Giornalismo, inchieste e difficoltà | Ricordando Giuseppe D'Avanzo - Live Sicilia

Giornalismo, inchieste e difficoltà | Ricordando Giuseppe D’Avanzo

Il festival della legalità
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Si è chiuso questa mattina il calendario degli incontri a Villa Filippina. Tema della giornata: il giornalismo. Si è discusso infatti insieme ad alcuni tra i giornalisti siciliani più in vista, sul ruolo che oggi ha questo mestiere, sulle sue difficoltà. Ad aprire il dibattito, moderato dal giornalista Claudio Reale, è stato Giorgio Bongiovanni di Antimafia Duemila che ha detto: “La stampa in questo paese è controllata all’80% dai poteri forti, ma mi sento di dire a ai ragazzi che tra queste fila vorrebbero intraprendere questo mestiere che la verità va detta ad ogni costo. Evitate i compremessi, perchè scendendo a patti succede quello che succede con la mafia: ti fanno un “favore” ma poi chiedono qualcosa in cambio. Cercate di essere autocritici e di cercare sempre la verità anche se può costare caro”.

Al centro del dibattito soprattutto il giornalismo di inchiesta, a proposito del quale è stata ricordato Giuseppe D’Avanzo, nota firma del quotidiano La Repubblica, scomparso il 30 luglio di quest’anno. “D’Avanzo era un giornalista attentissimo: io ricordo la sua memoria visiva, la sua capacità di collegare fatti e circostanze che la stessa magistratura non riusciva a fare, la sua capicità di essere analitico. E soprattutto di non avere santuari di nessun tipo. D’Avanzo non guardava in faccia nessuno, aveva il coraggio di raccontare i fatti per come li vedeva”: ha detto Riccardo Arena cronista del Giornale di Sicilia e consigliere dell’Ordine dei giornalisti. Che poi ha sottolineato come oggi invece il giornalismo d’inchiesta si sia spesso ridotto a fare “inchieste sulle inchieste degli altri”. “Io per primo faccio questo- ha detto-. Spesso ci chiudiamo nei palazzi invece di stare per strada”.

Sulle “conseguenze” del fare inchiesta si sono invece soffermati Giancarlo Licata, giornalista di Rai Mediterraneo e Franco Viviano che dal palco ha riportato ai ragazzi la sua esperienza diretta: “Io fra un mese sarò imputato per furto aggravato con destrezza per avere pubblicato le intercettazione su Berlusconi. Passo più tempo dai carabinieri che a lavorare”. Tra i presenti sul palco anche Enrico Bellavia de La Repubblica e Franco Castaldo di Grandangolo che ha raccontato: “Ho creato Grandangolo quando mi hanno fatto smettere di fare giornalista d’inchiesta per una cosa che avevo scritto. Lì ho capito che per continuare a fare questo mestiere alla vecchia maniera dovevo fare un giornale mio. Per farlo basta non cambiare le abitudini, modi di essere. Il giornalismo d’inchiesta nasce stando in mezzo alla strada- ha detto- saremmo solo dei passacarte se ci limitassimo ai comunicati stampa. Io cerco di studiare, capire la situazione che si presentano. È difficile oggi farlo ma continuo farlo”. “Ragazzi, qualunque tipo di lavoro farete dovrete avere sempre curiosità: non fermarvi mai davanti alle apparenze perchè in questo paese il bianco diventa nero, il nero bianco, o adirittura sparisce”: è stato invece il consiglio di Licata agli studenti.

Il prossimo ed ultimo appuntamento a Villa Filippina per il Festival della Legalità, è rimandato a stasera alle 21, quando saranno proiettati “Schiaffo alla mafia” di Stefania Casini e “Mettersi a posto – Il pizzo a Palermo” di Battaglia, Donati, Schimmenti e Zulini: due docu-film realizzati in collaborazione con la Filmcommission della Regione Siciliana.

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