Giornata Rete Imprese |Il grido d'allarme delle aziende - Live Sicilia

Giornata Rete Imprese |Il grido d’allarme delle aziende

Oggi il forum tra imprenditori, politici e rappresentanti sindacali per chiedere meno tasse e più credito. Nel 2012 a Catania hanno chiuso 820 imprese artigiane, con 2mila posti di lavoro persi.

Camera di Commercio
di
3 min di lettura
Camera di Commercio

L'incontro di stamattina alla Camera di Commercio

CATANIA – Imprese in crisi, a Catania e in tutta Italia. Ecco perchè Rete Imprese Italia, che rappresenta tutte le piccole e medie imprese dello Stivale, ha promosso oggi la giornata di mobilitazione nazionale. A Catania è stata la Camera di Commercio ad ospitare la manifestazione, a cui ha partecipato in streaming da Roma il presidente di Rete Imprese Italia Carlo Sangalli.

Imprenditori, esponenti politici, e rappresentanti del mondo sindacale hanno fatto il punto sulla situazione: presenti Confcommercio, con il proprio presidente Riccardo Galimberti ed il vice presidente nazionale Pietro Agen, Casartigiani (Nello Molino), Cna (Totò Bonura), Confartigianato (Antonino Barone), Upla Claai (Orazio Platania). Sul fronte sindacale, tra gli altri, era presente anche il segretario della Cgil Angelo Villari, mentre sul piano politico il sindaco Raffaele Stancanelli, e Pino Firrarello, Salvo Fleres, Enzo Bianco, Nello Musumeci, Salvo Pogliese, Giovanni Burtone, Marco Falcone, Dino Fiorenza, Marilena Samperi, Concetta Raia, Giuseppe Berretta, Nino D’Asero, Gianina Ciancio e Francesco Cappello.

“Oggi si alza in Italia la voce di centinaia di migliaia di imprese – spiega il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli – per chiedere una svolta nella politica economica del Paese. Per la prima volta insieme, si mobilitano in tutta Italia per chiedere alle forze politiche di puntare sulla ripresa e di investire sullo sviluppo”.

“Grave è lo stato di recessione in cui si trovano le nostre imprese. E’arrivato il momento di reagire – continua il presidente provinciale Galimberti – con delle proposte forti per iniziare la risalita. Assistiamo alla mancanza di interventi in favore dell’offerta commerciale e artigianale della nostra città, la burocrazia sta uccidendo il settore del turismo. Occorre far ripartire il volano dell’economia e creare una nuova stagione dell’amministrazione pubblica ma anche delle associazioni datoriali con più lavoro, occupazione, crescita e società civile”.

Nel 2012 hanno chiuso 820 imprese artigiane nella provincia di Catania, con la conseguenza di 2.000 posti di lavoro persi e una riduzione del fatturato del 27% e una riduzione degli ordini del 24%. Una situazione insostenibile – continua Totò Bonura – che rischia di cancellare dal territorio migliaia di artigiani vessati da mille adempimenti e scoraggiare i nuovi che non sanno dove collocarsi per la mancanza di zone artigianali. La pressione fiscale soffoca l’impresa, che deve pagare il 66% dell’utile ricavato; la burocrazia scoraggia l’imprenditore che deve affrontare 68 procedure prima di poter esercitare l’attività”.

Tra le proposte, la riduzione della pressione fiscale (evitando l’ulteriore innalzamento dell’Iva previsto per il primo luglio prossimo), più credito alle imprese, il proseguimento dell’azione di semplificazione, lo sviluppo delle imprese per assicurare lo sviluppo del mercato del lavoro e investimenti su infrastrutture ed energia.

“Basta con le sterili rivendicazioni – aggiunge Pietro Agen, vice presidente di Confcommercio, rivolgendosi ai politici presenti – Vogliamo interventi subito, senza attese e senza palliativi. La soluzione non è nelle nuove assunzioni nel pubblico ma occorre dare lavoro primario, al centro devono tornare le imprese, perché sono quelle che fanno utili e creano lavoro vero. Combattiamo insieme il lavoro parassitario”.

Alle banche diciamo basta giochetti con i nostri soldi – osserva Agen – che hanno fatto sparire le imprese del territorio: oggi il tasso medio ha raggiunto l’11,7%, il denaro deve essere prestato in modo trasparente. Alla politica diciamo invece che è ora di tagliare i costi, un segnale significativo dal punto di vista morale. Tagliare le spese di gestione della Regione e degli Enti locali e utilizzare i fondi europei per gli investimenti. Basta sagre e feste di paese, bisogna creare le condizioni per far crescere l’economia. Servono le infrastrutture, il rilancio del turismo con azioni comuni, il recupero urbanistico di cui il territorio ha urgentemente bisogno e la messa in sicurezza dei centri storici che significherebbe centinaia di posti di lavoro nell’edilizia”.

Nessuna richiesta al settore commercio: “Non serve – conclude Agen – perchè se gira l’economia il comparto si risveglia, se c’è lavoro girano i soldi e la gente spende. E’ tanto semplice”. Infine, una richiesta alla Regione: “Chiediamo fortemente alla Regione di mantenere gli impegni sull’abbattimento degli interessi di migliaia di aziende che un recente decreto regionale in materia di Confidi ha cancellato retroattivamente”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI