenti fra le partecipate e di applicare, con la deroga del governo, prepensionamenti che risolvano il problema una volta e per tutte.

LA CANCELLIERI
La giornata di ieri è cominciata con il sit in dei lavoratori a piazza Pretoria, in attesa di buone notizie dall’incontro fra il ministro dell’Interno Cancellieri e il sindaco Orlando. Incontro tenutosi in una caserma dei carabinieri, nei pressi di via Carini dove è stato ricordato il generale Dalla Chiesa. Un incontro riservato, ma in cui il sindaco ha presentato al ministro un dettagliato dossier. Due pagine fitte di numeri sul sistema delle partecipate, per precisare che la nuova amministrazione si è trovata di fronte a un bilancio predisposto dalla Latella senza un euro per la Gesip, a cui vanno aggiunti i tagli di Stato e Regione (-6 milioni quest’anno, -26,8 dal prossimo), e ad aziende in crisi. L’Amia ha un patrimonio netto negativo di 55 milioni e ne perde due al mese;’Amat ha debiti per 117 milioni e crediti, nei confronti del Comune, per 141 con tanto di decreto ingiuntivo a Palazzo delle Aquile per 84; Amap, di fronte a un attivo di 4 milioni, presenta debiti per 95,5 e crediti verso il Comune per 23,8; Amg ha chuso il bilancio 2011 in pareggio ma vanta crediti per 21 milioni e debiti per 35. Numeri impietosi, con cui il sindaco ha provato a dimostrare alla Cancellieri la necessità di un intervento del governo centrale. E il ministro avrebbe risposto positivamente, garantendo il proprio impegno per istituire un nuovo tavolo della crisi a Roma “a patto che ci siano le condizioni”.

L’INCONTRO CON I GIORNALISTI
Condizioni che il sindaco ha spiegato meglio nell’incontro con la stampa tenutosi nel pomeriggio a Sala delle Lapidi. “Al ministro – ha detto Orlando – abbiamo dato un elenco dettagliato delle spese del Comune e delle partecipate, che sono il punto di arrivo di dieci anni di sprechi e ruberie che rappresentano un danno erariale per il Comune e in alcuni casi reato, come la scelta di aver azzerato il capitolo di Gesip. Noi chiediamo i soldi perché siamo in emergenza e li aspettiamo da quattro mesi: ai terremotati si danno subito i soldi, non gli si chiede cosa faranno dopo”. Un riferimento chiaro alle continue richieste di chiarimenti arrivati da Roma, che per il sindaco sono solo un intralcio allo sblocco della seconda tranche. “Ma noi chiediamo l’istituzione di un tavolo: lo si fa per la Fincantieri o per la Ansaldo, pretendo lo si faccia anche per un’azienda da 1805 dipendenti”. Il percorso, per il primo cittadino, è ormai tracciato: ottenere i cinque milioni e poi aprire un tavolo di confronto, superando un’ordinanza definita una “trappola” e aprendo un canale diretto col governo. L’obiettivo è di chiedere a Roma i prepensionamenti e la mobilità orizzontale, oltre ai soldi per liquidare Gesip (oltre 20 milioni per i tfr, le finanziarie e i debiti) e aprire la società consortile. E il messaggio è abbastanza chiaro: il Comune non ha soldi, i 15 milioni che ha potuto racimolare li ha già spesi e non ci sono alternative ai licenziamenti, a meno di un intervento romano. Perché il sindaco rifiuta di parlare di ammortizzatori sociali o prepensionamenti, se non dopo che avrà capito cosa Monti è pronto a concedere.

LA SOCIETA’ CONSORTILE
Orlando sta lavorando a questa ipotesi ormai senza sosta e una bozza di Statuto sarebbe già stata approntata. Si chiamerebbe “Newco società consortile per azioni” e sarebbe formata dal comune di Palermo, dai comuni della Provincia e dalle altre partecipate, e i cui compiti vanno dalla pulizia ai cimiteri, dal portierato ai trasporti, dal verde alle manutenzioni fino ai beni culturali. Un grande calderone, insomma, in cui far confluire tutto il possibile. Ancora in dubbio il capitale sociale, ma una cosa sembra certa: la società resterà pubblica a tutti i costi, garantendo ai soci anche il diritto di prelazione sulla vendita delle quote.

L’INCONTRO IN PREFETTURA
Il sindaco, quindi, nel pomeriggio ha incontrato il prefetto e l’assessore regionale Gaetano Armao per fare il punto sull’ordine pubblico. E dopo è stata la volta delle organizzazioni sindacali. “Il percorso ipotizzato dal sindaco Orlando – ha detto Postiglione – mi sembra percorribile, è importante trovare una soluzione che salvaguardi i posti di lavoro. Un obiettivo che il primo cittadino ha dimostrato di volere con tutte le sue forze. La proposta della società consortile è più credibile rispetto a quelle del periodo Latella e ho scritto ai ministri competenti per chiedere loro di non minimizzare la vicenda Palermo”. Un assist a tutto campo, quello del prefetto a Orlando, che sancisce l’asse tra le due istituzioni in favore della Gesip. Asse a cui il sindaco è stato in qualche modo costretto dalle circostanze, ma che ha cominciato a dare i suoi frutti. “Da mercoledì o giovedì – ha aggiunto il sindaco – io e gli assessori Abbonato e Lapiana ci trasferiremo a Roma per seguire da vicino la vicenda. Chiederemo di utilizzare i fondi Fas, chiederemo la mobilità orizzontale e i prepensionamenti. Solo dopo discueteremo di quello che rimane. Ma una cosa è certa: non ci sarà cassa integrazione. Anche perché la Regione non ha i soldi”.

LA PROPOSTA DEL PDL
E in questa giornata convulsa, arriva anche la proposta del capogruppo del Pdl Giulio Tantillo. “Presenterà un’interrogazione – ha detto l’esponente azzurro – per chiedere la vendita delle quote di Gesap, che frutterebbero 120 milioni con i quali mandare in pensione almeno mille persone tra dipendenti diretti e indiretti. Una soluzione che permetterebbe di alleviare e non poco le spese del Comune e di trovare una soluzione al problema Gesip”. Una proposta rigettata dal sindaco: “Allora chiedo anche 70 milioni l’anno allo zio d’America – ha ironizzato il primo cittadino – abbiamo tempi stretti e non intendo sedermi al tavolo di chi ha permesso reati come la cancellazione in bilancio della Gesip”.

IL CASO
Ma a scuotere la Gesip, ieri, ci si è messo anche un altro caso. “Il liquidatore Giovanni La Bianca – dice Salvatore Spatola, della Cisas – aveva deciso di destituire i direttori di produzione, Salvatore Scalici e Antonio Di Maria, con una banale scusa. Una decisione inaudita, che per fortuna siamo riusciti a bloccare in tempo. Pare, infatti, che il liquidatore abbia fatto marcia indietro. Nessuno pensi di approfittare di questo momento di difficoltà dell’azienda per fare ciò che vuole o per stringere assurdi accordi sotto banco”.

LA REPLICA DI SCALICI E DI MARIA
“In relazione a quanto apparso sul sito Livesicilia si precisa che non esiste alcun caso, diversamente i sottoscritti Antonio Di Maria e Salvatore Scalici stanno lavorando in sinergia con i vertici aziendali, liquidatore incluso, per far funzionare al meglio l’azienda anche in questo momento di stop delle attività. Nel merito riferiscono di non aver ricevuto alcuna nota a firma del liquidatore ma al più, ad oggi, è allo studio in forma condivisa la migliore utilizzazione di tutte le risorse umane aziendali”.

LA CONTROREPLICA
“In riferimento al mancato caso – dice Spatola – vorrei precisare quanto segue: alla riunione erano presenti il liquidatore La Bianca, il direttore del personale Dealmago, Piero Messineo del sindacato Asia, Giaconia Giacomo, rappresentante dei lavoratori, e due agenti della Digos. Alla domanda se erano stati spostati da responsabili della produzione il geometra Di Maria e l’ingegnere Scalisi, il liquidatore rispondeva che non era vero; a successiva domanda, che eravamo a conoscenza di una lettera di assegnazione, lo stesso rispondeva che realmente era in progamma lo spostamento, non essendoci più produzione non era necessario avere più queste figure. Poichè sulla esistenza della lettera di nuova assegnazione è nato un contradittorio, abbiamo chiesto a i due agenti della Digos di poter fare presenziare i soggetti in causa. I due responsabili erano stati convocati dal direttore del personale che l’informava che era intenzione dell’azienda procedere al loro spostamento all’ufficio disciplinare e all’occasione presentava una bozza di lettera di ordine di servizio. Il liquidatore chiedeva ad un suo collaboratore se c’era una lettera al protocollo, risposta che l’unica lettera esistente era in possesso del direttore Dealmago, e non era stata protocollata, perchè mancavano gli adetti al protocollo. Vorrei ricordare tutto questo alla presenza di due agenti Digos. Non vorrei intrapendere azioni legali nei confronti dei soggetti citati,ma li invinto a raccontare il vero”.

 


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