Già presidente dell’Ars, forzista della prima ora, deputato, senatore, figura vulcanica e senza peli sulla lingua: Gianfranco Miccichè è sinonimo di politica in Sicilia. Una vita e una carriera che spaziano dalle stanze del potere siciliane alle numerose “missioni” politiche fuori dall’Isola, passando per gli accesi dibattiti con esponenti di maggioranza e opposizione – anche nazionali – e le vicende personali balzate alla cronaca locale.
Biografia, famiglia e carriera
Gianfranco Miccichè (all’anagrafe Giovanni) nasce a Palermo l’1 aprile 1954 a Palermo. Figlio di Mariulla e Gerlando, tra le altre cose vicedirettore generale del Banco di Sicilia, la sua è una famiglia agiata. Gianfranco Miccichè ottiene il diploma di liceo classico ma a seguire non completa un percorso accademico. In compenso matura una lunga esperienza nel campo dell’amministrazione aziendale soprattutto come dirigente dell’Irfis (Istituto Regionale per il Finanziamento delle Industrie in Sicilia), controllato dalla Regione Siciliana e dalla banca in cui lavorava il padre.
Quello bancario è il settore di riferimento anche per un altro Miccichè, il fratello Gaetano, che è stato dirigente di Banca Intesa San Paolo e oggi presiede Banca IMI. Altra sfera di influenza della famiglia è il Palermo Calcio, di cui un altro fratello, Guglielmo Miccichè, è stato vicepresidente. Capitolo chiave della carriera di Miccichè è l’esperienza in Publitalia ’80, azienda di Silvio Berlusconi di cui l’ex presidente del Parlamento siciliano diventa direttore regionale prima a Palermo e poi a Brescia. Gianfranco Miccichè è sposato e ha tre figli.
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Forza Italia: l’esperienza nel partito e Silvio Berlusconi
Publitalia ’80 si rivela cruciale nell’ascesa politica di Miccichè: la sua presenza in azienda fa sì che Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri lo coinvolgano, assieme ad altri, nella nuova avventura politica del Cavaliere. Così Gianfranco Miccichè si iscrive a Forza Italia fin dalla sua fondazione, nel 1993, con il ruolo di coordinatore regionale del partito in Sicilia, dando luogo a un’ascesa politica nazionale che lo porta a essere eletto alla Camera dei deputati, sottosegretario e componente di commissioni parlamentari, ma anche viceministro e ministro.
Miccichè non ha mai nascosto la centralità di Silvio Berlusconi nella sua vita. “È come se fosse morto un mio parente”, le prime sue parole dopo la scomparsa dell’ex premier. “Perché Silvio Berlusconi mi è stato vicino per tutta la vita, come un parente, forse di più. Con lui mi sono confidato, con lui ho litigato, gioito, in questo momento non mi vengono neppure le parole”.
Il nuovo partito e la presidenza dell’Ars
Il percorso di Gianfranco Miccichè nelle istituzioni italiane si incrocia ripetutamente con la dimensione regionale, ma mai come nel 2006. In quell’anno, fresco di conferma del seggio di deputato, decide di candidarsi alle elezioni regionali in Sicilia con Forza Italia e viene eletto. Il 29 giugno 2006 arriva la prima elezione a presidente dell’Ars. Dopo due anni al vertice, Miccichè lascia il parlamento dell’Isola alla volta della Camera e si lancia nell’ambizioso progetto di fondare un partito meridionale in grado di contrastare lo squilibrio tra il Nord e il Sud dell’Italia. La decisiva influenza di Berlusconi porrà fine alla corsa.
Tra l’allontanamento dal Cavaliere e l’adesione al PdL, Gianfranco Miccichè non abbandona l’idea del partito del Sud: nel 2012 nasce Grande Sud-PPA. In quell’occasione, il politico palermitano annuncia di voler concorrere per la presidenza della Regione Siciliana. Rosario Crocetta vincerà le elezioni e Miccichè ricollocherà Grande Sud tra le file della compagine berlusconiana, riavvicinandosi al suo leader e amico storico.
Il bis all’Ars, Schifani e la spaccatura
Miccichè fa il bis all’Ars nel dicembre 2017, quando per la seconda volta diventa presidente e si ripresenta per ridare “prestigio all’Assemblea e alla politica stessa” e “fermare il degrado nei confronti della nostra funzione”. Il 10 febbraio 2022 Forza Italia fa il suo nome per la candidatura a presidente della Regione Siciliana, ma una spaccatura interna al centrodestra tra lo stesso Miccichè e Nello Musumeci genera una crisi sulla scelta del candidato (Musumeci era ancora deciso a concorrere per un nuovo mandato, ndr).
La preferenza ricade su Renato Schifani, ma Miccichè si candida anche alle regionali come capolista di Forza Italia nella circoscrizione di Palermo. Una volta eletto, rinuncia al già ottenuto seggio del Senato per un posto all’Ars. La spaccatura tra Miccichè e il resto di Forza Italia continua ad allargarsi, fino all’ormai inevitabile epilogo della presa di distanza dal partito e della destituzione dal ruolo di coordinatore in favore di Marcello Caruso, caldeggiata da Schifani e ufficializzata da Berlusconi.