SIRACUSA- Frasi intimidatorie e minacce in seguito a un suo articolo pubblicato sul sito La Spia. Il giornalista Paolo Borrometi ha ricostruito stamane in aula i motivi della querela da lui presentata il 25 agosto scorso nei confronti di Salvatore Giuliano e del figlio Gabriele, indicati dai magistrati della Dda di Catania come esponenti di un gruppo criminale con base a Pachino legato al clan mafioso Trigila di Noto e imputati davanti al Tribunale di Siracusa. Paolo Borrometi, vice direttore dell’Agi, che si è costituito parte civile con l’avv. Vincenzo Ragazzi, ha risposto alle domande del pm della Distrettuale Alessandro La Rosa e del difensore dei Giuliano Avvocato Giuseppe Gurrieri. I due Giuliano avrebbero pubblicato sul profilo Facebook del sito la spia, di cui il giornalista è direttore, e su quello personale della vittima, frasi minacciose in merito alla pubblicazione di una inchiesta del 22 agosto 2016 sugli affari della mafia nei comuni del Siracusano. Le frasi minacciose sarebbero state rivolte da Salvatore Giuliano poco dopo la pubblicazione di un altro articolo ma sul sito articolo 21.org firmato da Giuseppe Giulietti. Nel procedimento si sono costituiti parte civile l’Ordine dei giornalisti, Fnsi e Assostampa.
”Questa mattina Paolo Borrometi ha testimoniato nel processo per le minacce – aggravate dal metodo e dall’appartenenza mafiosa – ricevute dal boss Salvatore Giuliano e dal figlio Gabriele. Una delegazione della Fnsi, parte civile, e dell’Usigrai – guidata da Vittorio di Trapani – era presente in aula per dire a chi lo minaccia che Borrometi non è solo. Come solo non è e non sarà mai nessun cronista intimidito o minacciato. Borrometi ha fatto il suo dovere civico e civile di denunciare, noi il nostro di stargli affianco in difesa del diritto dei cittadini a essere informati, in difesa dell’articolo 21 della Costituzione”, lo scrivono in una nota congiunta Fnsi e Usigrai. (ANSA).