La settimana di fuoco delle palestre: "Siamo all'altezza, ora stop all'ansia"

Giorni di fuoco per le palestre: “Siamo all’altezza, stop all’ansia”

Foto di repertorio
Centri fitness sul banco di prova, ma i titolari sono convinti che il governo stia sbagliando mira. Ecco perché
SPORT E DPCM
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PALERMO – Una settimana di controlli per verificare lo stato di organizzazioni e locali, e quindi deciderne il destino: l’ultimo Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte mette nel mirino le palestre di tutta Italia, diventando di fatto un ultimatum per adeguarsi alle norme di sicurezza anti-Covid o altrimenti chiudere. Sotto la lente del governo gli aspetti ormai noti agli addetti ai lavori: accessi contingentati per evitare assembramenti, tracciamento dei potenziali contagi, mascherine in ogni ambiente della palestra. Ovviamente senza tralasciare sanificazione e distanziamento ‘imposto’ dalle barriere di plexiglass.

Proprio perché ormai si tratta del loro pane quotidiano, la mossa del governo ha fatto insorgere i titolari dei centri fitness nell’Isola come nel resto del nostro Paese. Per loro il conto alla rovescia lanciato dall’esecutivo non è il trattamento adeguato a chi ha già passato mesi bui tra chiusure e sacrifici economici, e si è già diffusa una forte paura che a pagare le violazioni di pochi possano essere molti di più.

“Non si può fare di tutta l’erba un fascio”

Francesco Domina, titolare del Sirius Fitness Club di Palermo, sulle spalle ha la responsabilità di mille tesserati ma anche “più di seimila euro di spesa dalla riapertura del 25 maggio tra prodotti igienizzanti, sanificazione periodica della struttura e fornitura di dispositivi di sicurezza al personale in sala”. Domina afferma che nel corso dei mesi la palestra è stata oggetto di “due controlli, da parte dei vigili del fuoco e dei Nas, con risultati positivi per la nostra società. Nessuna multa, nessuna obiezione”. Per questo sostiene che “non si può fare di tutta l’erba un fascio e penalizzare gli imprenditori del fitness che stanno già seguendo le normative anti-Covid alla perfezione”.

Allenarsi per prevenire

Controlli serrati anche nelle sedi della palermitana Body Studio, che conta seimila iscritti e quattro palestre. “Solo da maggio a luglio ben due, dei Nas e dell’Asp – racconta il titolare Giorgio Trupiano – eppure mai nessun intoppo. Per noi i controlli non sono una novità e siamo sereni nell’affrontarli, ma ci preoccupa che il mondo delle società sportive sia normato solo in parte. È abbastanza facile investire poche decine di migliaia di euro, attrezzare un garage abusivo e restare invisibili per sempre, con la conseguenza che rimarrebbero invisibili anche i contagi. Quelli da stanare e far chiudere sono i furbetti del quartiere mentre i cento istruttori delle nostre strutture hanno il diritto di lavorare senza l’ansia della chiusura”.

“Anche perché – prosegue Trupiano – stiamo dando prova di avere piena consapevolezza dei cambiamenti che ci volevano: non si tratta solo di sanificazione, per la quale spendiamo ben diecimila euro al mese, ma anche della rimodulazione di molte lezioni. Secondo la nostra visione ormai venticinque metri quadri sono occupati da sei persone al massimo, altro che attorno a un tavolo. Sono tutti motivi che mi spingono a mandare un messaggio: venite ad allenarvi, perché fare allenamento è fare prevenzione. Se elimini lo sport, peraltro organizzato, stai decidendo di eliminare la prima barriera di protezione”.

La polemica sui social

Intanto, sui social, chi fa parte dell’ambiente del fitness pubblica post eloquenti: immagini in cui si osservano assembramenti alle fermate della metropolitana o nei pub, contrapposti all’ordine della sala attrezzi mentre i clienti si allenano. “Il problema sono le palestre”, recita una scritta ironica al centro del post.

“Lasciare in pace chi rispetta le regole”

È la sintesi del pensiero di Germano Bondì, titolare del gruppo Oxygen di Palermo e presidente dell’Anif Sicilia, l’Associazione di categoria impianti fitness&sport affiliata a Confindustria. Il gruppo conta 6.500 tesserati suddivisi in quattro sedi che però Bondì rileva si siano ridotti “del quaranta per cento circa, in linea con una media diffusa che va dal quaranta al settanta per cento di iscritti in meno. In questi mesi – osserva – il governo ci ha vincolati con protocolli e portati a fare nuovi investimenti. Qualche società si è anche indebitata per cambiare i processi di acquisto di materiale e assumere nuovo personale che vigilasse nelle palestre. Dopo averci detto riorganizzatevi e riaprite, ora ci dicono che rischiamo di chiudere. Ma il tema non è questo, quanto piuttosto di andare a punire chi non rispetta i protocolli e lasciare in pace chi invece lavora rispettando le regole”.

Bondì si riferisce a “molti ambiti molto meno controllati del nostro: trasporti, banche, uffici postali ma anche ristoranti. In diversi settori si trovano casi in cui non c’è il minimo rispetto dei protocolli. E poi ci siamo noi, che invece sanifichiamo gli ambienti ogni ora, che non facciamo entrare nessuno senza la misurazione della temperatura e la sanificazione di mani e scarpe. Quindi mi domando: in quanti posti si possono mai trovare tutte queste misure di sicurezza?”. Secondo il titolare del gruppo Oxygen, inoltre, il controllo all’interno delle palestre fa da deterrente contro i contagi incontrollati: “Se chiudessero le palestre e quindi i clienti finissero per organizzarsi in gruppi ‘privati’, chi potrebbe mai garantire un’organizzazione così precisa ed efficiente?”.

La crisi e la proposta

Nei panni di presidente dell’Anif Sicilia, Bondì non fa giri di parole: “Il nostro settore è distrutto. Abbiamo dovuto recuperare gli abbonamenti, rilasciare voucher della durata della precedente chiusura per assicurare ai clienti di non aver perso le mensilità pagate, e ovviamente abbiamo dovuto mantere i posti di lavoro. Tutto ciò non è normale. In più – prosegue – ora viviamo questo paradosso per cui viene considerato untore proprio chi frequenta ambienti sani come le palestre e cerca di migliorare la propria salute”. Poi avanza una proposta rivolta agli enti locali dell’Isola: “Da un lato nella nostra regione ci si può ancora godere giornate splendide, dall’altro le norme anti-Covid hanno dimezzato la capienza delle sale nelle palestre. Per questo l’Anif Sicilia invita i comuni a derogare i propri regolamenti – conclude – e consentire ai centri di organizzare attività sportive all’aperto in spazi e strutture comunali adeguate, possibilmente fornendo anche l’attrezzatura”. LEGGI ANCHE: “COVID E DIVIETI, ECCO PERCHÉ È SBAGLIATO CHIUDERE LE PALESTRE”


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